La assemblea nazionale, riunita al centro congressi la Nuvola, ha proclamato Elly Schlein segretaria nazionale del PD.
Le ragioni di questo passaggio non le comprendiamo. Sotto il profilo istituzionale ben inteso. Perché altrimenti, se si tratta solo di una kermesse per celebrare una incoronazione, un po’ come Carlo di Inghilterra che ha giurato da Re il 10 settembre dell’anno scorso, all’indomani della scomparsa della sua longeva madre, ma che sarà incoronato Sua Maestà il prossimo 6 maggio, allora nulla quaestio.
Ma vivaddio, il PD il suo segretario lo aveva già eletto: era il 19 febbraio e lo Stefano modenese aveva stravinto le elezioni, tenute nelle sezioni e nei circoli, con quasi ottantamila voti. I voti degli iscritti, di quelli che sono realmente i proprietari del Partito Democratico e che dovrebbero essere gli unici titolati a scegliersi la propria guida politica. E la partita era chiusa, tra l’altro con una notevole partecipazione e con il rispetto di tutte le regole democratiche: Bonaccini era il segretario del PD.
Ma siccome dalle parti del Nazareno amano complicarsi la vita e pensano che la democrazia sia sempre qualcosa da inseguire e non una cosa di cui godere, si sono inventati i gazebo con il voto popolare (poi se la pigliano con Berlusconi che vuole il Presidente eletto dal popolo) ai quali poteva accedere chiunque, anche chi con il PD non aveva nulla a che fare, anche chi il PD lo aveva sui coxxioni in maniera invereconda.
E il 26 febbraio è successo l’inverosimile, quanto nessuno, tra i boiardi dei Dem armati di calcolatrici e pallottolieri, aveva potuto mai prevedere.
Smentendo il voto del partito della settimana precedente viene eletta a segretario nazionale dei Democratici una candidata che con i Dem pare che non c’entrasse, e non ci volesse entrare, nulla visto che, di quel partito, non aveva neanche la tessera. Una segretaria che la nomenklatura non voleva e che i quadri dirigenti, nazionali e territoriali, additavano come un pericolo per la sopravvivenza del partito.
Quindi, dopo un passaggio assolutamente istituzionale al di dentro del partito che aveva dato un risultato, una ulteriore fase al di fuori del partito, con chi ci capita capita, di sapore neopopulistadimaniera, di quelle cose “fumo negli occhi” per dare la sensazione che sei più democratico di quanto sia necessario esserlo per timore che qualcuno ti dica che non lo sei abbastanza, ribalta tutto quello sino ad allora fatto ed elegge la Schlein.
E ordunqe la assemblea di oggi a che cosa è servita? Questo passaggio che, dopo una elezione all’interno del partito smentita da una successiva consultazione elettorale al di fuori del partito, riporta il tutto nuovamente tra gli organi istituzionali sempre dello stato partito a cosa diavolo serve? Valeva la pena farla?
No, lo chiediamo per un amico, perché in fondo ognuno a casa sua fa come cacchio gli pare e non sta certo a chi ne è fuori, in primis noi, di sindacare le scelte organizzative dei Dem.
Ma qualche curiosità è lecita ed è altrettanto lecito chiedere qualche chiarimento.
“Estirpiamo cacicchi e capibastone” ha tuonato oggi la nuova segretaria.
E chissa se si è chiesta quanti, tra i componenti dell’assemblea che oggi la ha proclamata, hanno tremato perché erano cacicchi e capibastone dei territori di cui sono rappresentanti.
Tutti!
E chissà in quanti poi, riflettendoci bene, invece di tremare hanno pensato che i segretari nazionali passano e il potere locale resta.
In buona sostanza la celebrazione di questa assemblea nazionale è stata la posa del laticlavio della sacralità sulle spalle di una segretaria nazionale da parte di quello stesso partito che l’aveva sconfitta alle elezioni interne.
Non s’è capito se per la santificazione di un pentimento collettivo di “canossiana” memoria oppure se per l’ennesima esercitazione della nuova disciplina olimpica del “salto sul carro del vincitore”. Un partito che non l’aveva voluta improvvisamente l’osanna. Hai visto mai!
Queste sono le stranezze delle seconde e terze repubbliche che, nell’intento di seppellire la prima, non fanno altro che darsi nuovi rituali, nuove celebrazioni, nuove liturgie alla ricerca di una santificazione che non avranno mai.
Le regole politiche, ma anche istituzionali, che derivarono dalla Costituente del 1946 furono il frutto dello studio e del sapere di una classe politica che era illuminata, e non solo per aver subito i dolori e le sofferenze di una dittatura, ma perché avevano una cultura, una saggezza, una consapevolezza del valore dell’esistenza, che la classe politica che è nata dal 1994 non si sogna minimamente.
E ogni volta che penso alle innovazioni che la seconda e terza repubblica hanno attuato, sia nella vita istituzionale che in quella politica del paese, mi si accappona la pelle a cominciare da quelle bestialità delle varie leggi elettorali, che hanno preteso di dare al paese un assetto maggioritario e bipolare (quando invece la nostra scocietà è pluralista) per finire alla riduzione dei parlamentari.
Primarie e voto nei gazebo, per le vicende di politica partitica interna, sono figli della stessa cultura.
Come se dalle parti del PD, che conserva ancora una buona e grande fetta di quadri dirigenti e iscritti di cultura cattolica e popolare, non sapessero che è dai tempi di Barabba che ogni volta che il popolo sceglie combina puttanate.
1 commento
Sono le “innovazioni della seconda e terza repubblica”.. che altro dire?
Grazie dott. Carugno, sempre giusto, puntuale e anche drammaticamente divertente. Un cordiale saluto.