Il leader di Italia Viva Matteo Renzi ha lanciato, qualche mezz’ora fa, la sua proposta di presidenzialismo attraverso la introduzione, in Italia, di quello che lui chiama il “sindaco d’Italia”, provvedendo a distribuire altresì il testo del progetto di legge di riforma costituzionale che lo vede primo firmatario.
Sul punto ho già detto da tempo la mia proprio con un articolo sul giornale oggi diretto dal Senatore fiorentino che sostanzialmente coincide con quelle che sembrano essere le idee di Renzi, ma…
E già perché c’è sempre un “ma” che viene a rompere le scatole e rende le ciambelle senza buco o i buchi senza ciambelle.
Sostanzialmente penso che il destino di questo paese, per renderlo migliore e più felice, sia quello di riportarlo al sistema politico pre-1994. Un sistema pluralista e una legge elettorale puramente proporzionale con un ripudio totale, questa volta senza se e senza ma, di sistemi politici ed elettorali che puntino ad una semplificazione bipolare e maggioritaria della politica del paese.
Anche questo già detto sempre sul giornale diretto da Renzi.
Ma ancor più di questa oscena semplificazione bipolare del sistema politico, in nome di quella gran cazzata della governabilità, guardo ed ho sempre guardato con orrore ai vari tentativi che si sono fatti di mescolare sistemi di elezione del parlamento maggioritari con sistemi proporzionali e che si sono succeduti nelle varie leggi elettorali che dal 1994 affliggono noi e il paese.
Sono sempre stati un gran pasticcio che alla fine scontentava tutti anche chi aveva proposto e scritto quelle leggi a cominciare da Calderoli padre e padrino del famoso “porcellum”.
In effetti, nel citato corsivo, sostenevo e sostengo che l’unico modo civile sotto il profilo costituzionale, sotto il profilo della dottrina della legislazione elettorale, sotto il profilo dell’etica, della morale, della logica e del buon senso, di mescolare maggioritario e proporzionale è quello di lasciare la scelta del premier ad un sistema maggioritario e la composizione delle camere a un sistema proporzionale puro.
Con l’assegnazione di un premio di maggioranza alla coalizione o al partito del Premier che vince, esattamente come si fa per eleggere il sindaco.
E quindi mi sono sentito vicino allo slogan di Renzi di introdurre “il sindaco di italia”.
Ma (ecco il fatidico “ma”) leggendo la sua proposta di legge, è emerso che è una “anatra zoppa”.
E mai, come in questo caso, il riferimento a una devianza, tipica della elezione del sindaco, è più che opportuno.
La “anatra zoppa” si verifica quando un sindaco viene eletto al primo turno mentre la coalizione che lo sostiene invece non raggiunge la maggioranza assoluta dei voti e quindi non scatta il premio di maggioranza. Il sindaco neo eletto si ritrova così senza una sua maggioranza di consiglieri che non gli garantisce la governabilità.
Si ritrova zoppo e traballante.
E anche la proposta di Renzi è zoppa e traballante. Il suo disegno di legge (che potete scaricare qui) infatti è solo costituzionale ed è composto da soli 5 articoli che fissano i principi generali sulla nuova figura del Premier, sui suoi poteri e sulla formazione del governo, ma nulla dicono riguardo al sistema di elezione.
È una “anatra zoppa”, manca il succo, è come un aperitivo senza pranzo di nozze, una carbonara senza guanciale, uno spaghetto alle vongole senza le vongole con i gusci vuoti.
Un po’ troppo poco per chiamarlo “sindaco d’Italia” e che in fondo ci sarebbe piaciuto.
In mancanza di un disegno di legge di riforma del sistema elettorale, in appendice alla proposta Renzi ci puoi appiccicare di tutto anche riforme elettorali che stravolgano il concetto di “sindaco d’Italia” e siccome quello che conta è proprio il metodo per eleggere il parlamento l’idea propagandata da Renzi, con squilli di fanfare e suoni di sacri bronzi, rischia di essere una boutade se va bene, o una mossa propagandistica o peggio ancora pura demagogia.
Confidiamo che nei prossimi giorni l’anatroccolo Matteo cacci dall’ala la zampetta mancante, altrimenti ci rimarremmo molto male.
1 commento
Mi pare che la proposta di elezione diretta del premier spinga nella direzione bipolare, improbabile che vi sia una personalità bipartisan che raccolga consensi al primo turno dopo una campagna elettorale contestuale dove i partiti si contano e votano il premier. Al secondo turno si arriva con un accordo politico che riguarda sia il premier che il governo. Vedremo.