La dimenticanza

Si tratta di un vizio della politica italiana. E’ un po’ come la lontananza che, cantava Domenico Modugno, “é come il vento”. E naturalmente nel vento si disperde. Come ha riferito la nostra brava Lucia Abbatantuono da Torino il vecchio Occhetto ha testualmente dichiarato in una conferenza tenuta nella città sabauda che lui non ha mai sciolto il Pci nel 1989 e che, se qualcuno avesse l’ardire di scriverlo, sarebbe stato da lui denunciato. Verrebbe da dire: con ampia facoltà di prova contraria. Forse Achille ha seri problemi di memoria, ma che il Pci, con la svolta e poi attraverso due congressi nel giro di due anni, finì al capolinea dando poi vita, nel 1991 al Pds, é  cosa risaputa. Dimenticanza o smemoratezza. Lo smemorato Walter, d’altronde, più di una volta ha confessato di non essere mai stato comunista, mentre il suo alter ego, o lider Massimo, che voleva mandare sotto processo Craxi (disse testualmente che “l’unica sua passione era l’odio verso di noi (comunisti ndr)”, poi gli propose, dopo la morte del leader socialista, i funerali di Stato. Ma era in esilio, Bettino, o latitante? Funerali di stato per un latitante, come lo chiamava la magistratura italiana? Dimenticanze o latitanze, dunque. E che dire della questione del nome che sta lacerando il fronte congressuale. Partito democratico o Partito del lavoro. Non sia mai che a qualcuno venga l’idea di chiamarlo come quello europeo al quale pure sono iscritti e cioè socialista. No, perché, anche se a Torino Occhetto ha dichiarato lui l’imcompatibiltà tra socialismo e craxismo, socialisti siamo stati noi, é questo rinfocola la memoria. Altro che dimenticanza.