Con questo articolo concludo l’introduzione al tema della Cancel Culture, analizzando un ambito a me congeniale, la storia.
Il mondo “woke”, nella sua attuale e concreta espressione, sta attuando una rilettura della storia dell’umanità rintracciando nelle azioni dei popoli le cause prime delle ingiustizie e delle discriminazioni che emergono oggi nelle nostre società. Imputata, alla sbarra, troviamo l’Europa e tutto il “mondo occidentale”, rei di aver determinato ogni sopruso, forti della superiorità dell’uomo bianco cristiano eterosessuale. .
Forti di queste convinzioni, i sostenitori della Cancel Culture passano dalle parole (rigorosamente scritte nell’anonimato delle tastiere) ai fatti. La scure cade poderosa su docenti, ricercatori, letterati e artisti; frantuma statue e opere, censura libri e perseguita tutto ciò che risulta non allineato alla loro personalissima morale, financo distorcere eventi e dottrine storiografiche per specifico tornaconto.
I CADUTI
Le vittime si contano numerose sul suolo statunitense: tra i primi martiri spicca la figura, o meglio la statua e altri monumenti, dell’italico navigatore Cristoforo Colombo, indubbio promotore del colonialismo. All’Howard University è cancellato il corso di studi classici e un liceo del Massachussetts depenna lo studio dell’Odissea, tacciata di sessismo; in effetti l’accostamento dell’uomo al maiale è un po’ un cliché (sic!). L’ ondata iconoclasta infuria e attraversa l’Atlantico: nel Regno Unito si interrompono le ristampe della Lolita di Nabokov, passata la Manica la scure cade su Napoleone, Mozart, Schopenhauer, Platone, Celine, Manzoni ecc. La lista è lunga e aggiornata quotidianamente con la stessa foga e l’adrenalina che sviluppano i partecipanti di una caccia al tesoro, che in questo caso è ora una gogna, ora una ghigliottina.
L’ASSURDITA’ DEL “QUI E ADESSO”
Frequentando la Facoltà di Storia all’Università degli Studi di Milano, ho assorbito rapidamente la nozione di “mestiere dello storico” -che non consiste unicamente nello studiare e conoscere la storia, come molti ritengono- e il ruolo determinante che assume il concetto di “pregiudizio storico” per il serio esercizio di questa professione. Con il termine “pregiudizio storico” si indicano tutta quella serie di atteggiamenti in contrasto con la deontologia professionale, che vedono lo studioso giudicare un evento o un personaggio al di fuori del contesto in cui l’evento si è verificato e il personaggio ha agito. Il ricercatore ha il dovere di procedere con un’analisi dei dati e delle fonti quanto più obiettiva possibile, affrancandosi dalla tentazione di utilizzare gli occhiali del “qui e adesso”. Il pregiudizio si muove infatti nello spazio e nel tempo.
Deridere re Luigi XIV perché era solito indossare abiti oggi ritenuti femminili, quali la calzamaglia, le scarpe con il tacco, la parrucca e talvolta talco e cipria, può essere un valido esempio di pregiudizio storico. Nel XVII secolo, epoca caratterizzata anche da grossi problemi igienici, la scarpa con il tacco era l’ausilio dei nobiluomini che, dovendosi recare nelle aree suburbane, non volevano rischiare il contatto con escrementi e altri residui potenzialmente infetti. Le parrucche nascondevano calvizie precoci, croste, pidocchi e altre malattie della cute legate alla mancanza di pulizia: in questi anni si riteneva che l’apertura dei pori provocata dallo strofinamento del cuoio capelluto e dall’acqua calda fosse un incentivo per la trasmissione di patologie. L’utilizzo della calzamaglia, oltre a evidenziare la silhouette, agiva da isolante per i patogeni e, grazie alla sua aderenza alla pelle, aiutava il mantenersi della temperatura corporea nei gelidi palazzi nobiliari.
IL GIUDIZIO INUTILE
Comprendiamo quindi tutti come tutta una serie di evoluzioni hanno determinato l’affrancamento da certi costumi promuovendone di nuovi. Gli stessi meccanismi azionati dal tempo, si verificano anche nello spazio: quello che vale per un villaggio finlandese non vale necessariamente per un villaggio nel cuore del Botswana.
Altro principio cardine nella deontologia dello storico sta nell’assenza di giudizio: la storia non si giudica ma si indaga. Stabilire che Hitler fosse uno stronzo non arricchisce il dibattito, non determina il mutarsi degli eventi e ci impone l’individuazione di parametri di valutazione da applicare a tutti gli esseri viventi transitati sul pianeta. Un esercizio non solo impossibile ma completamente privo di significato.
CHE SI FA?
A questo punto siamo obbligati ad interrogarci. L’abbattimento di statue e monumenti è un errore? La mia risposta in questo caso è dipende.
L’abbattimento, la rimozione di simboli non sono fenomeni nuovi: si pensi al Muro di Berlino, alle statue di Stalin in Russia, ex Cecoslovacchia, Ungheria etc. Il questi casi l’azione distruttrice è stata l’immediata reazione a un mutamento in corso in quel dato momento. La sostituzione dei simboli rappresenta una prassi attuata al fine di palesare il mutamento dei poteri e dei rapporti di forza, in seguito a conflitti o conquiste (si pensi a Gerusalemme).
Questo accadde anche In Italia durante il periodo fascista che si appropriò del Risorgimento, prima ancora che del mito della Roma imperiale. Parate e giornate commemorative, a cui dovevano partecipare studenti di ogni grado, erano organizzate con morbosa frequenza, gli irredentisti venivano celebrati attraverso le testimonianze dei relativi parenti. Grande assente fu il patriota Cesare Battisti, condannato all’oblio in seguito alla ferma opposizione della moglie rispetto a un accostamento tra il regime e il defunto coniuge. Su questa linea si verificò anche l’eliminazione di ogni rimando al regime mussoliniano, attuata nel dopoguerra.
Muovendo da questi assunti l’iconoclastia non è un fenomeno da condannare. La legittimità della distruzione risulta invece meno spiccata se rivolta a un tempo passato, che il distruttore non ha vissuto e, evidentemente, elaborato e compreso. Ciò non significa che gli storici di domani non analizzeranno l’attuale azione dei movimenti di Cancel culture: il fenomeno sarà certamente approfondito, ma difficilmente sarà ritenuto legittimo e impregnato di valori.
EUROPEI CRIMINALI
Si può concludere che la logica del sillogismo (se è presente una statua di Colombo, e Colombo rappresenta colonialismo, oppressione e crimine, allora Colombo è oppressore e criminale e la sua rappresentazione deve essere allora negata), utilizzata come motivazione alla censura, non può reggere perchè avremmo l’obbligo di applicare a qualsiasi cosa, fatto, evento, il medesimo metro e metodo di giudizio.
Ci troveremmo con il Colosseo abbattuto (simbolo della persecuzione religiosa e del sistema schiavista), e lo stesso varrebbe per le Piramidi, le Ziggulat, Auschwitz, Terezin, Dachau, San Pietro, Gerusalemme, la Grande Muraglie e… chi più ne ha, più ne metta.
Le sette di Cancel Culture applicano la suddetta metodologia anche a opere d’arte e letterarie, giudicando sia l’opera, sia l’artista che l’ha prodotta, partendo sempre dall’antistorico parametro del “qui e adesso”. Muovendo da questo presupposto, impregnato di moralismo, possiamo constatare che non si salva davvero nessuno, da Dante a Manzoni, da Sheakespeare a Bob Dylan, da Michelangelo a Banksy, da Topolino a Furia il Cavallo del West. Il più grande rogo nella storia dell’umanità. Per salvare qualcosa, paradossalmente, sarebbe meglio che questi individui perseverassero nello studiare poco, come hanno dimostrato finora.
LA DIDATTICA DELLA STORIA
Una delle cause dell’incapacità di una seria analisi storica, è riconducibile nella semplicità con cui i laureati in Lettere accedono all’insegnamento delle discipline storiche: l’accesso all’insegnamento della storia nelle scuole elementari, medie e superiori è accordato a coloro che hanno conseguito, a seconda delle classi di concorso e degli istituti, da un minimo di 12 a un massimo di 36 CFU. E’ una differenza notevole rispetto ai 300 CFU (180+120) del laureato in Scienze storiche. La profonda diversità nella didattica, nell’approccio e nel metodo non sono fattori secondari nella trasmissione di uno spirito critico e circostanziato, indispensabile per una corretta comprensione dei processi storici. Lo stesso vale per le discipline geografiche e filosofiche.
L’EUROPA
Nel prossimo appuntamento con la Cancel Culture tratterò la demonizzazione dell’occidente e dell’Europa. Intanto mi congedo lasciando questa suggestione tratta dal sogno di Atossa ne I Persiani di Eschilo
Nessun sogno mai mi fu sì chiaro
come quello della notte passata:
due donne mi venivano davanti
di bell’aspetto e di eleganti vesti,
persiana l’una e dorica l’altra,
in terra greca abitante la prima,
e in terra barbara invece la seconda.
Una lite scoppiò fra le due donne,
e Serse, il figlio mio, volle placarle
aggiogandole insieme al proprio carro;
chi accettò con piacer la bardatura,
e chi invece bardatura rifiutò,
squarciando con le mani i finimenti
e spezzando con forza il proprio giogo.
Rossella Pera
1 commento
Grazie, molto chiaro ed esauriente. Per non studiare meglio bruciare i libri e poi il populismo ti premia con un seggio in parlamento. Prima o poi finirà anche tutto questo, sono vissuto nella continua esortazione a studiare come via per l’emancipazione.