Non s’è mica capito se quel sigma ha la stessa funzione che ha nella lingua greca, e cioè quello di elidere qualcosa, certo è che però il suo cognome, in relazione alla vicenda che la sta riguardando, potrebbe sembrare un tantino onomatopeico.
E già, perché si tratta di Marlène Schiappa, quarantenne, politica arrembante, attualmente Segretario di Stato responsabile dell’economia sociale e solidale e della vita associativa nel governo in carica in quel di Francia.
Si da il caso che Marlène abbia rilasciato, nei giorno scorsi, una intervista a un giornale che politico o d’opinione proprio non sembra. Si intitola, guarda caso, Playboy.
Il numero in cui compare il viceministro francese uscirà l’8 aprile ma la copertina è stata già diffusa e sembra intrigante, ma chi ha avuto la fortuna di leggere una anticipazione del servizio narra che sotto le spalle nude la Schiappa indossa un elegante abito bianco lungo e che all’interno, nel corredo fotografico dell’articolo, non c’è nulla di scandaloso. Nessuna nudità, nessuna provocazione, nulla che possa essere considerato offensivo della dignità istituzionale dei figliocci della Marianna, se non una foto, velatamente sexy, in cui Marlène appare vestita solo di una bandiera con il tricolore francese e con qualche vaga trasparenza sul profilo del lato b.
Insomma nulla di strano se non la testata del giornale.
Nonostante ciò diversi colleghi del gabinetto di governo di Parigi hanno sollevato le barricate e manifestano malumori.
La S-chiappa, ha rivendicato la sua autonomia e ha perfettamente ragione. “Con buona pace dei retrogradi“, ha scritto su twitter e poi ha aggiunto, “è un’intervista che verte essenzialmente sulla libertà delle donne ma anche su femminismo, politica e letteratura“.
Ma evidentemete non è servito a placare gli animi. La premier francese, Elisabeth Borne, ha telefonato alla viceministra Marlène Schiappa, per comunicarle che la sua intervista su Playboy “è completamente fuori luogo nell’attuale contesto”.
Una alzata di scudi moralista che fa un po’ sorridere visto che anche in Francia una certa licenziosità dei costumi non è nuova dalle parti delle Tuileries, pardon, dell’Elisée. Sa majesté Mitterand ebbe una appassionata storia d’amore con una giovane studentessa che aveva cinquant’anni meno di lui e che gli rimase a fianco sino alla morte, mentre Hollande era solito incontrare Julie raggiungendola in pieno giorno con uno scooterone con tanto di casco integrale che non toglieva sino a che non era nel profumato talamo, ammesso che giunto tra le lenzuola se lo togliesse. Sarcò, infine è noto più per Carlà che per i riflessi della sua presidenza passata, tra le valli della Gallia, nell’indifferenza generale.
Certo che se la stessa cosa succedesse dalle parti del cupolone non è che ci faremmo una bella figura.
Nonostante le trasgressioni Berlusconiane che i “pulman pieni” se li faceva venire ad Arcore, prima ancora di prometterli ai giocatori del Monza, l’Italia è un paese che mantiene le sue radici moraliste e di fronte a una vicenda come quella che ha interessato la Schiappa non sarebbero da escludere reazioni un po’ bigotte. Specie dalle parti contrapposte.
Nel senso che se succedesse ad una ministra di destra si solleverebbe tutta la sinistra parlando di “utilizzo strumentale del proprio corpo per accattivarsi le simpatie della gente”. Se succedesse invece il contrario da destra reciterebbero il solito pippone, “Dio, patria e famiglia. La tutela del pudore è una cosa seria. Cosa penseranno i bambini.”
Nulla di nuovo sotto il sole ça va sans dire. Del resto se anche in Finlandia, paese dell’area scandinava nota per la sua libertà garbata e discreta dei costumi, si scandalizzarono perché la premier Sanna Marin andò a ballare con una camicetta trasparente figuriamoci se dobbiamo scandalizzarci di quel che succede a latitudini più basse.
Domanda. Ma negli anni ’80, quando nell’Europa si era affermata una profonda cultura socialdemocratica e riformista, stè minchiate sarebbero successe ?