Di Alessandro Palumbo
Tanti sono i problemi della giustizia in Italia, problemi e criticità che hanno portato impatti importanti sull’economia, sulla politica, sulla fiducia dei cittadini, sulla credibilità, anche a livello internazionale. C’è però un tema critico che spesso viene sottovalutato, che ha avuto e tutt’ora ha un impatto sulla cultura, sia alta, la cosiddetta intellighenzia, sia bassa, la cultura popolare.
Si tratta della continua ricerca del capro espiatorio e di una narrazione “complottistica” della storia passata e recente del nostro Paese.
Il punto più alto si è avuto sicuramente durante il periodo di Tangentopoli, quando la narrazione corrispose in una condanna globale della Prima Repubblica, mediante una lettura che soprapponeva la vicenda politica e storica con la vicenda penale; riducendo il tutto ad una avventura criminale, disseminando, ogni vicenda, di misteri o presunti tali, derivanti dalle malefatte della classe dirigente in toto.
Quale fu poi il capro espiatorio è storia nota: il PSI e il suo leader, che fu condannato a furor di popolo, da un popolo che non voleva fare i conti con le proprie responsabilità, né con i grandi meriti che la prima repubblica, e in particolare i socialisti, hanno avuto nella costruzione di una democrazia che pur tra mille problemi era tra le più importanti e ricche nel mondo Occidentale (che poi questo sia anche colpa di una classe politica -in particolare del PSI- codarda e cinica, è altrettanto noto. Questo però è un altro problema).
Purtroppo questo virus è entrato prepotentemente nel corpo della pubblica opinione, cosi che è gioco facile per i magistrati spiegare ogni cosa con complotti, indicando capri espiatori su cui far ricadere tutte le responsabilità circa i problemi, le criticità e le inefficienze, utilizzando questo sistema per poter sopperire ai compiti e alle competenze spettanti ad altre Istituzioni dello Stato.
Un caso recentissimo riguarda la vicenda relativa alla latitanza e alla cattura (dopo 30 anni) del pluriricercato Matteo Messina Denaro.
Ci sarebbero sicuramente molti aspetti da approfondire rispetto le inefficienze dei Corpi dello Stato, ivi compresa la magistratura inquirente, che in questi anni si è occupata di riempire le pagine dei giornali con ricostruzioni fantasiose che, oltre a essere esercitazioni inutili, a volte si sono trasferite nelle aule di Tribunale e hanno arrecato danni ad altri servitori dello Stato.
Oggi, a fronte a questa catena di inefficienze e probabilmente di coperture, quando vengono pubblicate notizie inquietanti che ci raccontano di una latitanza vissuta alla luce del sole, con frequenti pranzi e cene nello stesso ristorante in cui esponenti della DIA consumavano loro i pasti, perché non viene chiesto per quale motivo giudici, magistrati, alte cariche delle forze dell’ordine, non siano stati in grado di individuare e arrestare un pericoloso criminale che, grande beffa, viveva la sua vita tranquillamente, alla luce del sole. Perché non vengono approfonditi errori, carenze, possibili connivenze e/o collusioni? Per quale motivo non si è deciso di sondare l’humus che ha reso più credibile un boss della Mafia rispetto alle Forze dell’Ordine e della Magistratura Inquirente.
Sono numerosi i magistrati che hanno fatto, e tutt’ora persistono nell’impartire lezioni sulla lotta alle mafie. Dobbiamo interrogarci sul motivo per cui nomi illustri, che ora siedono in Parlamento, non siano riusciti in tanti anni a concretizzare con i fatti le loro parole. Perché celebrità di cotanto livello hanno speso tempo e energie per processare un ex Presidente di Regione che a distanza di TREDICI anni è stato completamente assolto, come mai hanno costruito per anni un processo su l’ipotesi di una trattativa Stato/Mafia rivelatasi molto fantasiosa e senza alcuna prova.
Invece di riflettere sui loro errori, sulle loro inefficienze, sui loro pregiudizi ideologici che hanno impedito atti concreti, ma hanno riempito le pagine di libri di successo e messo in moto il noto sistema di ricerca di un capro espiatorio, sollevando una coltre fumosa di complotti e congiure.
Cosa c’è di più tenebroso e affascinante che tirare in ballo un nome che, nell’immaginario collettivo, evoca il Complotto per eccellenza? La colpa di tutto è ancora della Massoneria. Tutto è successo perché la Massoneria ha voluto che succedesse. Un colpo da maestro, istillare nelle menti delle persone che non c’è nessuna responsabilità, ma solo un gigantesco complotto ordito dalla solita Massoneria. Ecco dunque i medesimi articoli di magistrati e giornalisti che mettono in scena la grande sceneggiata. Tutto viene ricondotto al solito capro espiatorio, al solito complottismo, alieno dal portare le prove, dal fare nomi e cognomi, dimentico della responsabilità personale e non collettiva.
Non è più possibile tollerare un simile sistema, che si rifiuta di fare i conti con la realtà e cosi facendo non riesce a trovare i veri responsabili, i buchi, le reali inefficienze e i veri colpevoli.
Un’opinione pubblica che ignora i meriti storici che la Massoneria ha avuto nel nostro paese, che fu perseguitata dal fascismo. Una massoneria i cui membri in grande numero hanno scritto la Costituzione Italiana, e che oggi si inquadra come Istituzione democratica, benefica, promotrice di cultura.
A questa opinione pubblica viene presentata la solita visione complottista. Ieri è toccato ai socialisti, oggi ai massoni, e domani?