Quanto sta accadendo in queste ore in quel di Bruxelles – dall’approdo storico alla standing ovation di Zelensky in Consiglio Europeo, nel corso del suo tour da influencer della pace – preannunciano, plasticamente, l’antico timore italiano di non possedere acume politico – diplomatico. Un dilemma che trova radici storiche già dai tempi di Versailles.
Nello specifico, quello che non è sceso giù al nostro Premier, è stato il “summit à trois” sotto il cielo di Parigi, alla vigilia dell’arrivo nella capitale europea.
E mentre la Meloni invoca unità e compattezza, ribadisce che l’incontro tenutosi all’Eliseo ha indebolito l’immagine dei 27 a Bruxelles. “Quello che era giusto era la foto dei 27 con Zelensky… chi pensa ad una Europa di prima e terza classe, pensi al Titanic perché quando una nave affonda non importa quanto hai pagato il biglietto”. (Sic!)
Parole dure che fanno presagire che alcune ruggini superate, de facto, non lo siano. En revanche, l’Eliseo tace.
Questo è lo scenario, a soli pochi mesi dalla celebre iconografia sul treno in cui, il volto autorevole di Draghi, dimostrava supremazia diplomatica e centralità Italiana nello scacchiere internazionale.
Nel frattanto, ciò che viene riservato all’Italia è solo un rendez-vous bilaterale. Ergo, fuori da riunioni e cene in cui si definiscono le grandi questioni di rilevanza internazionale.
Sarà per colpa di una campagna elettorale troppo populista e sovranista? O, facendo un rewind, colpa di una opposizione, a tratti violenta, contro l’Europa e la sua agenda politica? O, forse, di una politica sempre più ridimensionata ai confini nazionali e, palesemente, ancorata agli umori dell’opinione pubblica?
Sebbene la politica estera italiana si stia mostrando fedele all’alleanza atlantica e totalmente allineata alla politica europea, come affermò il buon conservatore Churchill, la diplomazia è l’arte di dire chiaramente la verità senza offendere.
Intanto, ai posteri l’ardua sentenza.
3 commenti
Purtroppo quello che temevamo all’ indomani delle elezioni di Settembre si è avverato: riassetto delle gerarchie d’ Europa relegando il nostro Paese ad un ruolo marginale. E l’ isolamento politico della Meloni al Vertice europeo ne rappresenta un’ amara constatazione, ritenendo l’ Italia non adeguata e funzionale per la realizzazione del progetto europeo. La Meloni torna a casa vittima del suo stesso personaggio, sempre pronta alla scontro, senza la minima consapevolezza che la diplomazia rappresenta il motore per la negoziazione con gli altri Stati.. soprattutto quando poi a farne le spese sono i cittadini, quando a farne le spese è un Paese che ha bisogno di crescere e non di regredire.
Basterebbe che la politica e l’intelligenza italiana tutti, si riproponessero ogni mattina di ribadire il concetto riassumibile in un solo motto.
PUTIN SMETTELA!
E l’Italia acquisterebbe la sua centralità.
Insomma, la Meloni va in Spagna fare una scenata da nazionalista mattoide world wide e poi vuole andare a cena all’Eliseo a parlare di pace in Ucraina…