di Alessandro Palumbo.
In questi giorni i giornali sono pieni delle notizie sulla indagine della Procura di Bergamo relativa alla gestione della pandemia nei primi mesi del 2020. Intercettazioni, scambi di mail, di whatsapp, verbali di riunioni, sfoghi personali riempiono i titoli di giornali e (sicuramente meno) le notizie dei TG.
Queste notizie ci portano ad una ennesima riflessione sulla giustizia e sulla politica.
Cosa emerge da queste notizie, che come al solito, vengono centellinate e diffuse con un sapiente utilizzo dei mezzi di informazione. Una classe dirigente, sia politica, che tecnica sicuramente impreparata, ma quello che più colpisce è la assoluta mancanza di un coordinamento e la incredibile rimpallo di responsabilità e di scaricabarile.
La classe politica che ne esce è quella di dilettanti allo sbaraglio, più impegnati a pararsi da responsabilità che ad assumersi le responsabilità che le competono, ma indubbiamente chi ne esce peggio è la classe dei tecnici, impreparata, litigiosa, invidiosa, burocrati che non sono in grado di gestire un problema complesso, impegnata più a trovare problemi burocratici che ad un atteggiamento di problem solving.
Possiamo però dire con una certa amarezza che tutto questo era abbondantemente conosciuto. Che i politici di marca grillina fossero per lo più degli arruffapopoli chi potrebbe negarlo? Che il Presidente Conte fosse uno che passava per caso era cosa abbastanza nota, forse dai politici di marca PD ci si sarebbe aspettato maggiore capacità, ma anche questa si è rivelata una illusione. Se mi si permette una digressione chi allora sponsorizzò l’operazione del governo Conte2 la motivò con la necessità di non far vincere la destra e sotto, sotto, di non far scivolare il PD verso lidi populistici, se vediamo la situazione attuale possiamo dire che questo è il classico caso di eterogenesi dei fini.
Detto questo c’è un ma, un ma che ci riporta al tema della giustizia. Queste valutazioni cosa hanno a che fare con l’esercizio della attività penale? Davvero i PM devono rispondere alla popolazione che vuole verità, come ha dichiarato il Procuratore di Bergamo? Non c’è forse in questo un ennesimo travisamento del ruolo del PM? Se questo esercizio è del tutto vago e porterà ad una certa assoluzione che senso ha tutto questo? I giudizi sopra espressi fanno parte dei giudizi politici e qualcuno potrebbe avere valutazioni differenti. Badate bene tutto questo avviene mentre il Tribunale dei Ministri ha dichiarato che non vi è alcuna rilevanza nei comportamenti del governo di allora.
Da mesi si chiede una commissione di indagine sulla gestione della Pandemia, una Commissione per verificare cosa è successo e come è stata gestita una delle più gravi emergenze di questo millennio.
Una gestione che ci ha portato a limitazioni importanti della nostra libertà, che ha visto morire più di centomila nostri concittadini in una situazione di solitudine e ha visto gli operatori sanitari sottoposti ad uno stress a volte mortale, che ha devastato la nostra economia, che ha portato a una sotterranea guerra civile che ha visto manifestazioni (assurde) di una parte della popolazione contro scelte che ci imponevano trattamenti sanitari obbligatori di massa (ai quali mi sono sottomesso di buon grado).
Una situazione che ha acceso riflettori fortissimi sullo stato e sulla gestione del nostro Sistema sanitario e sulla confusione di competenze.
Una situazione eccezionale che sicuramente meritava una verità e un giudizio su quello che è successo.
Una situazione che sicuramente meritava un approfondimento, e se non ora una commissione parlamentare quando?
È vero che la gente merita di conoscere cosa è successo, ma questo era ed è compito della politica, purtroppo ancora una volta la politica ha abdicato al proprio ruolo, la Commissione non si è fatta e questo vuoto è stato riempito dalla magistratura inquirente. Il messaggjo è devastante per l’opinione pubblica. La politica è incapace di dare risposte e di valutarsi e correggersi e questo ruolo lo riempiono i PM, che sono ben felici di svolgerlo.
Alle popolazioni della provincia di Bergamo non siamo stati capaci di dire che la politica ha gli strumenti per essere trasparente e per sottoporsi al giudizio.
Una commissione parlamentare avrebbe avuto il merito di dare dignità al Parlamento, capace in tutte le sue componenti di riflettere sulle sue scelte e di indicare soluzioni per una gestione delle emergenze più efficace, isolando e segnalando alla magistratura tutte quelle situazioni che potevano essere oggetto di una indagine penale.
Invece ancora una volta si confondono i ruoli e il giudizio politico diventa un giudizio penale.
Vediamo il solito meccanismo dei processi pubblici derivanti da un connubio media/magistrati che fa filtrare quello che interessa e lasciando peraltro sullo sfondo temi importanti, come il ruolo di Pfizer nella delegittimazione di Astrazeneca (ricordiamo il secondo vaccino pubblico di costo enormemente inferiore rispetto al primo).
Cosa succederà quando inevitabilmente tutti saranno assolti? Il solito discredito della politica, il solito populismo che sfocerà nel complottismo.
A chi giova tutto questo? Non certo alla trasparenza e alle Istituzioni. Non possiamo sempre lamentarci dell’abuso del proprio ruolo da parte dei magistrati inquirenti se la politica non sa fare il proprio dovere
Costatiamo che la classe dirigente non è cambiata, impreparazione, burocratizzazione, nessun senso del proprio ruolo; è cosi che succedono fatti drammatici come quelli di Cutro, che ancora una volta lasciamo che sia la magistratura a indagare rinunciando al proprio ruolo; il dibattito parlamentare a cui abbiamo assistito ci consegna per l’ennesima volta questa amara verità.