Ad appena 200 chilometri da Mosca, Prigozhin ha ordinato la ritirata.
“Per evitare un bagno di sangue” ha dichiarato, ma la percezione è che non ci sarebbe stata resistenza e che sarebbe entrato a Mosca con la stessa facilità con la quale si affonda il coltello nel burro tenero e salato che al nord dell’Europa si utilizza per guarnire il salmone.
Probabilmente l’obiettivo è stato raggiunto ed era quello di delegittimare Putin il quale a quanto pare se la sarebbe letteralmente data a gambe lasciando il paese ma soprattutto l’apparato di governo nel caos e senza un guida.
Pare che la sfiducia nei confronti dello “Zar” sia ormai dilagante e che appare ormai solo come un bulletto forte con i deboli e debole con i forti.
Insomma è come se Prigozhin avesse voluto smascherare Putin, come in quella novella che narra del Re nudo, lasciando alla popolazione e agli apparati di potere di deporre quello che evidentemente doveva essere un desposta molto fragile.
E se il disorientamento è dilagante in Russia in Europa e nell’Occidente regna la confusione e la percezione è che nessuno ci abbia effettivamente capito qualcosa.
Insomma siamo ai fichi secchi.
Le prossime ore saranno decisive e la evoluzione dei fatti sembra imprevedibile con qualche certezza.
Prigozhin non sembra uno sprovveduto e, cinismo a parte, mostra di avare le idee molto chiare.
La Russia e il suo apparato burocratico ma soprattutto militare si è rivelato un colosso d’argilla.