La gazzarra provocata da un gruppo di intolleranti pseudo femministe al Salone del libro di Torino, che hanno impedito al ministro della Famiglia Roccella di parlare per presentare il suo libro “Una famiglia radicale”, hanno provocato commenti di segno opposto in area laica nella quale ci riconosciamo naturalmente anche noi. Pannella avrebbe certamente difeso il diritto alla espressione di un’idea lontanissima dalla sua, come sempre ha fatto.
E Renzi é stato in linea cogli insegnamenti di Marco, puntualmente dichiarando: “Il Salone del Libro di Torino è una bellissima palestra di libertà e democrazia. Impedire alla ministra Roccella di parlare significa negare i valori della cultura, del dialogo e del rispetto. Pasolini, che era un gigante, non parlava a caso di fascismo degli antifascisti”. Non cosi la Schlein che evidentemente, e non a caso, scambia il dissenso dalle idee degli altri col diritto di manifestarle. La sua dichiarazione é davvero imbarazzante: “In una democrazia si deve mettere in conto che ci sia il dissenso. Sta nelle cose, non riguarda mica solo chi sta al potere.
Noi siamo per il confronto duro, acceso, ma è surreale il problema che ha questo governo con ogni forma di dissenso. È surreale che ministri e deputati si siano messi ad attaccare Nicola Lagioia. Non so come si chiama la forma di un governo che attacca le opposizioni e gli intellettuali ma quantomeno mi sembra autoritaria”. Ma cosa dice? Di cosa parla? Ricorda la famosa frase attribuita a Voltaire (che non é di Voltaire) e cioè “Io disprezzo ciò che dici ma mi batterò anche al rischio della morte perché tu possa continuare a dirlo”? É il fondamento della cultura liberale. Ma lei, Elly, da quale cultura proviene?
1 commento
Io ho la crescente impressione che si stia facendo strada una corrente di pensiero, o una ideologia, la quale (non avendo un nemico da “demonizzare”, inteso come persona fisica, o avendo compreso che non è più credibile la demonizzazione di cui in passato si è fatto largo e ripetuto uso) punta oggi a ingenerare e stimolare sensi di colpa collettivi, per aver ad esempio sfruttato ed inquinato l’ambiente, essersi dimostrati troppo conservatori sul piano dei diritti civili, vedi la difesa della famiglia tradizionale, ecc ….., e quella dell’autocritica è una strada che può far presa, come accadde all’incirca 65 anni fa, quando c’era chi semmai “ripudiava” il proprio stato di benessere.
E’ una linea di pensiero essenzialmente protestataria, che non avendo di fatto alternative da proporre cerca verosimilmente di evitare il confronto e il contraddittorio, cosa che spiegherebbe il non voler far esprimere voci ritenute casomai differenti dalla propria, il che è piuttosto lontano da una concezione liberal democratica della società, ma del resto è da lungo tempo a questa parte che un determinato versante politico non applica la massima di cui alla “famosa frase attribuita a Voltaire (che non é di Voltaire) e cioè io disprezzo ciò che dici ma mi batterò anche al rischio della morte perché tu possa continuare a dirlo”, e credo ci fosse modo di averlo capito già da un pezzo.
Paolo Bolognesi 23.05.2023