di Lucia Abbatantuono.
La Guardia di Finanza di Lecce, su disposizione della magistratura di Potenza, ha arrestato e posto ai domiciliari un magistrato, un avvocato e tre commercialisti: Massimo Bellantone, Alberto Russi, Marcello Paglialunga ed Emanuele Liaci. Il magistrato in questione è Pietro Errede, giudice 57enne già indagato per corruzione e turbativa d’asta, e fino a stamane in servizio presso il Tribunale di Bologna. L’inchiesta era partita un anno fa grazie a un esposto anonimo; le indagini avevano ben presto portato alla luce un fitto giro di nomine e incarichi pilotati negli ambienti del Tribunale fallimentare di Lecce. Tra i reati contestati rileva anche una presunta interferenza in asta giudiziaria in cambio di favori. In totale gli indagati sono dieci, molti dei quali a piede libero, come un altro magistrato operativo nel medesimo Tribunale leccese del collega già assicurato alla giustizia, e altri due avvocati (uno del Foro di Lecce e uno di quello romano). Le accuse contestate a vario titolo nel provvedimento cautelare emesso dal GIP del Tribunale di Potenza sono: concussione, corruzione in atti giudiziari, turbata libertà degli incanti ed estorsione.
L’accusa specifica che ha raggiunto Errede è quella di «Uso dell’attività lavorativa per utilità personali». Fino alla metà del 2022 ricopriva la funzione di Giudice Civile delegato alle procedure concorsuali e Giudice delle esecuzioni immobiliari presso la Sezione Commerciale del Tribunale di Lecce. Nell’ottobre del medesimo anno, appena ricevuto l’avviso di garanzia inerente al procedimento in essere, venne trasferito d’ufficio al Tribunale di Bologna, col plenum dei voti del CSM. Dal 2010 al 2013 Errede è stato Giudice Coordinatore della sezione distaccata di Monopoli del Tribunale di Bari ed anche componente del collegio penale giudicante nel Processo DDA “Domino” in materia di criminalità organizzata, con funzioni anche di giudice delegato per Ie amministrazioni giudiziarie dei numerosi beni e societå in sequestro. La sua esperienza si rileva anche più approfondita: fino al 2015 ha svolto funzioni di Giudice della Corte di Assise di Bari a latere in numerosi processi per omicidi, anche connessi a delitti di criminalitå organizzata, riduzione in schiavitü ed altri di competenza della Corte. Ha anche svolto attività di Magistrato affidatario dei Giudici Onorari in tirocinio presso il Tribunale di Bari, e di laureati specializzandi in tirocinio e di stagisti. E’ stato anche relatore nel Collegio del Riesame presso il Tribunale della Libertà di Bari, redigendo complesse ordinanze in materia di criminalità organizzata mafiosa e omicidi nonché di armi e delitti contro la persona e famiglia.
Il GIP di Potenza che ha ordinato l’arresto del giudice pugliese traccia un quadro indiziario strutturato: «E’ emerso l’uso strumentale dell’attività giudiziaria utilizzata per procacciare utilità personali non solo al magistrato (vacanze, preziosi, device, feste) ma anche ai professionisti che ruotavano intorno a lui, che beneficiavano degli incarichi dati dal magistrato e che per questo lo ricambiavano».
Le indagini furono avviate nell’estate del 2021 su segnalazione anonima, e si sono basate sull’ascolto di testimoni e parti offese, e hanno fatto ampio uso di intercettazioni telefoniche e ambientali, sequestro di documenti e approfondimenti su tabulati telefonici, messaggi e atti giudiziari. In uno specifico filone dell’inchiesta due degli arrestati avrebbero costretto privati (le cui aziende erano in amministrazione giudiziaria) a dare denaro che poi non è risultato versato a Errede. Si era avviato, di fatto, «un meccanismo di reciproco scambio, fondato, da una parte, sull’assegnazione degli incarichi maggiormente remunerativi da parte del giudice a vari professionisti e, dall’altra, sull’ottenimento da parte del giudice di regalie e altre utilità».
Il GIP di Potenza ha ordinato anche sequestri preventivi «nella forma diretta o per equivalente» a carico degli indagati, di valore pari al «profitto illecito conseguito».
Errede era tra gli enfants prodige della magistratura: vincitore, giovanissimo, di un primo dottorato di ricerca in Diritto civile all’università di Salerno e di un secondo dottorato di ricerca in Diritto penale all’università di Parma, è stato anche docente di diritto amministrativo e di diritto e procedura penale sia presso la Scuola di Polizia Penitenziaria di Parma che nelle Scuole di Specializzazione per le professioni legali delle Università di Parma e Bologna. Fino al 2019 ha anche insegnato nella Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione negli ambiti relativi alle misure di prevenzione patrimoniali antimafia e di gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata.
L’accusa specifica che ha raggiunto Errede è quella di «Uso dell’attività lavorativa per utilità personali». Fino alla metà del 2022 ricopriva la funzione di Giudice Civile delegato alle procedure concorsuali e Giudice delle esecuzioni immobiliari presso la Sezione Commerciale del Tribunale di Lecce. Nell’ottobre del medesimo anno, appena ricevuto l’avviso di garanzia inerente al procedimento in essere, venne trasferito d’ufficio al Tribunale di Bologna, col plenum dei voti del CSM. Dal 2010 al 2013 Errede è stato Giudice Coordinatore della sezione distaccata di Monopoli del Tribunale di Bari ed anche componente del collegio penale giudicante nel Processo DDA “Domino” in materia di criminalità organizzata, con funzioni anche di giudice delegato per Ie amministrazioni giudiziarie dei numerosi beni e societå in sequestro. La sua esperienza si rileva anche più approfondita: fino al 2015 ha svolto funzioni di Giudice della Corte di Assise di Bari a latere in numerosi processi per omicidi, anche connessi a delitti di criminalitå organizzata, riduzione in schiavitü ed altri di competenza della Corte. Ha anche svolto attività di Magistrato affidatario dei Giudici Onorari in tirocinio presso il Tribunale di Bari, e di laureati specializzandi in tirocinio e di stagisti. E’ stato anche relatore nel Collegio del Riesame presso il Tribunale della Libertà di Bari, redigendo complesse ordinanze in materia di criminalità organizzata mafiosa e omicidi nonché di armi e delitti contro la persona e famiglia.
Il GIP di Potenza che ha ordinato l’arresto del giudice pugliese traccia un quadro indiziario strutturato: «E’ emerso l’uso strumentale dell’attività giudiziaria utilizzata per procacciare utilità personali non solo al magistrato (vacanze, preziosi, device, feste) ma anche ai professionisti che ruotavano intorno a lui, che beneficiavano degli incarichi dati dal magistrato e che per questo lo ricambiavano».
Le indagini furono avviate nell’estate del 2021 su segnalazione anonima, e si sono basate sull’ascolto di testimoni e parti offese, e hanno fatto ampio uso di intercettazioni telefoniche e ambientali, sequestro di documenti e approfondimenti su tabulati telefonici, messaggi e atti giudiziari. In uno specifico filone dell’inchiesta due degli arrestati avrebbero costretto privati (le cui aziende erano in amministrazione giudiziaria) a dare denaro che poi non è risultato versato a Errede. Si era avviato, di fatto, «un meccanismo di reciproco scambio, fondato, da una parte, sull’assegnazione degli incarichi maggiormente remunerativi da parte del giudice a vari professionisti e, dall’altra, sull’ottenimento da parte del giudice di regalie e altre utilità».
Il GIP di Potenza ha ordinato anche sequestri preventivi «nella forma diretta o per equivalente» a carico degli indagati, di valore pari al «profitto illecito conseguito».
Errede era tra gli enfants prodige della magistratura: vincitore, giovanissimo, di un primo dottorato di ricerca in Diritto civile all’università di Salerno e di un secondo dottorato di ricerca in Diritto penale all’università di Parma, è stato anche docente di diritto amministrativo e di diritto e procedura penale sia presso la Scuola di Polizia Penitenziaria di Parma che nelle Scuole di Specializzazione per le professioni legali delle Università di Parma e Bologna. Fino al 2019 ha anche insegnato nella Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione negli ambiti relativi alle misure di prevenzione patrimoniali antimafia e di gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata.