di Alessandro Perelli.
Un periodo indubbiamente difficile quello attraversato da Emmanuel Macron, ma il Presidente francese sta dimostrando la consueta abilità nell’ affrontarlo anche grazie alla sua cultura politica e alla mancanza di reali alternative. La riforma delle pensioni che aveva mobilitato vasti settori dell’ opinione pubblica trainata dalle forze sindacali e aveva provocato grandi manifestazioni popolari e un paio di scioperi generali sembra , pur a fatica, essere stata digerita e la protesta popolare si e’ via via attenuata. Non hanno certo giovato alle opposizioni, di destra e fi sinistra, gli episodi di violenza che si sono verificati nelle zone periferiche ma anche centrali di Parigi ( e in alcune altre città) , che ,sfuggiti al controllo delle forze sociali, hanno disgustato la parte moderata dei cittadini insoddisfatti del provvedimento di riforma. Il 12 giugno poi la mozione di sfiducia ( la diciassettesima in meno di un anno) presentata dalla sinistra e’ stata respinta dal Parlamento raccogliendo solo 239 voti a favore , ben al di sotto dei 289 necessari. In realtà questo voto paradossalmente ha rinforzato il Governo Borne in quanto e’ servito a rinsaldare l’ alleanza tra i movimenti in sostegno di Macron e i Republicains che hanno votato compatti a difesa della riforma pur non essendo ufficialmente rappresentati nell’ Esecutivo . La Premier Elisabeth Borne ha avuto gioco facile nell’ affermare che i francesi ormai riconoscano chi tende loro la mano da quelli che , per principio, rifiutano di afferrarla. Il Presidente Macron , da parte sua, ha colto questa occasione per annunciare un rimpasto del Governo , cosa che e’ puntualmente avvenuta nei giorni scorsi. Si era parlato, a questo proposito, di un mini cambiamento . Invece Macron ha optato per un deciso mutamento all’ inferno dell’ Esecutivo. Il rimpasto non concerne figure chiave ma si è concentrato sulla sostituzione di funzionari della società civile che lui stesso aveva nominato nel 2022. Al Ministero dell’ Istruzione e’ andato Gabriel Attal , personaggio di peso del suo partito, che ha preso il posto di Pap Ndiaye, storico e esperto delle minoranze. Aurelien Rousseau,ex Capo di gabinetto della Borne ha preso il posto di Francois Braun, medico, mentre al Ministero della Solidarietà e’ arrivata Aurore Berge’. Ma forse la novità più rilevante e’ stata quella che riguarda la rinuncia del Segretario di Stato Marlene Schiappa. Seguace di Macron da lunga data e membro quasi permanente dell ‘Esecutivo francese dal 2017 , dopo essere Ministra per le pari opportunità era da qualche mese Segretaria di Stato all’ Economia sociale e solidale. La buccia di banana che ha causato la sua estromessione e’ stata un’ intervista con foto osé concessa a Playboy, non gradita al Presidente e soprattutto la cattiva gestione e lo spreco di denaro pubblico di un Fondo a lei afidato me da lei creato per contrastare l’ estremismo islamico e promuovere i valori repubblicani. Un’ protagonismo, il suo , che Macron non ha condiviso soprattutto in un momento delicato come quello della riforma delle pensioni. Oltre a delle limature minori questo e’ in sostanza il rimpasto voluto dal Presidente. Lo scopo è quello di rinforzare l’ immagine un Governo privo , dalla sua nascita di una maggioranza reale senza l’ aiuto della destra gollista. Ma anche , a un anno dalle elezioni europee di togliere spazio all’ estrema destra lepenista mentre una sinistra che Melenchon non riesce a compattare non fa quel salto di qualità indispensabile per poter aspirare a governare il Paese. I suoi prossimi obiettivi sono quelli di una ricomposizione politica intorno al tema dell_ ecologia e la riforma dell’ immigrazione. Temi per i quali ha riconfermato la fiducia in Elisabeth Borne ,sempre più intoccabile Premier .