di Graziano Luppichini.
Se non si avvia la formazione delle giovani generazioni verso la politica e quindi anche verso una scelta consapevole e coerente di appartenenza, (ad iniziare dalla scuola superiore), attraverso la conoscenza, non soltanto della storia recente del nostro Paese, da quando cioè si è affermata la Repubblica e la Costituzione ne è la Legge fondamentale che regola i rapporti tra cittadini ed Istituzioni e tra le Istituzioni medesime, allora quando? Se non si ritiene “maturo” un ragazzo di 14 anni al punto di renderlo edotto sull’organizzazione dello Stato e degli Organi di Rappresentanza e di Partecipazione, allora quando?
Forse il Ministro Giuseppe Valditara, dimenticando di essere professore di Diritto e vincitore del Premio internazionale per la Storia delle istituzioni politiche e giuridiche, conferitogli dalla presidenza della Corte Costituzionale nel ’92, questo aspetto lo ha tralasciato, magari pensando che maggiore è l’ignoranza nell’ambito della politica (vediamo chiaramente quanto gli attuali dirigenti di partito siano “dilettanti allo sbaraglio” nella gestione della cosa pubblica), più ampio il margine e lo spazio per le formazioni populiste, illiberali e conservatrici a cui ispira la sua cultura e la sua appartenenza. Così non è, caro Ministro e la scuola, per quanto modificata sia nei metodi di istruzione rispetto a quella che lei ed io abbiamo frequentato, resta un punto fermo per la crescita delle generazioni e per la formazione della classe dirigente di un Paese come l’Italia.
Chi se non la Preside, rivolgendosi ai suoi ragazzi ed alle loro famiglie, doveva intervenire a difesa della scuola e, contemporaneamente, a stimolare gli allievi a difendere l’Istituzione scolastica, il diritto legittimo di espressione di ciascuno, la solidarietà verso il più debole e tutto ciò che Lei, magari tramite il Provveditore agli Studi della città di Firenze, avreste dovuto rendere pubblico fin dal primo momento, prendendo le distanze da quei facinorosi fascisti, quelli sì vietati dalla Costituzione e condannabili per apologia del regime. Non è forse vero, professor Valditara, che il fascismo si affermò in Italia con la violenza e lo squadrismo, Con la soppressione della libertà di espressone, con la minaccia e la forza bruta esercitata verso i giornali delle opposizioni di sinistra, verso i militanti liberali, quelli socialisti, quelli cattolici, quelli repubblicani e quei pochi comunisti che dopo Livorno si costituirono in Partito?
Non doveva muoversi la Preside dell’Istituto “Leonardo Da Vinci”, doveva tacere, anche perché (ecco lì il pizzino degno del 41bis) “Se l’atteggiamento dovesse persistere vedremo se sarà necessario prendere misure“.
Ad Annalisa Savino, va invece la mia solidarietà per la fermezza dimostrata e l’autorevolezza con cui, senza batter ciglio, ha difeso la scuola, i suoi allievi e l’intero corpo insegnante fatto di donne e uomini liberi, in grado di trasmettere cultura e conoscenza, aldilà della propria appartenenza politica.
Ad Annalisa Savino, va invece la mia solidarietà per la fermezza dimostrata e l’autorevolezza con cui, senza batter ciglio, ha difeso la scuola, i suoi allievi e l’intero corpo insegnante fatto di donne e uomini liberi, in grado di trasmettere cultura e conoscenza, aldilà della propria appartenenza politica.