Come sempre succede, all’indomani di una novità, si scatenano le attenzioni della opinione diffusa e il caleidoscopio di tesi e interpretazioni si moltiplica all’infinito. Che la Schlein rappresenti una novità, all’interno della politica nostrana, non vi è ombra di dubbio. Una novità abbastanza dirompente e deflagrante.
Più per il modo con cui è stata eletta, più per i contorni del suo profilo politico, che per quello che dice e che si propone di fare.
Il suo “programma” è per ora un po’ scarno, limitato a pochi punti, ma abbastanza significativi per tracciarne i codici genetici.
Molta ecologia, riverberata anche sulla strutturazione del fisco, da trasformare in un sistema eco-friendly. Una conversione a ”u” in tema di politica internazionale ovviamente rivolta alla questione “armi all’Ucraina si o no”. Una sanità che dia più servizi e una assistenza più qualificata. Una scuola pubblica potenziata che sforni studenti più preparati. Un’occhiolino ai 5Stelle per il reddito di cittadinanza. Un riferimento esplicito ai diritti civili. Il superamento del tanto odiato job’s act e della legge Fornero.
Insomma quanto basta per dire tutto e quanto non basta per non dire nulla cosicché nessuno non può non essere d’accordo. Il classico pastone un po’ naif di chi viene da un mondo movimentista e ama praticare una politica esperenziale.
Ma è proprio per questi contorni che è stata eletta, per questo fascino da rivoluzionaria non violenta con la faccia acqua e sapone dell’idealismo, oseremmo dire, di stampo sessantottino.
E fa niente che di riforma dello stato, e delle sue branche più significative, ma soprattutto di riforma di una società che ormai è sempre più squilibrata tra una Italia metropolitana e l’Italia di mezzo, quella delle aree interne (il vero problema del paese), non si parli.
La nuova segretaria è quello che la gente voleva (non la base organizzata del PD) così avvolta nella spasmodica ansia del rinnovamento, della rottamazione dei vecchi schemi e delle vecchie classi dirigenti.
Un fenomeno, quello della stanchezza dello status quo, che investe tutta la politica nei confronti della quale c’è un evidente sentimento di sfiducia, ormai diffuso tra la popolazione, che si riverbera nelle alte percentuali di non votanti, oppure nelle scelte di personaggi o movimenti ai quali si attribuisce una capacità di cambiamento.
Una stanchezza dell’esistente e una aspirazione del rinnovamento che oggi ha portato al successo la Schlein, ma sono gli stessi sentimenti che dieci anni fa premiarono Renzi, e poi Salvini e poi i 5Stelle e oggi la Meloni.
Perché la stragrande maggioranza degli italiani non è né di destra, né di sinistra, rappresenta il voto di opinione, vuole soltanto che vengano risolti i gravi problemi del paese, pensa che l’attuale sistema non sia in grado di farlo e si schiera, di volta in volta, con chi qui o là può rappresentare il passo di un cambiamento per superare schemi e uomini considerati vecchi.
E anche la Schlein, quindi, è figlia di una scelta populista dell’elettorato che evidentemente c’entra ben poco con quello schierato e tradizionale del PD, ma soprattutto nulla c’entra con quel “magico anelito di cambiamento che l’anima creativa del popolo di sinistra ha saputo dare”.
E mentre i più attenti si apprestano a valutare quel che la nuova segretaria del PD saprà fare sul campo con cautela di giudizio e prudenza di valutazione, da più parti si levano i cori di osanna, frettolosi, superficiali e a volte anche ipocritamente reverenziali.
È il classico “salto sul carro del vincitore” con giravolte acrobatiche anche da parte di chi con il PD non c’entra niente (almeno così dice dichiarandosi semplice alleato) che, dopo essersi attappetato a pelle di leopardo sotto i passi di Bonaccini, oggi plaude alla Schlein e ne esalta lo spirito innovatore. Per decantarne le lodi immagina che la neo segretaria italo-svizzera-statunitense non avrebbe votato il job’s act , sottintendendo che chi in passato l’ha fatto ha commesso un grave sacrilegio nei confronti dei sacri principi “brodoliniani” specie perché parte di una intera storia politica volta alla tutela dei lavoratori.
Il tutto condito da paragoni che definire risibili è un gesto di cortesia.
Peccato che l’incauto commentatore abbia dimenticato che quelle scelte politiche, che oggi addita al ludibrio, furono all’epoca votate all’unanimità e quindi anche da lui e dal segretario che “nessuno ha visto arrivare” e peccato, soprattutto, che alla faccia del sacro rispetto per il lavoro, per i lavoratori e per le norme sul lavoro, lo stesso incauto commentatore, nella sua veste di amministratore di una casa editrice, circa un mese fa abbia licenziato una dipendente non certo perché non svolgeva bene il suo lavoro.
Ma la coerenza è di pochi, ça va sans dire.
Però io, al posto suo, un paio di giorni dietro la lavagna me li farei.
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Massimo Carugno
Vice Direttore. Nato nel 1956, studi classici e poi laurea in giurisprudenza, oggi è avvocato nella sua città, patria di Ovidio e Capograssi: Sulmona. Da bambino, al seguito del padre ingegnere, ha vissuto, dall’età di 6 sino ai 12 anni, in Africa, tra Senegal, Congo, Ruanda, Burundi, rimanendo anche coinvolto nelle drammatiche vicende della rivolta del Kivu del 1967. Da pochissimi anni ha iniziato a cimentarsi nell’arte della letteratura ed ha già pubblicato due romanzi: “La Foglia d’autunno” e “L’ombra dell’ultimo manto”. È anche opinionista del Riformista, di Mondoperaio e del Nuovo giornale nazionale. Impegnato in politica è attualmente membro del movimento Socialista Liberale.
2 commenti
“l’Italia di mezzo, quella delle aree interne (il vero problema del paese)”. Grazie per aver ricordato anche noi e siamo tanti, che abitiamo in “provincia”.. a proposito, che ne pensa delle nostre province (così importanti per la vita di tutti i giorni), così bistrattate, depotenziate, senza risorse e senza amministrazioni elette; mentre le regioni diventano piccoli staterelli.. c’è davvero tutto questo risparmio? Perdoni lo sfogo.. grazie per quello che scrive, ci dà speranza. Avanti!
Schlein, Schlein, Schlein……francamente non se ne puo` piu`. Arriva domani, non ha ancora combinato nulla ma sembra sia arrivato il Messia !
Se bastava questo a cambiare le sorti di un paese che ne ha viste di cotte e di crude, compresi decenni di governi non eletti, bastava dirlo.
Sarei un po’ piu` prudente se fossi un elettore PD (e non, visto che la Schlein e` stata votata piu` da non iscritti…) : quante volte abbiamo visto il cambio di segretario nei congressi con tanto di abbracci e pianti sul palco dove si annunciava il cambiamento tanto atteso…..e poi ?
Purtroppo penso che sia di nuovo la stessa scena vista e rivista e, comunque, non darei tutto questo risalto a questa elezione. In fondo e` stato eletto solamente un segretario di partito che dovra` rimettere insieme i pezzi dello stesso, come prima cosa !
In quanto poi a incidere sulla politica nazionale ce ne passa…………. ma staremo a vedere.