Vittoria di Pirro in Spagna per il Partito Popolare, che torna a essere la prima forza spagnola ma non ha la maggioranza per formare il governo.
L’ultradestra di Vox, su cui Feijoò contava come alleati di governo, è letteralmente franata da 51 a 33 seggi. Una debacle clamorosa che fa pensare e sorridere soprattutto noi italiani: lo chiameremo effetto Meloni.
I socialisti di Pedro Sanchez tengono invece contro ogni previsione. E assieme a Sumar di Yolanda Diaz, che conquista 31 seggi, possono guardare alla Moncloa.
La sconfitta di Vox azzera le speranze e le illusioni dei Popolari. I numeri infatti danno loro torto: il blocco delle destre si ferma a quota 169 (136 il Pp, 33 Vox), molto lontana dai 176 seggi necessari per la tanto agognata maggioranza assoluta.
L’ex governatore della Galizia che sperava addirittura di avere la maggioranza da solo alla fine non l’ha sfiorata neanche in tandem.
Nonostante ciò vuole provarci.
“Come candidato del partito più votato, credo che il mio dovere sia aprire il dialogo, guidare questo dialogo e cercare di governare il nostro Paese“, ha dichiarato Feijoò.
Il fatto importante è il crollo del partito sovranista, il grande osservato di tutta la stampa internazionale specie in vista delle elezioni europee.
Passare in cinque anni da 51 a 33 seggi malgrado l’appoggio di tanti premier europei (non solo Giorgia Meloni ma anche quello polacco e l’ungherese Viktor Orban) è un fatto significativo che può aprire una inversione di tendenza che può contagiare tutta Europa.
Dall’alto lato della barricata Sanchez esulta per una rimonta che sembrava inarrivabile e che solo lui ha creduto possibile fino all’ultimo. “La Spagna e tutti i suoi cittadini sono stati molto chiari: il blocco politico dell’involuzione, del ritorno al passato e dell’abrogazione di tutti i nostri passi avanti negli ultimi quattro anni ha fallito“, ha dichiarato Sanchez soddisfatto che grazie anche all’aiuto di Sumar i socialisti hanno evitato che una forza dell’ultradestra tornasse al governo per la prima volta dalla fine della dittatura franchista.
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Massimo Carugno
Vice Direttore. Nato nel 1956, studi classici e poi laurea in giurisprudenza, oggi è avvocato nella sua città, patria di Ovidio e Capograssi: Sulmona. Da bambino, al seguito del padre ingegnere, ha vissuto, dall’età di 6 sino ai 12 anni, in Africa, tra Senegal, Congo, Ruanda, Burundi, rimanendo anche coinvolto nelle drammatiche vicende della rivolta del Kivu del 1967. Da pochissimi anni ha iniziato a cimentarsi nell’arte della letteratura ed ha già pubblicato due romanzi: “La Foglia d’autunno” e “L’ombra dell’ultimo manto”. È anche opinionista del Riformista, di Mondoperaio e del Nuovo giornale nazionale. Impegnato in politica è attualmente membro del movimento Socialista Liberale.