“Ormai la frittata è fatta”. L’ esclamazione, che implica rassegnazione, si utilizza per commentare quanto è avvenuto in Niger, con il colpo di stato che ha portato al potere i militari. Dando inoltre per scontato l’ulteriore influenza africana di Putin (con le bandiere russe sventolate nelle manifestazioni popolari a sostegno del golpe) e il via libera ai migranti che da questo Paese raggiungono il nord Africa per imbarcarsi verso l’Europa. Ma è vero che solo un intervento armato dai Paesi africani contrari al colpo di stato dei militari (con il placet soprattutto della Francia, colpita nei suoi interessi economici) ripristinerebbe la situazione precedente di legalità democratica? Esiste ancora una via diplomatica che permetta di evitare lo spargimento di sangue? L’ Ecowas (la Comunità economica che riunisce gli Stati dell’ Africa Occidentale), l’ Unione Africana e le Nazioni Unite stanno provando ma finora senza grandi risultati. I rappresentanti delle tre istituzioni che si sono recati a Niamey dal Presidente del Niger Bola Tinubu non sono neanche stati ricevuti dai militari guidati da Abdourahmane Tehiani. E rimane sempre incerta la sorte di quello che era lì legittimo Presidente Mohamed Bazoum, arrestato durante il golpe. Bisogna anche dire che Ecowas e Unione Africana la pensano diversamente su cosa fare in caso di insuccesso delle trattative: l’una favorevole ad un intervento armato l’altra assolutamente contraria. Gli Stati Uniti invece paiono in una situazione di attesa con il Segretario di Stato Blinken convinto di poter ancora giocare una carta verso la ricomposizione della situazione. E questa carta ha un nome e un cognome. Si tratta del generale Moussa Salaou Barmou che si è formato nelle accademie militari americane ed ha sempre avuto un ruolo di raccordo con l’ Amministrazione USA. Di lui si ricorda il ruolo di comando di un corpo speciale di soldati nigeriani addestrati dai berretti verdi. Dopo il colpo di stato del 26 luglio, che ha appoggiato, Barmou e’ stato nominato capo di stato maggiore e ha continuato ad avere buone relazioni con gli americani pur non potendosi avvalere più per il momento del loro aiuto contro gli islamisti di al Qaida che continuano a compiere attentati terroristici nel Paese. E dell’esistenza di questo dialogo se ne è avuta conferma da un incontro avvenuto nella capitale Niamey tra la vice sottosegretaria di stato Usa Victoria Nuland e lo stesso Barmou. Le porte chiuse al proseguimento della trattativa sono per ora rappresentate dalla richiesta degli Stati Uniti di fare tornare al suo posto il vecchio Presidente Bazoum, ma almeno si è riscontrato che sedersi attorno a un tavolo sia possibile anche con i militari golpisti. C’è da rilevare peraltro l’ulteriore sforzo di accreditamento portato avanti dai militari adesso al potere. Oltre a Mali e Ciad , che si sono schierati a loro fianco anche l’Algeria si è detta disponibile a dare una mano per la ricomposizione della situazione prendendo atto di quanto avvenuto. E sembra questa al momento la via realistica da percorrere. Il problema rimangono le condizioni necessarie che dal punto di vista internazionale non possono prescindere dalle garanzie per il futuro per il Presidente deposto, la lotta contro l’estremismo islamico, la non dipendenza da Putin. L’ altra soluzione potrebbe essere aiutare concretamente chi , come Ag Boula. ex Ministro della Sicurezza, si è posto alla guida di un fronte interno contrario al colpo di stato militare. Personaggio discusso, Ag Boula si è sempre battuto contro il centralismo dichiarandosi a favore dell’indipendenza di due regioni del nordovest del Niger. Ma sui suoi propositi oggi dichiarati di ripristinare le libertà democratiche, sulla consistenza dei nigerini che lo seguirebbero e sulla sua credibilità interna e internazionale non si fa’ molto affidamento.
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Autore. Alessandro Perelli è Vice Presidente di ALDA (Associazione del Consiglio d'Europa) e membro del Consiglio di amministrazione, in rappresentanza della Regione Friuli-Venezia Giulia, Italia. Dal 1980 ha lavorato alla Regione e dal 1999 presso il Servizio Relazioni Internazionali dove si è occupato di progetti e accordi di cooperazione internazionale fino ad agosto 2017. Dal 2000, anno in cui la Regione Friuli-Venezia Giulia è entrata a far parte di ALDA, Perelli ne ha seguito la vita associativa per conto della regione , facendo parte del Consiglio Direttivo, dove ricopre dal 2016 il ruolo di Vice Presidente. È particolarmente interessato all'area del Mediterraneo e alla creazione delle nuove Agenzie della Democrazia Locale in Tunisia e Marocco. Inoltre, Perelli ha seguito le attività delle Agenzie a Verteneglio, nell'Istria croata e Gyumri in Armenia con cui è associata la Regione Friuli-Venezia Giulia e Niksic in Montenegro di cui la Regione che rappresenta è capofila. Ha partecipato ai lavori preparatori della neonata Rete Balcanica per la Democrazia Locale (BNLD) svolgendo attività di promozione di ALDA in qualità di ambasciatore organizzando convegni di cui uno a Lecce con la presenza di enti e associazioni locali e uno all'Università di Trieste insieme a l'Associazione giovanile serba. Inoltre, per conto della Regione Friuli-Venezia Giulia, è entrato a far parte della Commissione Consultiva Nazionale sulla nuova Legge di Cooperazione e del Gruppo di Lavoro Interregionale Nazionale, occupandosi in particolare del tema dell'adesione dei Paesi dei Balcani Occidentali all' Unione Europea e alla creazione di un mercato unico, proseguendo la collaborazione con la Camera di Commercio serba anche dopo il suo pensionamento. Alessandro Perelli ha inoltre svolto attività politica come segretario provinciale del Psi, assessore e consigliere comunale di Trieste. Ha collaborato scrivendo articoli di politica estera per il quotidiano Avanti! i e oggi per la Giustizia online È anche presidente dell'Associazione Culturale "Socialisti liberali triestini".