Chissà cosa ne avrebbe pensato Omero che dell’ira ha scritto l’incipit più famoso di tutta la letteratura mondiale. Ovviamente non c’è paragone tra quella funesta del Pelide Achille e quella spaparanzata ieri, sul palco dell’Ariston, da uno sciammannato che si fa chiamare Blanco. (sì, spaparanzata e sciammannato, oggi mi va di maltrattare l’italiano)
Sanremo non lo vedo, da anni, ma la scena in questione l’ho rivista più volte sui vari video e ho approfondito l’argomento.
Il ramingo, che non era neanche un cantante in gara ma solo un ospite, all’inizio della interpretazione del suo nuovo singolo L’isola delle rose, non ha sentito la musica nelle cuffiette e allora ha dato di matto distruggendo tutta la decorazione floreale del palcoscenico. (qui il video)
Al di là dell’aspetto tecnico, che gli dà qualche ragione, ci sono una miriade di cose che lasciano di stucco.
Perché è vero che sul palco il suono degli strumenti non si sente sufficientemente bene per seguire il tempo della musica senza l’ausilio di mezzi tecnici, come le spie (piccoli altoparlanti posati a terra su tutto il bordo del palcoscenico e rivolti verso i cantanti), che si usavano fino a una ventina di anni fa, o come i moderni auricolari ma, vivaddio, allora Caruso, Del Monaco, la Callas o la Tebaldi come diavolo facevano quando tali tecnologie non esistevano?
E dire che il ragazzotto era stato scelto dalla presidenza della C.E.I. per accompagnare, con le sue canzoni, Papa Francesco in una udienza pubblica a Piazza San Pietro. Era il 18 aprile scorso.
Ma evidentemente la sacra comparsata non è servita a dargli l’aura di santità.
E non ha neanche l’attenuante della trance agonistica, perché non era in gara e doveva esibirsi solo come ospite, tra l’altro ben pagato, almeno si presume.
“Non sentivo la mia voce in cuffia e allora ho voluto divertirmi comunque”, ha dichiarato alla fine della sua patetica performance, dopo che il pubblico lo aveva contestato inferocito.
Roba da trasformare la mezz’ora di ceffoni in faccia, che si era meritato, in una condanna a vita.
E qualche buffettone lo merita anche Amadeus.
“Capita, gli è partita la sciabbarabba”, ha detto cercando di giustificarlo.
Che bel messaggio che arriva alla gente, ai giovani, ai ragazzi che di questi patetici miti nostrani emulano le gesta. Aspettiamoci una stagione di devastazioni perché di episodi in cui questo autentico energumeno sarà imitato ce ne saranno.
I bene informati dicono che si sarebbe trattata di una cosa creata ad arte in sintonia con il titolo e con il testo della canzone. Sarà, ma lo spettacolo è stato indecente lo stesso e la sostanza non cambia.
Passerà alla storia la sceneggiata accaduta ieri, tra l’altro davanti a un Mattarella giustamente osannato, al suo ingresso in teatro, da tutta la platea, come del resto gli succede sempre in occasione di tutte le sue apparizioni pubbliche.
Il Presidente avrebbe meritato di assistere a ben altri eventi, diventati storia di Sanremo, come la straordinaria esibizione di Whitney Houston, alla quale, dopo che ebbe cantato All at once, il pubblico con una straordinaria ovazione le chiese ed ottenne il bis lasciando spiazzati Pippo Baudo e Carlo Massarini e rivoluzionando la rigida (allora) etichetta del festival. (clicca qui per vedere il video dell’evento)
Quel bis è rimasto epico perché è stata la prima ed è rimasta l’unica volta che il pubblico sanremese ha concesso un tale onore a un cantante. La Houston aveva solo 23 anni, era al suo secondo album e aveva già frantumato tutti i record mondiali di vendita.
Specchiati Blanco.
1 commento
Provo rammarico per lo sdoganamento istituzionale (ma chi gliel’ha fatto fare al Presidente?) di una cubitale fabbrica di intrattenimento tanto costoso quanto scadente. Esattamente come i prodotti a marchio della bionda influencer milanese. Ecco, se vogliamo fare i filosofi da bar, su quel palco si cristallizzano e diventano senso comune le deformità dell’assenza di pensiero, facendole assurgere a modello, non solo faticosamente tollerabile dalle persone non del tutto rincitrullite – benché rassegnate a questo circo equestre – ma addirittura avallato con l’Alto Patrocinio della Presidenza della Repubblica… Li si genera il paradosso assoluto di un distopico artificio da Big Brother, per il quale la più muffita e volgare fuffa diventerebbe cultura nazional-popolare. E tutto ciò senza calcolare la figura di merda internazionale rimediata col caso Zelensky.