Sicuramente li ricorderete i bellicosi galletti della Bretagna, (parlo della penisola francese e non della “Gran” dell’isolone di fronte) disegnati da René Goscinny e Albert Uderzo, che incarnavano il mai sopito orgoglio francese e quell’eterno sguardo di invidia verso la nostra storia imperiale covando la convinzione di averla riscattata nei secoli a venire.
Li guidavano un bassetto terribile e un panzone amante di cinghiali, che sbaragliavano una intera legione romana con una botta sola, aiutati da una pozione magica, preparata dal druido del villaggio, che dava una forza enorme.
Il problema però era un altro. E cioè che i loro avversari di allora, ovvero i nostri “romani”, non solo le prendevano sempre di santa ragione ma, nelle storie, facevano di continuo la figura dei babbacioni e dei sagnoni, sempre un po’ tonti, un po’ forzuti ma poco cerebrati, spacconcelli e sprovveduti e oggetto continuo del loro dileggio, anzi di vere e proprie prese per il culo.
La popolarità del fumetto aveva ovviamente diffuso tra i francesi la convinzione che tutto quello narrato fosse vero e ricordo molto limpidamente, nelle mie frequentazioni di qualche Club Med, che quando c’era la serata “Asterix” la presa per i fondelli nei confronti degli ospiti italiani cominciava nel tardo pomeriggio, all’aperitivo.
Insomma un complesso di inferiorità, nella eterna ricerca del riscatto, che Freud avebbe certamente classificato come “sindrome di Asterix”.
Ed è proprio quella che certi alti esponenti des établissements des Paris, stanno manifestando, anche in maniera un pochino sguaiata, alla faccia di quella sacra osservanza dell’etichetta di cui i cugini transalpini sono sempre andati fieri e che hanno sempre sbattuto in faccia a destra a manca, a cominciare dal sofisticato Francesco I nei confronti del “campagnolo” Enrico VIII, per passare allo snobbissimo Louis Seize nei confronti della povera Maria Antonietta d’Austria anch’essa considerata bucolicissima.
E’ esattamente quello che è successo ieri quando un non certo noto Gérald Darmanin, avrebbe detto che “Giorgia Meloni è incapace di risolvere i problemi migratori dell’Italia.” A parlare era il ministro dell’interno francese.
Ma siamo seri. Ma a questo signore un po’ di quella etichetta di cui vanno fieri gliel’hanno insegnata?
Ma può un ministro di uno stato importante rivolgersi così al primo ministro di uno stato non meno importante e pure confinante?
Ma dai ma chi ce l’ha messo? Non si tratta di orgoglio patrio o di aprire una disputa tra curve di opposte tifoserie, ma nell’Europa di quarant’anni fa ‘ste cose non sarebbero successe.
Ma ve l’immginate Miterrand fare una cosa del genere a Craxi o viceversa? E se fosse successo uno scivolone come questo da parte di qualche loro ministro Craxi e Mitterand lo avrebbero preso a pedate nel sedere e cacciato in cinque minuti.
E sapete perché? Perché allora la politica, non solo di Italia e Francia, ma dell’intera Europa era una cosa seria.
In certi posti ci andava a finire gente che aveva cultura, che aveva studiato la storia della vita dei paesi europei, che credeva in un ideale e che conosceva la filosofia e tutte le altre categoria culturali che sorreggevano quelle idee.
Gente che entrava in politica facendo la gavetta e che era cresciuta nel rispetto di una serie di regole che partendo dai partiti portava al senso delle istituzioni e al rispetto che, nel ruolo di figure istituzionali, bisognava saper osservare. Si chiamava dignità e autorevolezza.
Poi tutto è andato a rotoli, la politica è cambiata ovunque ed è divenuta l’approdo dei parvenu, la spiaggia dove davvero i “profughi dal nulla” hanno trovato la sponda per avere, senza arte né parte, un ruolo, un posto e poi uno scranno in parlamento e poi anche un ministero. Senza alle spalle una storia, senza una cultura, senza uno stile, senza una dignità, senza autorevolezza.
“Non andrò a Parigi per il previsto incontro con Colonna. Le offese al governo ed all’Italia pronunciate dal ministro Darmanin sono inaccettabili. Non è questo lo spirito con il quale si dovrebbero affrontare sfide europee comuni”. Ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani.
Quindi, la missione del ministro degli Esteri con la collega francese Catherine Colonna, un importante incontro bilaterale previsto da tempo, è saltato.
Bene, e se volessimo concludere, mettendoci al loro livello, potremmo fare come i tifosi napoletani quando, a quelli del Verona, che avevano sfottuto Maradona per la maternità di Cristina Sinagra, esposero uno striscione “E Giulietta è na zoccola” e noi potremmo aggiungere: “E Marianna è na zoccola.”
Ma non possono essere questi i toni. L’Europa, intesa come unione ma anche come comunità di singoli stati, non può essere messa a cantina. Ci sono questioni, interessi, problemi, emergenze, che coinvolgono tutte le popolazioni dell’intero continente, che hanno anche riflessi in tutto il globo, che vanno affrontati con la dovuta serietà e con il dovuto senso di responsabilità, da parte di oguno, per il ruolo che occupa specie se all’interno di un governo.
Ma soprattutto l’Europa non può e non deve essere un cortile dove dei bambini in ricreazione fanno a gara ad accusarsi a vicenda per i pestoni che portano sui ginocchi sbucciati. Non siamo all’asilo e lo scopo ultimo e nobile è unire i popoli sotto comuni interessi, ma anche comuni finalità, per realizzare comuni vantaggi. E i popoli non si uniscono se non sono uniti quelli che li governano. E questo lo diciamo in egual misura a personaggi come il ministro Darmanin ma anche ai tanti sovranisti che vanno in giro da Orban a Morawiecki che stanno tanto cari alla Meloni e tanto hanno esultato quando è stata eletta.
Perché la critiche alla nostra premier, se le deve fare qualcuno, le facciamo noi al nostro interno. E gliele facciamo, gliele facciamo, all’interno delle sedi istituzionali, parlamentari e politiche del nostro paese.
Ma all’estero ci rappresenta tutti e si si manca di rispetto a lei, si manca di rispetto all’Italia.
Ça va sans dire.
1 commento
Come direbbero quelli istruiti il caso Darmanin è un epifenomeno. Infatti, come tu giustamente sottolinei nell’articolo, è il livello della politica e dei suoi attori contemporanei che causa queste situazioni paradossali. Tant’è che la Meloni, che pure di gavetta oggettivamente ne ha fatta, paga il prezzo di dover proteggere i numerosi impreparati e improvvisati di cui si circonda. Fenomeno peraltro non appannaggio esclusivo di questa parte politica.