I dati che emergono con chiarezza dalle elezioni regionali di Lazio e Lombardia, e che si pongono in netta continuità col risultato delle politiche del 25 settembre, sono, da un lato, l’altissima astensione elettorale e dall’altro la forte avanzata della destra. Una riflessione sul primo punto. Già alle elezioni politiche il tasso di partecipazione al voto era stato non solo il più basso rispetto alle precedenti, ma l’Italia, che é sempre stato il Paese in cui si votava di più, é diventato il Paese in cui si vota meno. Il 63,9% dei votanti rispetto agli aventi diritto rappresentano la percentuale minore di quelle conseguite nei grandi Paesi europei. In Germania alle ultime politiche ha votato il 77%, in Francia il 73, nel Regno unito il 67 e in Spagna il 66. Alle regionali della Lombardia ha votato solo il 41% e a quelle del Lazio il 37. Si tratta di un’anomalia italiana, dunque. Non, come si é sostenuto più volte, di una percentuale tutto sommato omogenea con la tendenza di partecipazione al voto in Europa e in Occidente. Sarebbe troppo lungo andare alla ricerca dei motivi di questa disaffezione al voto. Ne indico due plausibili. In Italia si é formato un sistema politico, nel 1994, assolutamente diverso da quello tradizionale, fondato sull’identità storica, e abbastanza simile (con l’eccezione italiana di un grande Partito comunista) al panorama europeo. Il nuovo sistema politico, anti identitario e astorico, ha portato a un ulteriore frammentazione politica e a una crescente disaffezione alla vita dei partiti, con conseguente calo di qualità dei gruppi dirigenti e con un progressivo distacco dei cittadini che ormai si pongono al di sopra degli storici steccati di destra e sinistra votando a caso, sul candidato più attraente, sul partito che più é stato all’opposizione, su quello che ha fatto la proposta più stravagante e anche su quello che ha urlato di più. Vogliamo parlare di riforma del sistema politico, non per tornare a quello precedente ma per offrire all’elettorato un quadro di riferimento con connotati europei? Secondo punto. Dal 1994 ad oggi si sono succedute tre leggi elettorali, una prevalentemente maggioritaria, una proporzionale con premio di maggioranza alla prima coalizione, un’altra prevalentemente proporzionale ma con obbligo di coalizione. Alle regionali la legge é ovunque proporzionale, con sbarramenti diversi, elezione diretta del presidente ma senza ballottaggio e con le preferenze. Alle comunali la legge é proporzionale con le preferenze ed elezione diretta dei sindaci, ma a doppio turno. Alle europee la legge é proporzionale con sbarramento al 4% e con le preferenze. Ora ditemi voi se un elettore può comprendere che tipo di stato si intenda costruire attraverso questi meccanismi elettorali diversi e contraddittori. Non serve solo una riforma del sistema politico, serve una riforma per dare omogeneità e coerenza al sistema elettorale (non si capisce perché le preferenze produrrebbero corruzione solo alle politiche e non alle comunali, regionali ed europee). E da ultimo serve una riforma istituzionale e costituzionale. I modelli sono sostanzialmente due: quello presidenziale e semi presidenziale francese e quello tedesco. E’ bene precisare che i due sistemi sono logici e consequenziali e la legge elettorale é coerente con essi: maggioritaria a due turni la francese, proporzionale con sbarramento la tedesca. Non vorrei che in Italia si continuasse a pasticciare con norme e modelli tagliati a metà e favorevoli, ma solo presuntivamente, per chi li propone. Bisogna evitare che il caos attuale mini in profondità le regole della democrazia.
Che dire della vittoria della destra? Che era preventivata sia pure in misura minore. Che neppure un campo largo di centro-sinistra, che andasse dal Terzo polo ai Cinque stelle avrebbe potuto evitarla, che svolgere il referendum sul segretario del Pd in una fase elettorale non é stata una scelta azzeccata. Dall’altra parte il centro-destra non attenua, se non di poco, lo squilibro esistente tra Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. Squilibrio potenzialmente in grado di divenire dissidio come nel caso dell’ultima dichiarazione filo putiniana di Berlusconi che in altra epoca avrebbe determinato una crisi di governo. Ma i tre partiti si devono essere messi d’accordo che il berlusconese non é l’italiano. Deve essere poi tradotto da Tajani, Ronzulli e Cattaneo. E acquista un significato opposto. Che dire del risultato del Psi? Nulla.
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Direttore. Nasce a Reggio Emilia nel 1951, laureato in Lettere e Filosofia all’Università di Bologna nel 1980, dal 1975 al 1993 é consigliere comunale di Reggio, nel 1977 é segretario provinciale del Psi, nel febbraio del 1987 è vice sindaco con le deleghe alla cultura e allo sport, e nel giugno dello stesso anno viene eletto deputato. Confermato con le elezioni del 1992, dal 1994 si dedica ad un’intensa attività editoriale (alla fine saranno una ventina i libri scritti). Nel 2005 viene nominato sottosegretario alle Infrastrutture per il Nuovo Psi nel governo Berlusconi. Nel 2006 viene rieletto deputato nel Nuovo PSI. Nel 2007 aderisce alla Costituente socialista nel centro-sinistra. Nel 2009 é assessore allo sport e poi all’ambiente nel comune di Reggio. Dal 2013 al 2022 dirige l’Avanti online.
1 commento
L’astensionismo è diventato un voto politico ben preciso…
Qualsiasi legge elettorale non crea partecipazione se i cittadini non si interessano più alla politica…
Perché non si sentono più rappresentati da questa classe politica…
Come si vede…Chi vota vota solo perché indirizzato…Ovvero per averne un tornaconto di categoria…
O personale…Che si esprime in vari modi… Reggio Emilia docet…
La Meloni e la Lega un progetto politico…Classista e di destra…
Assolutamente non moderata nonostante la nebbia mediatica…
Pur nelle contraddizioni…
Sono comunque pragmatici…
L’importante è vincere…
Il resto chi se ne frega…
Lo ha…La cosiddetta opposizione no…
Lo stesso M5S… Vecchio stampo…
Pur nel velleitarismo delle idee…
Un progetto politico l’aveva e ben chiaro…
L’opposizione, tutti compresi…
Non si capisce che progetto politico abbia…
Ed il PD paga lo scotto di aver perso la propria identità di entrambi i partiti che si sono fusi…
Ergo distacco e non voto casomai…
Il PSI…Si è perso e quasi dissolto perché l’identità e gli ideali li ha persi da tempo…
Diventando… Brutto termine…
Un partito prostituta…Agli occhi e nel sentire della gente…
O di poltronari casomai…
Senza più la grande forza propositiva che era il suo fiore all’occhiello ben definito…
Concludo ponendo poi un tema vitale ed importantissimo…
Di una comunicazione italiana non più libera…
Ed occupata dai poteri forti…
RAI compresa…
E Mediaset mai stata libera ovviamente…
Abbiamo lavaggi di cervello e dittatura mediatica di fatto…
Hai voglia di proporre qualsiasi cambiamento…