di Giovanni Franco Orlando.
Parte in Emilia-Romagna la raccolta di firme per la proposta di legge regionale di iniziativa popolare per il diritto a ottenere aiuto medico alla morte volontaria
Si riparte da dove ci si era lasciati. Almeno ci proviamo e speriamo di essere in tanti.
Nonostante la grande amarezza della bocciatura di poco più di un anno fa da parte della Corte Costituzionale che ritenne inammissibile il referendum per la parziale abrogazione dell’art. 579 del Codice penale sulla perseguibilità per reato di omicidio di “chiunque cagioni la morte di un uomo, col consenso di lui” (cosiddetto omicidio del consenziente).
Con quella sentenza di fatto si è impedito al popolo italiano di esprimersi su un tema più generale, quello dell’eutanasia legale, che aveva mobilitato in pochi mesi centinaia di migliaia di persone in tutto il nostro Paese raggiungendo in poco tempo una quantità impressionante di firme di sostegno al referendum.
Alla fine, furono più 1 milione e 200mila le firme raccolte: più del doppio delle firme necessarie e con una mobilitazione di tante e tanti cittadine e cittadini di tutte le età e con una grande attenzione anche da parte della stragrande maggioranza della popolazione giovanile.
In quella battaglia, lo ricordo, i socialisti sono stati sin dall’inizio a fianco all’Associazione Luca Coscioni mettendo a disposizione in tutti i territori le proprie sezioni e coinvolgendo i propri iscritti a collaborare per la raccolta delle firme e per la sensibilizzazione dell’opinione pubblica.
Tra pochi giorni, a partire dal prossimo fine settimana (1 e 2 aprile), sempre su iniziativa dell’Associazione Luca Coscioni e l’adesione di tanti soggetti, stanno partendo i banchetti in molte città della regione Emilia-Romagna per promuovere una proposta di legge regionale di iniziativa popolare che consenta l’accesso alla morte medicalmente assistita nell’ambito di quanto già delineato dalla Corte Costituzionale con la sentenza n° 242/2019 (la cosiddetta sentenza “Antoniani/Cappato”).
Questa sentenza, lo ricordiamo, ha dichiarato “l’illegittimità costituzionale dell’art. 580 del codice penale, nella parte in cui esclude la punibilità di chi, con le modalità previste dagli artt. 1 e 2 della legge 22 dicembre 2017, n. 219 (Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento), agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale ed affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che ella ritiene intollerabili, ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli, sempre che tali condizioni e le modalità di esecuzione siano state verificate da una struttura pubblica del servizio sanitario nazionale, previo parere del comitato etico territorialmente competente”.
La proposta di legge regionale di iniziativa popolare, che per poter essere presentata alla discussione e approvazione nell’Assemblea legislativa regionale, ha bisogno di essere sostenuta da 5.000 firme, è stata giudicata poche settimane fa ammissibile dalla Consulta di Garanzia Statutaria della Regione Emilia-Romagna con la propria deliberazione del 22 febbraio 2023 pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Emilia-Romagna n° 54 del 3 marzo 2023.
Oggi pertanto si può far partire un iter legislativo che può dare attuazione ad un diritto, quello di scegliere di poter porre fine alla propria vita in modo medicalmente assistito, quando le proprie condizioni sono solo causa di sofferenza e non ci sono possibilità di guarigione.
Un diritto, lo ricordiamo, che dovrebbe far parte dei diritti inalienabili delle persone che autonomamente e liberamente, in particolari condizioni, non ce la fanno proprio più e hanno il diritto ad essere assistite per porre fine ad una “non vita”.
L’articolato della proposta di legge (cinque articoli in tutto) è molto sintetico, ma importante e decisivo: 1) per quanto riguarda le condizioni d’accesso all’assistenza sanitaria chiarisce che la Regione garantisce l’accesso ai trattamenti alle persone in possesso dei requisiti previsti dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 242 del 2019 in assenza di una disciplina nazionale in questa materia; 2) prevede l’istituzione presso le aziende sanitarie pubbliche di una commissione medica multidisciplinare che dovrà effettuare le verifiche mediche circa la sussistenza delle condizioni di accesso e le migliori modalità di esecuzione del suicidio assistito indicate dalla Corte costituzionale. Si stabilisce inoltre che le strutture sanitarie devono garantire il supporto, l’assistenza e i mezzi necessari al completamento della procedura; 3) disciplina la procedura e i tempi che le strutture del Servizio Sanitario Regionale, tra cui i comitati etici territorialmente competenti, devono rispettare nelle procedure connesse all’erogazione dei trattamenti di suicidio assistito e stabilisce che la procedura è avviata su richiesta del paziente e può essere da quest’ultimo sospesa e interrotta in ogni momento; 4) prevede la gratuità delle prestazioni sanitarie connesse ai suicidi medicalmente assistiti e stabilisce che il diritto all’erogazione delle prestazioni disciplinate dalla legge è individuale e inviolabile e non può essere limitato, condizionato o assoggettato ad altre forme di controllo al di fuori di quanto previsto dalla legge; 5) con riferimento alla cosiddetta “clausola dell’invarianza” specifica che non è necessaria una speciale copertura finanziaria in quanto la legge riguarda prestazioni sanitarie che la Regione è già tenuta a garantire e per i costi delle quali si deve quindi provvedere secondo le ordinarie modalità di finanziamento dei servizi.
Grazie all’Associazione Luca Coscioni, a Marco Cappato, a tutti gli attivisti di tante associazioni e forze politiche, ai tanti singoli cittadini e cittadine, sensibili a questi temi, è possibile riprendere in modo concreto questa battaglia di civiltà e dare un segnale, a partire dalla regione Emilia-Romagna, che va nella direzione di un riconoscimento totale del diritto a decidere autonomamente sul proprio fine vita.
Ci incontreremo, lo dico a tutti i compagni socialisti e le compagne socialiste, ai banchetti delle città della nostra regione per dare come sempre il nostro contributo nelle battaglie che interessano da sempre chi, come noi, per tradizione e cultura ha sempre avuto una sensibilità speciale per i diritti civili e di libertà.
Il primo appuntamento è sabato 1° aprile e domenica 2 aprile a Modena.
Si possono acquisire informazioni su appuntamenti e iniziative e aderire personalmente alla campagna di raccolta firme sul sito https://inemiliaromagna.liberisubito.it/