di Alessandro Perelli
Un milione e duecentomila francesi secondo il Ministero degli Interni ( il doppio secondo i sindacati ) hanno partecipato in varie città alla mobilitazione di martedì 31 gennaio indetta contro la riforma delle pensioni annunciata e presentata in questi giorni in Parlamento per volere di Emmanuel Macron. La riforma faceva già parte del programma elettorale predisposto dallo stesso nella campagna elettorale vincente per le presidenziali e ribadita dal suo partito nella successiva tornata legislativa. Si tratta, in pratica, di una “Fornero” transalpina ma solo per quanto riguarda l’intendimento di risanare il bilancio adeguandosi a quanto è stato fatto in vari Stati dell’Unione Europea. In realtà la normativa, presentata dal Governo di Elisabeth Borne, oltre a prevedere l’aumento dell’ età pensionabile da 62 a 64 anni fissa anche l’entità delle pensioni minime a 1200 euro e presenta una gradualità delle modifiche che dovrebbe portare in un paio d’anni al raggiungimento degli obiettivi e alla cancellazione dell’attuale deficit prodotto da uno stato di cose non più sostenibile. Su questa riforma Macron si gioca molto del suo futuro come Presidente. E l’ inquilino dell’Eliseo ne è ben conscio. Il suo attivismo sul piano internazionale è concentrato in questo momento sulla solidarietà all’Ucraina con l’invio di armi a Kiev e in prima fila sulle sanzioni contro la Russia ma non appiattito sulle posizioni USA e lasciando sempre aperto uno spiraglio per una trattativa di pace con Putin. Macron deve fare i conti da una parte con l’opposizione della destra di Marine Le Pen contraria a fornire armamenti a Zelensky dall’altra a quella di Jean-Luc Melenchon in difficoltà nelle ultime settimane per problemi interni che gli rendono sempre più problematico tenere insieme le varie forze di sinistra che , unendosi ,gli avevano permesso di ottenere un indubbio successo nelle ultime politiche e amministrative e nel primo turno delle presidenziali. Indietro non si torna : è questo il leitmotiv del Presidente francese e della Premier Borne nonostante la grande partecipazione dei cittadini alla protesta indetta da tutti i sindacati e i sondaggi che indicano che oltre il 60% dei francesi sia in disaccordo con la riforma. Il problema sta ovviamente nei numeri all’ interno del Parlamento che dovrà esprimersi nei prossimi giorni e che ha già cominciato ad esaminare il testo della riforma . Come è noto En Marche e i partiti alleati non sono riusciti ad ottenere quella maggioranza assoluta che garantirebbe l’approvazione di questo provvedimento tanto che il Governo Borne si trova spesso in difficoltà a fare passare i suoi provvedimenti rischiando più volte di finire sotto su mozioni di sfiducia che finora non hanno avuto successo per le divisioni all’ interno dell’ opposizione o perché non supportate dal voto dei gollisti che non intendono mischiarsi tra le fila dei parlamentari della Le Pen e di Melenchon. Ed è appunto sul voto di questi che si basano le speranze di un via libera del provvedimento nell’ aula dell’ Assemblea. I gollisti non sembrano contrari all’ aumento dell’ età pensionabile anche se chiedono qualche modifica al testo presentato e soprattutto qualche corrispettivo in termini politici. Su questo sono in corso delle trattative più o meno esplicite con Macron che però procede risoluto. Anche perché se il Governo finisse in minoranza sulla riforma delle pensioni probabilmente sceglierebbe la strada della elezioni anticipate sciogliendo il Parlamento in un momento in cui le tensioni interne e internazionali gli consentirebbero probabilmente di continuare a rappresentare per i francesi il principale riferimento di governabilità e di rinnovamento.