di Concetta Belfiore
Come la maggior parte degli italiani, sono rimasta indignata dal gesto del cantante pop/rapcore Riccardo Fabbriconi, alias Blanco, durante quella che avrebbe dovuto essere la sua esibizione sul palco di Sanremo. Gesto che è stato successivamente motivato da Blanco come uno sfogo determinato dall’impossibilità di eseguire il suo nuovo singolo, L’Isola delle Rose, a causa delle difficoltà audio. Il ragazzo, a pochi istanti dall’inizio della performance, ha cominciato a prendere a calci le composizioni floreali per poi, nel pieno della furia, distruggere anche parte della scenografia, lasciando basito il conduttore Amadeus, e contrariando fortemente il pubblico in sala, (dove sedeva anche il Presidente della Repubblica, Sergio Matterella) che ha accompagnato lo scempio compiuto dal rapper con prolungati fischi.
Il mio sgomento e disappunto non è rivolto tanto al dispiacere per i fiori devastati o per il loro costo, quanto all’incapacità che il ragazzo dimostra nella gestione della sua rabbia. Rabbia che sfocia in un attacco violento, che non può che sollevare forte preoccupazione e un interrogativo: se al posto dei fiori ci fosse stata una persona, cosa sarebbe successo? Temo che, con questo gesto, il cantante si possa essere bruciato la carriera, oltretutto e rischia un processo. La Procura di Imperia ha aperto un’inchiesta per danneggiamento aggravato, reato per cui si rischia una pena detentiva da 1 a 5 anni.
Credo che la violenza in generale sia da punire e, ovviamente, sia necessario indagare le motivazioni che spingono un giovane a simili comportamenti; questo compito non spetta però a noi, ma ai professionisti, che dovranno mettere in atto una serie di misure volte ad aiutare e recuperare un soggetto violento.
Al netto delle posizioni scusanti o accusanti, che animano in questi giorni i salotti televisivi, trovo necessario che fatti di questo livello siano fortemente condannati. Certe manifestazioni di violenza non sono tollerabili, mai. Non lo sono a maggior ragione se proposte in una manifestazione simbolo del nostro paese, guardata da mezzo mondo e, soprattutto, da molti giovani e giovanissimi.
Spostando lo sguardo al panorama politico, sono convinta che i partiti tutti debbano prendere posizioni nette.
Ho potuto leggere la ferma condanna del gesto dalla maggior parte dei partiti politici italiani. D’altro canto mi sono fortemente rammaricata notando l’assenza del partito socialista italiano. Se da un lato constato la tempestività dimostrata dal segretario metropolitano Folli e dal segretario regionale Aldo Repeti, nel condannare ufficialmente l’accaduto, dall’altro mi dispiaccio molto per non aver potuto leggere la posizione della Direzione Nazionale del PSI, che pare oltremodo silente. Se così non fosse, se mi fossi persa qualcosa, mi scuso.
Non credo che, al fine di abbassare i toni, si possa soprassedere dall’esporsi con una posizione pubblica. La mancata condanna delle violenze non può che fungere da alibi per future e diverse violenze: oggi si scusa Blanco, domani le squadracce di fascistelli che si permettono di prendere a calci e cinghiate studenti non allineati al loro pensiero ogni tanto sarebbe il caso di ricordare che, se non si interviene con la condanna e azioni reali volte ad arginare queste sempre più diffuse espressioni di violenza, potremmo vedere i nostri figli perpetrare o subire tali violenze.
Se, nel nome della comprensione e della tutela dei sentimenti di un ragazzo, che sta venendo dipinto sempre più come una vittima, si soprassiede, allora, per coerenza, dovremmo soprassedere anche nei confronti delle baby gang che in questi giorni stanno tornando alla ribalta delle cronache, da Trento, a Roma, a Firenze. Facciamo dunque così: passiamoci sopra, lasciamo in pace , e laviamoci la coscienza ripetendoci che, del resto, le sue violenze le hanno subite i fiori.