di Fabrizio Montanari
I temi legati alla emancipazione femminile furono presenti nel dibattito interno ai socialisti, fin dall’ultimo decennio dell’Ottocento. Il giornale di Prampolini, La Giustizia, pubblicò diversi articoli dedicati alla condizione della donna nella società. La via individuata dai socialisti per raggiungere l’obiettivo fu la stessa suggerita a tutti i lavoratori: l’associazionismo economico e politico. In particolare La Giustizia pubblicò, nel 1889, in 16 puntate Il Piccolo catechismo socialista ovvero Conquista delle donne al socialismo, e nel 1890 La schiavitù dell’operaia, di Anna Kuliscioff.
Nel 1890 arrivò a Reggio la repubblicana milanese Anna Maria Mozzoni (1837-1920) per tenere una conferenza sull’educazione delle donne, alla quale parteciparono anche molti uomini. Autrice di diversi libri come: La donna e i suoi rapporti sociali, La donna in faccia al progetto del nuovo Codice civile italiano, la repubblicana Mozzoni si batteva da tempo per la rivendicazione dei diritti politici e sociali delle donne, compreso il diritto al voto amministrativo.
Quest’ultimo tema trovò in verità tiepidi consensi fra i socialisti, che, pur essendo in teoria favorevoli, in pratica temevano l’influenza clericale esercitata con successo da sempre sulle donne di campagna. D’altra parte si era ancora lontani anche dal completo suffragio maschile.
Una delle più decise attiviste di allora fu Palmira Masoni, moglie di uno dei primi internazionalisti reggiani, che in occasione della festa per il IV anniversario della Giustizia affermò: “Se l’uomo tenta di redimere i suoi diritti conculcati, anche la donna ha il sacro dovere di ritorcere tutti quei pregiudizi che la rendono schiava dell’uomo. E per fare questo deve prima svincolarsi dagli artigli dei preti. La religione è la fonte principale delle sue paure, le impedisce di tirar su i figli secondo un’educazione moderna e liberatrice”.
Fu nelle campagne della Bassa reggiana, dove lavoravano la stragrande maggioranza delle donne, che si verificarono le prime proteste e le prime adesioni alle Leghe di resistenza e ai circoli socialisti. I lavori svolti dall’alba al tramonto dalle donne erano i più diversi: lavoravano il truciolo, facevano le mondine, mungevano il bestiame, vendemmiavano, lavoravano i campi. Quelle occupate nella nascente industria rappresentavano invece una esigua minoranza. Le une e le altre però erano sottopagate rispetto a quanto percepivano gli uomini.
Molto significativo appare l’articolo di Giovanni Zibordi Alle donne, apparso su La Giustizia nel maggio 1896, nel quale si parla della doppia schiavitù delle donne: il capitalismo e i maschi. Cominciarono così lentamente a formarsi circoli femminili in seno al partito, non solo a Reggio ma anche in molti comuni della provincia. Molto noto fu quello costituito a Massenzatico nel novembre del 1900.
Come nel caso dei giovani, anche per le donne i dirigenti del partito avrebbero preferito associare tutti, adulti, giovani e femmine nello stesso circolo, perché, affermavano, la lotta è la stessa. Ma, come vedremo, a volte la realtà è più veloce del pensiero e della volontà e anche quella convinzione venne presto superata.
A livello nazionale il gruppo parlamentare del partito fu fautore di una legislazione sul lavoro femminile e dei fanciulli, per regolamentare orari e condizioni igieniche.
Anche a Reggio si moltiplicarono le assemblee pubbliche, i dibattiti e gli approfondimenti su quei temi. Particolarmente attivi si dimostrarono Adelmo Sichel, la professoressa Concetta Quartieri e la ferrarese Rina Melli.
Il 6 dicembre 1901 l’on Alberto Borciani, ex sindaco socialista di Reggio Emilia, presentò una proposta di legge per introdurre il divorzio in Italia. La proposta però, pur essendo condivisa dal guardasigilli, non arrivò mai in aula per essere discussa, per la irriducibile opposizione dei cattolici.
Il comune di Reggio, per avvicinare il numero maggiore possibile delle lavoratrici, istituì, per favorire la partecipazione delle donne lavoratrici, una “Scuola festiva femminile”, che in realtà riscosse un certo successo. Il tema del diritto di voto rimasto in secondo piano, anche se sempre presente nei programmi e nelle risoluzioni finali delle assise di partito, riprese forza nel 1904 con la creazione della “Alleanza femminile per il suffragio”. Lo stesso messaggio venne diffuso da molte riviste femminili, comprese quelle d’orientamento socialista. Nonostante la persistente cautela di gran parte del partito per la possibile influenza negativa delle idee clericali, le ragioni del diritto al voto delle donne vennero sostenute con forza anche dai circoli giovanili del partito.
Al congresso nazionale della FGSI tenutosi a Reggio il 30 luglio 1908, venne infatti accolto un documento dei reggiani Rinaldi e Cavecchi che sottolineò “l’importanza che in ogni paese va acquistando il movimento femminista per la diretta partecipazione della donna alla vita politica, in base ad un alto sentimento di giustizia e di uguaglianza”. Anche al congresso provinciale di Reggio dell’ottobre 1909 i giovani auspicarono che “i Circoli giovanili e il Partito lavorino più attivamente allo sviluppo dei circoli femminili per sottrarre la donna al dominio clericale che la vuole schiava e lontana dalla vita pubblica…”.
Più consistente, rispetto ai circoli, si rivelò la realtà delle leghe femminili aderenti alla CdL di Reggio, la più forte e combattiva delle quali fu senz’altro quella di Gualtieri.
Solo al congresso nazionale di Modena del 1911 il PSI si dimostrò pronto ad approvare l’o.d.g. presentato da Anna Kuliscioff, che tolse ogni remora al programma socialista: “…Il PSI proclama, anche per le donne lavoratrici i cui interessi riconosce uguali a quelli del proletariato maschile, il dovere di partecipare alle lotte politiche e il diritto al suffragio politico e amministrativo; e si impegna a propugnarlo chiamando le donne lavoratrici- la maggiori vittime del regime capitalistico- a combattere accanto al proletariato maschile, con parità di diritti e di competenza professionale”.
A seguire nacquero “L’Unione Nazionale delle Donne Socialiste” e il giornale “La Difesa delle lavoratrici”.
Molto significativa si rivelò a Reggio la presenza della maestra Adalgisa Fochi, madre di giovane e futuro anarchico Camillo Berneri. Di tradizione familiare repubblicana-risorgimentale, si avvicinò presto al socialismo e, a partire dal 1912, tenne conferenze nei circoli socialisti e presso la Biblioteca popolare. La sua attività culturale e letteraria, che comprese anche libri, opuscoli e poesie, si incentrò sulla necessità di educare e proteggere i figli poveri e abbandonati. Delle sue tante conferenze meritano menzione quella sul tema “L’eredità in relazione alle responsabilità dei genitori”, e quella su “Esaminandi e Esaminatori”. Per la prima volta, grazie a lei, si cominciò a parlare anche di controllo delle nascite e di salute delle lavoratrici.
Con la chiamata alle armi degli uomini, aumentò considerevolmente la presenza femminile anche nelle industrie reggiane e di conseguenza la loro spinta a organizzarsi in circoli e sindacati.
Un’importante testimonianza è rappresentata dal convegno reggiano sul tema “La donna e il lavoro” dell’aprile 1917. Le iscritte ai circoli femminili ammontavano in quell’anno a oltre 340. Alla segreteria della neonata Federazione provinciale femminile fu chiamata Nella Valli, una delle più attive e autorevoli rappresentati dei circoli.
La creazione di circoli femminili autonomi non convinse la direzione provinciale del partito, che preferì sempre immaginare uomini e donne insieme in un unico circolo o sezione. Nel 1919 la maestra Magri affermò che le iscritte al partito avevano superato il numero di 500 con 21 circoli.
Nel congresso provinciale femminile del gennaio 1920 le socialiste reggiane, dopo un acceso dibattito, deliberarono l’entrata delle Sezioni femminili in quelle maschili, fatta salva la possibilità di riunirsi separatamente per discutere temi specifici.
Al Convegno nazionale femminile socialista del novembre 1920 le reggiane, a riprova della loro consistenza e combattività inviarono ben tre rappresentanti.
Fabrizio Montanari