di Lidano Grassucci
Ma che paese strano, questo strano paese. Per fare cose normali servono leggi speciali per derogare leggi normali. Una follia. Per fare, meglio rifare, il ponte di Genova hanno dovuto “derogare” a tutto e in una manciata di mesi eccolo il ponte fatto. Con le leggi ordinarie? Sarebbe da fare.
Ascolto per radio in auto un gr, parlano di siccità. Dicono che ha piovuto poco più della metà rispetto al solito, quindi? Bisogna trattenere l’acqua e c’è un piano dei consorzi di bonifica, ci sono pure i soldi ma… la burocrazia blocca tutto e a dirlo è il ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida. Lui indica, quindi, la necessità di una deroga alle norme normali. Si fa anche un decreto per derogare le leggi normali altrimenti il Pnrr salta, i soldi restano non spesi. Si deroga poi, puntualmente, per ogni calamità naturale altrimenti con le norme normali, sarebbe terremoto per sempre, alluvione indeterminata, e siccità eterna
Ora, avevo una amica che ha lasciato il primo fidanzato. Possibile, la colpa ero certo di lui. Poi lascia il secondo ed è facile dire che lo str…. è sempre lui. Quando viene lasciato il terzo c’è umana solidarietà per la sua sfortuna sentimentale, al quarto il dubbio che qualche cosa di sbagliato avesse lei è sorto, confermato al quinto.
Questo per dire che se per ogni cosa serve una deroga evidentemente la norma ordinaria non funziona, è quella da cambiare per evitare di aver bisogno di derogare, di fare altre norme che poi generano a loro volta provvedimenti applicativi, in un corto circuito in cui tutto diventa strano, anomalo.
Come se un uomo per vivere dovesse derogare alla vita.
“L’Italia è una Repubblica fondata sulla deroga”, sosteneva Paolo Ungari.
Questa diventa, la deroga, l’unico modo per comprendere cosa fare a fronte di una normativa che sedimentata nel tempo non sa più cosa fare, quel è il percorso da seguire.
Lo stesso decreto del governo di febbraio sulla semplificazione del Piano Nazionale di ripresa e resilienza consta di 58 articoli, oltre 80 pagine. Un mare di parole per evitare di cadere nella palude della normativa normale.
Gli atti normativi in vigore sono 111.000, senza le normative regionali.
La deroga diventa una necessità come avere il machete nella foresta, ma crea anche un margine di potere enorme nell’esecutivo che, in teoria, ha potere di modellare la deroga ai bisogni contingenti bypassando il parlamento in nome della “necessità e urgenza” che diventa normale prassi: le leggi ci sono, ma è come il quadro con la foto che sta appeso alla parete, ma lui non mangia con gli altri perché è solo un ricordo, dato che è morto.
Un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista guarda alla prossima generazione
Alcide De Gasperi
Ma oggi guardiamo manco alle elezioni ma a come farle in deroga, prendendo atto che votano i meno e i più, non andando a votare, le hanno già derogate.