Di Marco Andreini.
La Meloni, con una mossa a sorpresa, ha convocato per domani a Palazzo Chigi le opposizioni per discutere di salario minimo.
Si ha la netta sensazione che tutto il fronte ammaliato dallo slogan, salario minimo per tutti, non abbia contezza di quanto sia debole la posizione di quei partiti che di fatto, pur comandando il vapore, non hanno fatto nulla.
Tant’è, il tema si impone, e allora andiamo a esaminarlo, la Meloni oggi ha ribadito la sua contrarietà, in quanto sostiene che una legge potrebbe essere addirittura controproducente e creare più danni che vantaggi.
Il Sindacato è diviso, perché è evidente che laddove si definisca una cifra minima per legge, ne verrebbe meno la sua stessa essenza di attore fondamentale nella definizione di salari e stipendi.
Come ha fatto rilevare anche il presidente Bonomi, tutti i contratti dell’industria hanno i minimi tabellari di molto superiori ai 9 euro previsti nella proposta del fronte, i problemi sussistono, senza dare i numeri del lotto in tre ambiti, logistica, vigilanza, agricoltura, coll. domestiche, raider, e alcuni ambiti del commercio.
Il tutto ovviamente sta in piedi solo se si parla di netto e solo se si fa riferimento ai minimi tabellari, se invece come è scritto nella loro proposta, i 9 sono lordi e il riferimento è il Tec, (trattamento economico complessivo) qui casca l’asino.
Esiste però un tema che è noto solo agli addetti al settore e che è alla base di tutto, ed è lo scambio politico che una parte del sindacato confederale, UIL e Cgil vuole, e cioè quella di riconquistare il peso contrattuale che ha perso, per legge, inventando il tema dei contratti pirata, che di fatto rappresenta solo il 3% di tutti i contratti depositati al CNEL.
Il contratto del commercio è scaduto da 5 anni e anche su questo è paradossale che nell’unico paese di Europa, dove la gente lavora anche a Natale, non si sia neanche stati in grado di portare le controparti ai rinnovi contrattuali, che ovviamente aumenterebbero i minimi.
È davvero singolare e anticostituzionale, la pretesa dei sindacati confederali, di voler essere considerati di fatto come gli unici sindacati legittimati a stare ai tavoli, con Governo e controparti.
Ormai da molto tempo, nella scuola, nella logistica, nei meccanici, finanche nei rider, la perdita di consenso dei sindacati confederali è davvero spaventosa e constatabile nei numeri degli iscritti, altro che contratti pirata.
Per rendere l’idea, vorrei che in ambito somministrazione, ci si domandasse a che titolo CGIL,CISL, UIL, possano chiedere alle aziende 10 euro annui per ogni lavoratore inviato in missione dalle agenzie, indipendentemente dagli iscritti ai sindacati. A quale titolo possono impedire ad altri sindacati di poter partecipare alla gestione dell’ente preposto alla formazione, stabilito per legge.
A nessun titolo, perché gli art 39 e 40 della Carta fanno riferimento a associazioni libere di lavoratori, così come quelle degli imprenditori, e affidano alla contrattazione, e non alla politica, la definizione dei livelli retributivi.
E non a caso, la CISL ha messo in campo la proposta della partecipazione dei lavoratori alla vita delle aziende.
Chi scrive, già nell1987, propose sull’Avanti, quello storico, che i lavoratori, destinando una parte del TFR, potessero acquistare le azioni delle aziende(Telit), proprio perché in una società capitalistica, l’azienda è un bene sociale, nel quale non solo chi apporta capitale deve poter comandare.
E se mi è concesso, una associazione liberal socialista, come questa, dovrebbe avere come orizzonte la partecipazione dei lavoratori, così come è previsto nella carta costituzionale dell’Europa.
E bene ha fatto Italia Viva a non fornire sponda a una operazione che ha solo il sapore della propaganda e non tiene conto delle tante conquiste, vedi l’accordo Ciampi ’93, che un sindacato forte del suo peso contrattuale, seppe ottenere per tutti i lavoratori e che permise all’Italia di entrare in Europa.
Si ha la netta sensazione che tutto il fronte ammaliato dallo slogan, salario minimo per tutti, non abbia contezza di quanto sia debole la posizione di quei partiti che di fatto, pur comandando il vapore, non hanno fatto nulla.
Tant’è, il tema si impone, e allora andiamo a esaminarlo, la Meloni oggi ha ribadito la sua contrarietà, in quanto sostiene che una legge potrebbe essere addirittura controproducente e creare più danni che vantaggi.
Il Sindacato è diviso, perché è evidente che laddove si definisca una cifra minima per legge, ne verrebbe meno la sua stessa essenza di attore fondamentale nella definizione di salari e stipendi.
Come ha fatto rilevare anche il presidente Bonomi, tutti i contratti dell’industria hanno i minimi tabellari di molto superiori ai 9 euro previsti nella proposta del fronte, i problemi sussistono, senza dare i numeri del lotto in tre ambiti, logistica, vigilanza, agricoltura, coll. domestiche, raider, e alcuni ambiti del commercio.
Il tutto ovviamente sta in piedi solo se si parla di netto e solo se si fa riferimento ai minimi tabellari, se invece come è scritto nella loro proposta, i 9 sono lordi e il riferimento è il Tec, (trattamento economico complessivo) qui casca l’asino.
Esiste però un tema che è noto solo agli addetti al settore e che è alla base di tutto, ed è lo scambio politico che una parte del sindacato confederale, UIL e Cgil vuole, e cioè quella di riconquistare il peso contrattuale che ha perso, per legge, inventando il tema dei contratti pirata, che di fatto rappresenta solo il 3% di tutti i contratti depositati al CNEL.
Il contratto del commercio è scaduto da 5 anni e anche su questo è paradossale che nell’unico paese di Europa, dove la gente lavora anche a Natale, non si sia neanche stati in grado di portare le controparti ai rinnovi contrattuali, che ovviamente aumenterebbero i minimi.
È davvero singolare e anticostituzionale, la pretesa dei sindacati confederali, di voler essere considerati di fatto come gli unici sindacati legittimati a stare ai tavoli, con Governo e controparti.
Ormai da molto tempo, nella scuola, nella logistica, nei meccanici, finanche nei rider, la perdita di consenso dei sindacati confederali è davvero spaventosa e constatabile nei numeri degli iscritti, altro che contratti pirata.
Per rendere l’idea, vorrei che in ambito somministrazione, ci si domandasse a che titolo CGIL,CISL, UIL, possano chiedere alle aziende 10 euro annui per ogni lavoratore inviato in missione dalle agenzie, indipendentemente dagli iscritti ai sindacati. A quale titolo possono impedire ad altri sindacati di poter partecipare alla gestione dell’ente preposto alla formazione, stabilito per legge.
A nessun titolo, perché gli art 39 e 40 della Carta fanno riferimento a associazioni libere di lavoratori, così come quelle degli imprenditori, e affidano alla contrattazione, e non alla politica, la definizione dei livelli retributivi.
E non a caso, la CISL ha messo in campo la proposta della partecipazione dei lavoratori alla vita delle aziende.
Chi scrive, già nell1987, propose sull’Avanti, quello storico, che i lavoratori, destinando una parte del TFR, potessero acquistare le azioni delle aziende(Telit), proprio perché in una società capitalistica, l’azienda è un bene sociale, nel quale non solo chi apporta capitale deve poter comandare.
E se mi è concesso, una associazione liberal socialista, come questa, dovrebbe avere come orizzonte la partecipazione dei lavoratori, così come è previsto nella carta costituzionale dell’Europa.
E bene ha fatto Italia Viva a non fornire sponda a una operazione che ha solo il sapore della propaganda e non tiene conto delle tante conquiste, vedi l’accordo Ciampi ’93, che un sindacato forte del suo peso contrattuale, seppe ottenere per tutti i lavoratori e che permise all’Italia di entrare in Europa.