Di Nicola Comparato
La Striscia di Gaza è una regione lunga 48 chilometri e con una larghezza media di 9 chilometri, abitata da circa due milioni e mezzo di persone, in gran parte giovani. È stata al centro di conflitti e tensioni per decenni, e per comprenderne le ragioni, è necessario fare un viaggio nel tempo. Tutto ha inizio nel 1918 quando la Società delle Nazioni, un predecessore dell’ONU, assegna al Regno di Giorgio V la responsabilità della Striscia di Gaza. Tuttavia, nel 1948, con la creazione dello Stato di Israele, la presenza britannica cessa, e subito dopo, una coalizione di nazioni arabe, tra cui Egitto, Siria, Libano, Iraq e Giordania, attacca Israele, scatenando la guerra arabo-israeliana. In questo contesto, la Striscia di Gaza diventa un luogo di rifugio per i profughi palestinesi, sotto la gestione dell’Egitto.
La situazione rimane invariata fino al 1967, quando, in seguito alla Guerra dei sei giorni contro Egitto e Siria, Israele annette parte della Cisgiordania e intensifica la sua presenza nella Striscia di Gaza. Inizialmente, c’è un tentativo di coesistenza, con la “politica dei ponti aperti” di Moshe Dayan (figura di spicco a livello militare e politico), che permette una certa integrazione tra le colonie ebraiche e la popolazione palestinese.
Tuttavia, nel corso del tempo, gli israeliani acquisiscono sempre più controllo, anche dal punto di vista economico, sfruttando la manodopera palestinese. In risposta all’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) di Yasser Arafat, Israele favorisce le organizzazioni non-profit legate ai Fratelli Musulmani, ispirate dai principi religiosi. Questa crescente tensione sfocia nell’Intifada (rivolta) del 1987 e nella nascita di Hamas come organizzazione palestinese. Nel 1993, gli Accordi di Oslo cercano di promuovere la “due popoli, due stati” e la restituzione dei territori occupati in cambio della pace. Tuttavia, la situazione peggiora, con attacchi kamikaze che causano molte vittime israeliane, minando il processo di pace.
Nel 2005, Israele decide unilateralmente il ritiro dalla Striscia di Gaza, (ma nel 2006 il partito/gruppo armato Hamas vince le elezioni) portando a un isolamento dell’area attraverso embarghi aerei e marittimi, oltre a controlli rigidi sulle entrate e le uscite. Nel 2012, l’ONU riconosce l’Autorità Nazionale Palestinese come Stato osservatore non membro, ma la situazione rimane complessa, con circa 140 nazioni che riconoscono la Palestina. Oggi, la Palestina è costellata da punti al confine orientale di Israele, e la Striscia di Gaza rimane isolata e affronta sfide economiche e sociali significative, contribuendo alle tensioni regionali attuali.