Ieri sera alle dieci, sul network privato Atresmedia, é andato in onda il dibattito, forse l’ultimo fra Pedro Sanchez il Primo Ministro spagnolo, leader del socialismo iberico e Internazionale e Alberto Nunez Feijoo leader dell’opposizione e del Partito Popolare. Più che un dibattito politico in vista di elezioni decisive anche per l’Unione Europea oltre che per la Spagna é sembrato un incontro di catch, dove ha prevalso una tattica ben orchestrata dagli spin doctor di Feijoo che puntavano a far saltare i nervi al Primo Ministro.
Più che confutare le tesi della campagna elettorale socialista tutta concentrata sugli innegabili risultati del Governo che si trova a registrare segni positivi nella propria economia (fra i migliori in Europa dopo la Pandemia) e il ritrovato prestigio internazionale, il leader popolare ha avviato un martellamento incessante sui punti deboli e dolenti della società spagnola attraversata da molte inquietudini e rivolgendosi innanzitutto a quella parte dell’elettorato che non digerisce una guida socialista e di sinistra della società;
“Governi con il programma economico di Podemos, del Partito Comunista e del Sanchismo” si affannava a contestare Feijoo. Il Sanchismo ovvero un misto di suadente occupazione del potere, di reiterato utilizzo della spesa pubblica a danno del grande capitale che lamenta un innalzamento spropositato del carico fiscale, “paghiamo il 20% in più l’energia rispetto ai nostri Partners Europei” ed ancora ” governi con i terroristi dell’Eta attraverso il braccio politico basco di Bildu”
Pedro Sanchez ha dovuto fare leva sulla sua pazienza ed abilità dialettica per contenere una sguaiata offensiva che si è fondata innanzitutto sulla pars destruens non avendo i popolari alcuna ricetta alternativa o complementare per giustificare il cambio di passo di un Governo che presenta un bilancio economico più che accettabile dopo la Pandemia, che ha saputo collocare le risorse del PNRR e che ha aumentato l’occupazione che Sanchez ha tenuto ribadire essere di “qualità”;
Ma lo scontro politico in Spagna è sopratutto di natura ideologica, la destra clericale mal sopporta la lotta alle diseguaglianze di genere, l’esaltazione anche ostentata del movimento LGBT nei comuni , nelle comunità autonome, l’approvazione di leggi sull’eutanasia, la politica di dialogo che ha disinfiammato la crisi catalana dopo i disastri di Rajoy, le leggi contro la violenza Machista vistosamente osteggiate da Vox l’alleato scomodo del PP;
Sanchez ha avuto gioco facile, mentre cercava di parare colpi sotto la cintola (persino l’utilizzo dell’aereo di stato per recarsi a meeting elettorali é stato oggetto di dibattito), a contestare la presenza ingombrante di Vox in questa Campagna Elettorale, il partito che ha in Giorgia Meloni il miglior alleato in Europa.
Il programma di Vox ha elencato Sanchez viola almeno 25 articoli della Costituzione Spagnola, é per l’abrogazione di partiti democratici, é contro la parità di genere;
“Feijóo ha firmato 140 accordi nei municipi e nelle comunità con il signor Abascal. Quello che hanno fatto è stato un impudente, osceno scambio di diritti in cambio di voti, principi in cambio di seggi, diritti che non sono loro, che appartengono a milioni di donne e uomini”.
Di fronte a moderatori che passivamente assistevano all’incontro che si svolgeva né più né meno come un abituale talk politico in cui più che la testa prevalgono i polmoni o le battute argute i due leader tuttavia incassavano la sensazione che la Spagna possa nuovamente essere ritornata bipolare riducendo i margini di manovra dei propri alleati per quanto scomodi a destra come a sinistra.
Il minimo comune denominatore delle due grandi forze politiche resta il dettato Costituzionale e probabilmente la rinuncia socialista all’ordinamento repubblicano della società lascia spazi alla propria sinistra consentendo ai popolari di identificarsi con maggiore efficacia alla corona ed alla Chiesa che in Spagna hanno un grande peso politico e sociale.
Dopo essersele date di santa ragione Feijoo ha provato a buttare l’amo dello scambio incrociato di legittimità a ricoprire la carica di Primo Ministro qualora né il PP né il PSOE fossero in grado di avere i numeri per governare. “Consentiresti la nascita di un mio governo così come io del tuo?” Chiedeva il popolare che si era persino portato il contratto pubblico da firmare in diretta televisiva.
Il “coup de theatre” mal recitato aveva il pregio di tentare di anticipare una possibile soluzione nel caso le urne del 23 Luglio non risolvessero l’impasse, ma aveva il difetto di pretendere di legare le mani ai socialisti che dovrebbero secondo i popolari gettare la spugna durante il combattimento avendo raggiunto peraltro traguardi e obiettivi tutt’altro che commendevoli.
Il duello non lasciava spazio per una trattativa trasparente per il sostegno reciproco; La Spagna ha un Governo ed una coalizione che può continuare a governare, il proseguimento di questa esperienza dipende dall’interesse degli spagnoli per la stabilità e la continuità politica dell’esperienza di Sanchez.