Di Alessandro Perelli
A chi credere? Quello che sta accadendo in Francia, dopo l’approvazione della Legge sulla Riforma delle pensioni si presenta a diverse interpretazioni. Da una parte c’è chi disegna un Paese in rivolta, arrivato a vari scioperi generali, con tutte le forze sindacali in aperto contrasto con il Governo, con i leaders della sinistra, Jean Luc Melenchon, e della destra Marine Le Pen.
I leader dell’opposizione si dicono sicuri della prossima caduta dell’ Esecutivo e della perdita di credibilità di Emmanuel Macron. A dare corda a questa versione si cita anche il fatto che la Premier Borne sia stata costretta a riaprire il confronto con le parti sociali per migliorare la legge che quindi, di fatto, è ancora in un periodo di sospensione.
In aperto contrasto, c’è chi considera ormai superato da parte di Macron e del Governo, lo scoglio e il ricorso all’articolo 49.3 della Costituzione (introdotto da Charles De Gaulle), per fare approvare la riforma senza passare dal voto del Parlamento, pienamente legittimo.
Interpretazione suffragata dal fatto che la aumento dell’età pensionabile era parte integrante del programma elettorale delle presidenziali. La netta vittoria di Macron ha dimostrato l’evidente apprezzamento dei francesi.
Le mozioni di sfiducia presentate al Governo Borne nei giorni scorsi, erano state respinte, segno evidente che si voleva prolungare la vita dell’Esecutivo. Tuttavia sembra che si voglia continuare nel braccio di ferro. La mobilitazione in vari settori del lavoro continua ,gli scioperi si ripetono anche se la partecipazione è numericamente sempre minore.
Aumentano invece gli episodi di violenza, spesso alimentati da gruppuscoli estremistici che cercano di favorire il caos istituzionale e vengono presi di mira dalle proteste, appositamente, luoghi simbolo, come i danni inferti dai dimostranti al famoso ristorante della capitale La Rotonde, uno dei preferiti del Presidente della Repubblica Macron.
È andato a vuoto il tentativo della Premier Borne di mettere attorno a un tavolo tutte le sigle sindacali per cercare di venire incontro ad alcune richieste di modifica della norma contrastata, e di confrontarsi sulla prossima legge sul lavoro .
Il Tavolo è subito saltato. I sindacati lo hanno immediatamente abbandonato quando la Borne ha ribadito la volontà di andare avanti con la riforma delle pensioni, e non accettare modifiche sullo slittamento di due anni dell’età pensionabile. L’univoco atteggiamento dei sindacati ha coinvolto anche la Cgt, che sembrava più disposta al dialogo.
Intanto Emmanuel Macron è a Pechino, dove incontra Xi Jimping, ribadendo il ruolo costruttivo per i rapporti con la Cina. Il presidente fa sapere di sentirsi pienamente legittimato nell’aver promosso una riforma indispensabile per risanare i bilanci e le casse dello Stato. Secondo Macron non era mai successo che le parti sociali riformiste avessero un atteggiamento così intransigente e contrario alla trattativa.
Il 14 aprile vi sarà l’ultimo passaggio istituzionale, anche se non vincolante, per la nuova normativa sull’aumento dell’età pensionabile. Il Consiglio Costituzionale, formato da nove saggi di varia estrazione tecnica e politica, si esprimerà dando il parere definitivo sulla legge di riforma.
L’attesa è grande perché è l’ultima possibilità di evitare l’entrata in vigore della riforma. Le probabilità che si giunga a una censura totale o parziale della normativa, sono basse.
Più facile, invece, che il Consiglio detti alcune raccomandazioni sulla sua applicazione. Resta da vedere anche quale sarà la strategia delle forze di sinistra e di destra, che in Parlamento hanno contrastato il provvedimento. Jean Luc Melenchon ha già fatto sapere che continuerà nell’appoggiare quella che definisce una sacrosanta protesta popolare, mente Marine Le Pen, pur proseguendo l’opposizione alla legge, sembra orientata a rilanciare in primo luogo la sua crociata contro i migranti.
Infine ci sono i gollisti che, sapendo di essere numericamente indispensabili per la sopravvivenza dell’Esecutivo, cercano nuovi spazi di potere e di sottogoverno.