Il futuro immaginato dall’economista John M. Keynes sembra sempre più lontano. Nel 1930, Keynes avanzò l’ipotesi che, grazie all’aumento della ricchezza e dei progressi tecnologici, nessuno avrebbe più lavorato più di 15 ore a settimana. Oggi, a distanza di quasi un secolo, sembra che siamo molto lontani da quella visione.
Lavoro e dipendenza
Il lavoro è diventato sempre più centrale nelle nostre vite, tanto da dare origine alla dipendenza da esso, il workaholism. Il lavoro rappresenta per molti di noi un’identità, un senso di realizzazione personale. Lavoriamo per raggiungere una posizione sociale e per guadagnare denaro. Tuttavia, questa dipendenza dal lavoro ci porta a dedicargli sempre più tempo e attenzione, fino a diventare schiavi di esso.
Il lavoro come essenza della vita
Il pensiero di Thomas Carlyle, elaborato nell’800, ha influito notevolmente sulla nostra cultura e sulla nostra concezione del lavoro. Secondo Carlyle, il lavoro non è solo un mezzo per soddisfare i bisogni materiali, ma costituisce l’essenza stessa della vita. Questa idea si è diffusa in molte parti del mondo e ha influenzato la nostra società a tal punto che da piccoli studiamo e ci formiamo per trovare un’occupazione, mentre da grandi il nostro ruolo nella società viene definito dalla posizione lavorativa.
Reputazione e senso di colpa
La società valuta le persone in base al lavoro che svolgono e a quanto sono “produttive”. Chi si realizza attraverso il lavoro gode di una buona reputazione, mentre chi non ha un lavoro viene spesso giudicato con disprezzo. Questo porta molte persone a sentire un senso di colpa se non lavorano abbastanza o se non raggiungono i risultati sperati. Il lavoro diventa così una sorta di carico emotivo che pesa sulla nostra vita.
Lo stress del lavoro
Il lavoro non è solo una fonte di stress perché le attività che svolgiamo ci mettono alla prova, ma anche perché spesso carichiamo il lavoro di valori e aspettative che dovrebbero rientrare in altre sfere della nostra vita. Inoltre, il lavoro ci spinge spesso a rinunciare alla nostra vita privata, alla nostra famiglia e ai nostri hobby, a tutto ciò che ci fa stare bene. Questo ci porta ad avere un livello di stress sempre più alto, con ripercussioni sulla nostra salute fisica e mentale.
Il lavoro del futuro

In primo luogo, la diffusione delle nuove tecnologie sembra poter consentire una riduzione della settimana lavorativa. In molti paesi, si stanno sperimentando forme di lavoro flessibile, come il lavoro da casa o il lavoro a tempo parziale, che consentono di conciliare meglio vita lavorativa e vita privata. Inoltre, l’automazione dei processi produttivi potrebbe consentire di ridurre il numero di ore lavorative necessarie per produrre beni e servizi.
Tuttavia, se da un lato queste tendenze sembrano poter portare a un progressivo allentamento della pressione lavorativa, dall’altro è necessario considerare anche il lato negativo delle nuove tecnologie. Infatti, il lavoro è sempre più sottoposto a una competizione globale, che spinge le aziende a cercare di ridurre i costi e a sfruttare le nuove tecnologie per sostituire la forza lavoro umana.
In questo contesto, diventa importante cercare di immaginare modi alternativi di organizzazione del lavoro. Una delle prospettive più interessanti è quella del lavoro cooperativo, ovvero la creazione di organizzazioni di lavoro gestite democraticamente dai lavoratori stessi. Questo modello, che ha radici storiche profonde nell’esperienza del movimento operaio e delle cooperative, potrebbe consentire di conciliare la necessità di produrre beni e servizi con quella di garantire il benessere dei lavoratori e il rispetto dell’ambiente.
Inoltre, è importante prendere coscienza del fatto che la dipendenza dal lavoro non è solo un problema individuale, ma è anche il risultato di una cultura sociale che valorizza eccessivamente la produttività e la competizione. In questo senso, diventa importante promuovere una cultura del tempo libero, che valorizzi le attività creative, artistiche e ricreative, e che consenta di costruire relazioni significative e di condividere esperienze di vita.
E ‘ importante promuovere una riflessione critica sulle conseguenze sociali ed economiche del modello produttivo attuale.
La crescita economica non può essere considerata un fine in sé stesso, ma deve essere valutata sulla base dei suoi effetti sul benessere delle persone e dell’ambiente. In questo senso, diventa importante sostenere la ricerca e la diffusione di modelli alternativi di sviluppo economico, basati sulla sostenibilità ambientale, sulla giustizia sociale e sulla partecipazione democratica.
In sintesi, il futuro del lavoro dipende dalle scelte che faremo come società. Se saremo capaci di immaginare modelli alternativi di organizzazione del lavoro e di promuovere una cultura del tempo libero e della sostenibilità, potremo costruire un futuro in cui il lavoro sia al servizio delle persone e non viceversa.