Nell’epoca in cui abbiamo psicanalizzato tutti i comportamenti umani si è arrivato a dire che abbiamo talmente introiettato il Capitalismo che ci identifichiamo con il nostro lavoro. Sarà anche il bisogno di autorappresentarci, ma resta da capire come mai nonostante (quasi) tutti odino il proprio lavoro finiscono per trovarsi l’amante in ufficio. C’è chi fa peggio, sposa il collega, così finisce per portarsi il ‘lavoro a casa’, il cerchio si chiude: gli amici e i colleghi e la famiglia sono tutti nello stesso recinto. La stessa ‘bolla’, gli stessi pensieri, gli stessi problemi, lo stesso punto di vista.
Cosa c’entra in tutto questo il Pd? Pensate a Goffredo Bettini, ai suoi ragionamenti, sempre gli stessi, anche l’ultimo commento proprio sul cantante Ultimo è l’eterno richiamo “a borgate” che sa tanto di aria fritta. “Avessi un centesimo per tutte le volte che il Pd ha detto di ripartire dalle periferie…”, direbbe qualcuno. Ma intanto nonostante i suoi punti di vista abbiano sempre portato a far avanzare destra e populisti, nessuno ha il coraggio di alzare un dito contro. Perché? Comfort zone, anche in ufficio l’unico uomo single a furia di vederlo tutti i giorni inizi a trovarlo affascinante, non importa se è in sovrappeso, lavori dieci ore al giorno, le altre le impieghi per arrivare in sede dalla periferia in cui vivi, non hai una vita sociale, è la cosa migliore che credi di meritare. O meglio, non hai tempo o energie per spendere tempo a cercare altro.
E allora le primarie? Sicuramente l’ultimo afflato di un tentativo di parlare oltre il proprio cerchio, ma è un tentativo che somiglia un po’ a quello che Gallimard aveva inizialmente deciso su Roald Dahl, una pulitura di facciata che non cambia la sostanza delle cose. E’ inutile cancellare la parola ‘grasso’ in nome dell’inclusività se poi si decide di cancellare le voci che non si allineano al discorso.
Inutile mettere una donna, Elly Schlein, in lizza alle primarie se poi il Partito resta un luogo di maschi al comando. Inutile congratularsi con il lavoro svolto da Stefano Bonaccini se poi la corrente di cui faceva parte è stata spazzata via in un modo tutt’altro che democratico.
E mentre ogni azione del maggior partito all’opposizione sembra pensata come la terza legge della dinamica contro il Governo, ad oggi il Partito democratico non prende una posizione unita e compatta su un uomo, Alfredo Cospito, che ha deciso di combattere il regime carcerario duro del 41 bis con lo sciopero della fame.
La comfort zone rischia di fare al Pd quello che l’emofilia fece alle famiglie reali europee, rischia di portarlo a generare sempre la stessa malattia interna, la stessa che il Pd porta in nuce dal primo matrimonio a sinistra: la vocazione maggioritaria.
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Teresa Olivieri
Autrice. Laureata in Storia alla Sapienza dove successivamente si specializza in Giornalismo di inchiesta. Cronista Parlamentare fino al 2013, per quasi dieci anni è Caporedattore di un giornale politico. Attualmente lavora per L'Enm contro la violenza economica di genere. Eclettica, curiosa, idealista. Sempre dalla stessa parte, rimuovere gli ostacoli per "portare avanti chi è nato indietro".
1 commento
I cambiamenti in genere avvengono non per scelta ma perchè sono loro che cambiano tutto, volente o nolente.
E’ un po’ come il surriscaldamento climatico: mentre se ne parla lui procede.
Il PD quindi non è particolarmente acuto a cogliere lo spirito dei tempi e arriva molto spesso in ritardo sui temi che contano ma resta il fatto che è una delle poche formazioni politiche che non ruota sull’asse di un uomo solo che si identifica col partito (si vota per Salvini, per la Meloni, Berlusconi, Grillo, Di Pietro ecc ecc… ) e si sforza, a volte anche con risultati comici, di allargare il dibattito ad una base più amplia possibile.
Se partiamo dall’assunto che la democrazia è partecipazione e non solo voto elettorale, pur con i suoi evidenti limiti, il PD merita ancora attenzione nell’ambito politico italiano.