Premessa

La vicenda di Julieta Magdalena Andrada Chindris, rientra nei molti casi di persone scomparse che attraversano tristemente la storia del nostro Paese. Se escludiamo la nota trasmissione di servizio pubblico, Chi l’ha visto?, di Magdalena Chindris non se ne è mai sentito parlare e, probabilmente ha pagato anche lo scotto di essere un’adulta e cittadina di origine rumena ma, soprattutto, ha pagato la totale indifferenza e il totale silenzio delle persone intorno a lei, dal compagno agli “amici” che frequentava ogni giorno. A cercare Magdalena c’è sempre e solo stata la figlia Ester, rimasta sola a soli 22 anni.
Eppure le vicende della Chindris sono di assoluto interesse perchè vanno ad inserirsi in un groviglio di situazioni e di relazioni che la collegano ad altre vicende note, prima tra tutte la morte del piccolo ragazzino uruguaiano, Josè Garramon attraverso la conoscenza e la frequentazione dell’uomo gramigna, Marco Fassoni Accetti.
Rapita dagli uomini
La vita di Julieta Magdalena Andrada Chindris, che per brevità chiamo Magdalena, a quanto se ne conosca, è stata caratterizzata da un susseguirsi di amori, amori sempre più complessi, sempre più tormentati. Ognuno di questi, a sua guisa, le ha cambiato profondamente e irreversibilmente l’esistenza.
Magdalena nasce nel 1948, nella Romania stretta nella morsa dell‘occupazione sovietica a cui, nel 1965, seguirà il regime di Nicolae Ceaușescu. Magdalena è una donna di cultura, poliglotta e amante della letteratura e della poesia, a cui si dedicherà anche dopo il trasferimento in Italia, nei primi anni ’70. Il suo primo amore è un compaesano, un ragazzo in gamba che, durante gli anni di regime, farà una brillante carriera divenendo direttore del telegiornale di Stato e svelatosi, dopo il 1989, anche agente della Securitate, i servizi segreti rumeni: Paul Soloc. Con questo amore giovanile la Chindris manterrà un rapporto di stima ed amicizia, rimanendo in contatto negli anni.
Durante un soggiorno turistico per la Romania, l’italiano F.C. conobbe la Chindris, da quest’incontro nacquero un amore travolgente che conduce Magdalena stabilmente in Italia, e una bambina: Ester. L’amore con l’uomo non ha vita lunga. Nel momento di crisi sentimentale ecco affacciarsi nella vita della Chindris un altro uomo, un fotografo che la porta a trasferirsi a Roma e con il quale lavora e coltiva la sua relazione per quasi una decina d’anni.
L’uomo si chiama Gherardo Gherardi, di qualche anno più giovane. Alcuni giornalisti, a cui io stessa avevo prestato fede, erroneamente, hanno più volte indentificato il Gherardi fotografo romano, con l’omonimo Gherardo Gherardi, fotografo toscano e testimone coinvolto nel processo del Mostro di Firenze. Provenienza ed età anagrafica ribadiscono ulteriormente la non coincidenza dei due uomini, estranei l’uno all’altro, con unico punto di convergenza la professione di fotografo.
Anche la relazione con Gherardi finisce per naufragare. Magdalena, che grazie alla sua cultura e al suo essere poliglotta non ha mai avuto difficoltà nel trovare un lavoro nel Bel Paese, alla fine degli anni ’80 conosce l’ultimo e forse più deleterio, amore della sua vita: il letterato Aldo Rosselli, figlio di Nello e nipote di Carlo Rosselli, gli eroi dell’antifascismo e fondatori nella Firenze squadrista del movimento socialista-liberale di Giustizia e Libertà. Non sempre le gloriose origini (di cui vi abbiamo parlato, qui) si trasmettono ai successori.
Magdalena si dissolve nel nulla il 31 maggio del 1995, lasciando nello sconforto e negli interrogativi una figlia di soli 22 anni. Quel giorno Aldo è a Firenze in visita alla madre; al suo ritorno non trova la compagna e ne apprende la scomparsa senza fare una piega. Non ne sporge denuncia, non la cercherà e non avrà nemmeno una parola per quella giovane ragazza che, rincasata dal lavoro non ha più trovato la madre e, da quel giorno, ha dovuto cavarsela sempre da sola, con l’unico supporto della zia, Adania Chindris, che dalla scomparsa della sorella non sarà più la stessa..
Uomini molto controversi
Se si esclude il padre naturale di Ester, i tre uomini fondamentali nella vita di Magdalena Chindris: Soloc, Gherardi e Rosselli, incarnarono, con i rispettivi requisiti, l’ideale di amore tormentato interiormente per cui, evidentemente, la donna provava naturale attrazione. Magdalena non era erudita ma acculturata; e la cultura, che si differenzia dall’erudizione perchè applica l’intelligenza e la curiosità al mero nozionismo, la catapultata nelle braccia di uomini geniali, ma non per questo giusti. Cercava scienziati, artisti, scrittori, intellettuali, dimenticando che, non di rado, queste menti fervide ritagliano il mondo a loro esatta misura, costringendo gli altri ad indossare panni sempre fuori misura.
Ad ogni primo amore tendiamo a riservare una nicchia speciale. costruita con innocente affetto e giovanile incanto, e in questo Magdalena non fa eccezione: la sua nicchia è, e resterà di Paul Soloc, per il quale stima e grande affetto non verranno mai meno. Diametralmente opposte le relazioni intercorse con Gherardi e Rosselli; stiamo parlando di uomini duali, composti da un po’ di luce e molta ombra. furono determinanti, in senso negativo, per la stabilità emotiva della Chindris, soprattutto il Rosselli.
Gherardo Gherardi:
«Gherardo era una persona estremamente introversa, dotata di tagliente ironia e pensiero analitico razionale. Un uomo pragmatico, a tratti molto molto cinico ed in genere di poche parole; estremamente pignolo nel suo lavoro, si chiudeva nel suo studio e lì restava senza farsi coinvolgere dalle emozioni degli altri, coi quali aveva una comunicazione essenziale Capace e talentato, la fotografia era la sua grande passione e la sua pignoleria ha dato alla luce capolavori d’arte fotografica, senza avere quei grandi riconoscimenti che meritava. Era un tipo sportivo, amava andare in bicicletta ma per il resto era un uomo schivo, impenetrabile».
Sono queste le parole con cui Ester, la figlia di Magdalena, oggi donna, racconta il personaggio Gherardo Gherardi. L’uomo, compagno della madre, aveva un negozio-studio di fotografia dove lavora anche Magdalena. Quando la relazione termina, Gherardi inaugura il sodalizio con un altro fotografo, Argeo Fiorelli, il suo studio fotografico si trova in Vicolo Della Fontana, a Villa Paganini, adiacente all’Istituto del Turismo frequentato in quegli anni da Claudia D., l’amica di Alessia Rosati. G. Gherardi e A. Fiorelli si incrociano con Alessia anche per i servizi fotografici che svolgono l’anno prima della scomparsa della ragazza, nel mese di luglio, a Spoleto, cittadina umbra nella cui frazione di Bazzano si trova la residenza estiva della famiglia Rosati.
Gherardi, all’attività ordinaria di fotografo, –mi riferisce una fonte diretta, qui indicata con il nome fittizio Mario- ha spesso associato quella di sviluppo di Super8 e fotografie pornografiche, molte delle quali raccolte su richiesta di famosi esponenti del mondo della cultura, soliti a coinvolgere ragazzini nelle loro pratiche.
Per certe pubblicazioni molti produttori di questo genere di materiale si appoggiavano, come da lui a me confermato, alla Casa Editrice Marac (Marco Accetti), una srl gestita da MFA ma, come emerge dalla documentazione presente alla Camera di Commercio, intestata al padre, Aldo Accetti.
E’ proprio grazie alla testimonianza di Gherardi che Accetti scongiura l’iniziale accusa di sequestro di persona e conseguente omicidio. Mfa, con la mancata conferma da parte del portiere dell’abitazione di S. Emerenziana (evidentemente all’epoca gli inquirenti ignoravano l’esistenza degli altri immobili fruibili dalla famiglia, in particolare quelli della palazzina di Curzio Malaparte – 870m da casa di Josè, 380m dal barbiere) si trova senza un alibi. Adduce a prova che non avrebbe potuto fare in tempo a rapire il bambino e ucciderlo, il fatto che alle ore 18.15 circa si trova presso lo Studio di Gherardi: deve recarsi a Ostia per un servizio fotografico (smentito categoricamente dall’interessata), ma non ha un contenitore per le sue camere, chiede quindi aiuto all’amico che non solo conferma che alle 18.00- 18.15 l’Accetti si portava presso il suo studio, ma si apprestava a consegnargli una sporta di paglia intrecciata, di quelle che si utilizzano in spiaggia.
Il processo Garramon e le accuse di pedofilia
Torniamo a Magdalena. Negli anni dell’amore con Gherardi, la donna lavora con lui al laboratorio e negozio di articoli fotografici, in via Sirte a soli 152 metri in linea d’aria da piazza Sant’Emerenziana dove, al primo piano del palazzo al n.2 si trova l’abitazione di Marco Accetti, conoscenza di vecchia data di Gherardi.
Abbiamo ormai imparato che le persone che incrociano il loro cammino con quello del pifferaio, o muoiono o spariscono e, purtroppo, Magdalena va ad accodarsi alla composita lista. E’ bene specificare che Accetti niente ha a che fare con la scomparsa della Chindris, che nel 1995 non frequentava da tempo, non è mai emerso alcun elemento che possa ricondurre a MFA, inoltre l’uomo non ne ha rivendicato la paternità, come invece nei casi di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. Si tratta dunque di una mera constatazione, e un promemoria di scongiuri per gli scaramantici che dovessero incontrarlo.
Sono due le occasioni di rilievo e per cui ritengo valga la la pena dedicare qualche riga a questa conoscenza. La prima è legata ad un fatto a noi noto: l’omicidio del piccolo Josè Garramon che, come sappiamo, vede MFA condannato ad 1 anno e 8 mesi per omicidio colposo e ad altri 6 mesi per omissione di soccorso. Questo è quanto previsto dalla sentenza passata in giudicato e per cui Accetti ha pagato.
Il processo Garramon però, durante la fase istruttoria, indagava per reati ben diversi: omicidio volontario e sequestro di persona con forti sospetti circa una tensione pedofila. A salvarlo da una condanna all’ergastolo sono proprio le deposizioni di Gherardi e Chindris che, rispettivamente, forniscono l’alibi per l’orario e la testimonianza che sminuisce l’importanza data ad alcuni fatti, escludendo quindi l‘accusa di pedofilia.
«Ai tempi ero una bambina, ma non seppi nulla di tutto ciò nemmeno in seguito. L’ho scoperto grazie a Maria Laura, la madre di Josè Garramon, e alla trasmissione Chi l’ha visto? attraverso il giornalista che ha seguito il caso, Francesco Paolo Del Re, che nella vicenda di mia madre è subentrato a Pino Rinaldi. Mi hanno chiamato e mi hanno messo queste carte in mano, come ho detto anche in trasmissione, non appena ho letto la deposizione di mamma ho capito subito che stava mentendo. Perché ha mentito, ha mentito su tutto, anche su cose che non avevano a che fare con il processo. Erano anni che stava con Gherardi e non capisco il motivo di negarlo, dice che era un suo amico, così come dice che frequentava lo studio fotografico in maniera saltuaria. Di fatto questo era il suo lavoro, lei lo gestiva insieme a Gherardo».
Queste le parole di Ester durante la nostra bella chiacchierata. Riporto ora il testo di riferimento, estrapolato dalla deposizione:
«L’imputato l’ho conosciuto nel negozio di un mio carissimo amico, Gherardo Gherardi, che aveva questo laboratorio. Ogni tanto, di pomeriggio andavo a dare una mano, anche perché a me piace moltissimo la fotografia.[…] Gli proposi di fare delle fotografie alla mia bambina, allora un pomeriggio è andata la bambina a casa sua a fare queste foto e poi mi sembra passata un’ora, due ore, non mi ricordo quanto… E’ ritornata molto imbronciata, la bambina dico “Ester che cosa è successo?” Ester, si chiama la mia bambina, mi ha detto: “Ma sai mamma non mi ha fatto le foto!” I bambini quando li prometti, vogliono che la promessa sia mantenuta.
“Non mi ha fatto le foto, era molto impegnato, aveva da fare!” Dico ma perché ci aveva gente? “no, era da solo ma aveva da fare, mi ha lasciato davanti alla TV a vedere i cartoni animati […]. Quando ,diciamo, è stato ai domiciliari, sono ritornata con la bambina, anche se la bambina, io penso, non aveva grande confidenza ma, ammettiamolo, era restia nel ritornare in questa casa, anche se lui magari dimostrava qualcosa di morboso nei confronti della mia bambina, invece la bambina è ritornata tutta contenta da lui anche perché, diciamo, lui sta organizzando adesso, diciamo l’apertura di un teatro e siccome la mia bambina studia lirica da 6 anni è ritornata tutta contenta»
La Chindris si trova a testimoniare più che altro per l’aspetto legato all’accusa di pedofilia. Come quella di Gherardi rispetto alle tempistiche, anche la sua deposizione risultò fondamentale per scongiurare l’accusa di pedofilia mossa all’Accetti.
Una e Trina
Racconta Ester, constatando la falsità delle deposizioni, che la madre, da lei tanto adorata, era tuttavia una donna complessa, forte ma fragile e tormentata, nonché una bugiarda patologica e seriale che mentiva soprattutto a se stessa:
«A quanto so io, quello che mi ha detto Gherardo quando, dopo aver saputo del processo l’ho contattato, loro non sapevano che fosse un assassino, l’hanno presa alla leggera, pensavano di aiutare un amico. Ci sono due ipotesi per questa bugia, ma io non voglio nemmeno pensare a quella più pruriginosa. Stando a quanto mi ha detto Gherardo, non pensavano di fare nulla di male, alla fine Accetti era davvero passato per dei rullini quel giorno, certo non a quell’ora ma Gherardi mi disse che per avere queste deposizioni l’avvocato aveva davvero insistito moltissimo»
Faccio notare ad Ester che in realtà MFA disse di essere passato per avere in prestito un contenitore, dove mettere la sua attrezzatura. Non ne sa nulla, e gli anni non giocano a favore, con Gherardi ha parlato una decina di anni fa e lo stesso, sempre che non le abbia mentito, potrebbe ricordare male un processo del 1984.
Indubbiamente più curiosa è la deposizione di Magdalena che mente anche laddove non ha senso mentire:
«Non capisco per quale motivo abbia nascosto la sua relazione, che durava da anni! Definisce Gherardo un caro amico e addirittura dice di andare a dare una mano un pomeriggio ogni tanto! E’ assurdo lei gestiva quel posto. La parte in cui invece parla di me è totalmente inventata, non che non sia andata da Accetti ma, anche se non mi fece niente, io ho sempre sentito questo forte interesse per noi ragazzini e bambini.
Il teatrino era solo un palco dove lui ci metteva in pose stranissime, come delle statue non pose oscene, sessuali ma creava situazioni surreali che non facevano capire dove volesse andare a parare, che non ti potevano fare sentire a tuo agio. Io ci sono andata poche volte, avevo 12 anni era il 1984, in questa casa c’erano tante stanze e le porte venivano tenute sempre tutte chiuse. Al teatrino c’erano bambini sia più grandi ma anche più piccoli di me, ma non si creava una situazione in cui si poteva fare amicizia o chiacchierare, poi a vista la maggior parte erano bambini poverelli che sembravano stranieri, non so nemmeno se parlassero italiano e questa la dice lunga sull’interazione tra di noi.
Smisi di andarci dopo quell’episodio che ho raccontato anche in Tv alla Sciarelli, Io che mi volesse sposare non lo so, l’ho sentito in quel video, però avvertivo la sua pericolosità, poi, quel giorno quando insistette perchè rimanessi con la canottiera.. mi aveva messo a sedere praticamente in mezzo ad un cerchio di uomini (6/7 persone adulte, di borgata) e c’era un odore fortissimo di ormoni, sai quelli che senti in una stanza dove è appena stato fatto del sesso, misto a questo profumo Chloè, quell’anno andava tantissimo e nella stanza lui aveva numerose confezioni. Non so cosa potesse farci con tutti quei profumi. Sentivo il rischio e la paura quindi cercai di non darlo a vedere, sorridevo, facevo qualche battuta, poi trovai la scusa giusta e me la diedi a gambe. Non ci sono tornata mai più»
Ester è una donna estremamente limpida e sincera, non mostra sepolcri imbiancati anzi, è forse a volte fin troppo dura, ma ritengo sia il giusto approccio quando si vuole raggiungere la verità e non una verità. Mi descrive la madre esattamente come era, molto bambina su certe cose, affettuosa e al contempo troppo distratta, con questa problematica legata alla falsità, alla messa in scena:
«Mamma aveva ben tre nomi: Julieta Magdalena Andrada. Tutti noi abbiamo delle personalità complesse ma la mamma, soprattutto negli ultimi tempi, era molto delirante, poi era una bugiarda cronica, le bugie le diceva agli altri ma anche a se stessa, era difficile interagire con lei e capire quanto si trattasse di finzione e quanto di realtà. Noi abbiamo naturalmente diverse personalità, lei le incarnava. A seconda del nome con cui si faceva chiamare io capivo immediatamente il tipo di rapporto che interveniva con l’interlocutore. Ad esempio Magdalena era la personalità più intima, negli ultimi tempi si faceva chiamare Andrada».
Questa personalità della Chindris per come ce l’ha raccontata Ester, già particolare e complessa, andrà mutandosi in maniera sempre più cupa negli ultimi anni che precedono la scomparsa.
Aldo Rosselli
Alla fine degli anni ’80, terminata la relazione con Gherardi, Magdalena che si occupa anche di poesia e letteratura, entra in contatto con Aldo Rosselli. Con lo studioso e scrittore fiorentino Magdalena intraprende l’ultima relazione a noi nota. Mi racconta la figlia di Magdalena che la vita con Rosselli era duale e bipolare, come era lui. Da un lato si caratterizzava per la vivacità e la pluralità delle interazioni che avvenivano intorno all’uomo e alla sua abitazione, dall’altro da forti tormenti, malattia mentale e perversione.
Nonostante abbia rivestito cariche politiche, occupando anche uno scranno parlamentare, non è l’ambito è politico, il cui DNA non ricalca le doti del padre e dello zio, quello in cui si immerge Rosselli, che predilige, è un mondo di intellettuali e artisti, anche stravaganti, che vanno dalla letteratura al teatro, al cinema, alla musica e al mondo dello spettacolo.
Magdalena nel mondo della cultura si trova a suo agio, scrive poesie e cura edizioni, come nel caso di Pagine, Quadrimestrale di poesia, dove si occupa delle traduzioni. Nel 1995, poco tempo prima della scomparsa, vede la luce la sua ultima fatica, la traduzione italiana della raccolta di poesie simboliste e moderniste del poeta rumeno George Tarnea Al confine del giuoco Poesie (1975-1986) Editore: Fondazione Piazzolla, 1995. Magdalena è molto amica di Tarnea, che è suo ospite proprio nel 1995, il poeta necessitava un po’ di tregua dall’oppressione del regime che fu, sull’uomo, particolarmente stringente. Morirà il 2 maggio 2003 in solitudine e povertà; a ricordarlo oggi una statua.
Come già accennato, a questa realtà molto amata dalla Chindris, si va via via accostando una zona d’ombra: il suo compagno presenta sempre più indizi di squilibrio mentale e gli psicofarmaci che quotidianamente assume, assolvono al loro compito in misura costantemente inferiore.
La vita di Magdalena subisce degli strappi, a questi reagisce, da persona bizzarra ma mentalmente sanissima, assumendo senza alcun motivo e senza consulto medico, gli stessi psicofarmaci di Rosselli che, sottolinea Ester, avranno sulla donna un effetto devastante:
«Negli ultimi tempi prima della scomparsa, mamma peggiorava sempre di più, quegli psicofarmaci la portavano al delirio, parlava in continuazione di nazisti e di bambini morti, mi diceva “Ester ma tu non capisci, li uccideranno tutti! Li uccideranno tutti“, insomma era come impazzita»
Possiamo concludere che questi psicofarmaci sono stati deleteri per Magdalena e il suo umore, era forse circondata da persone eccessivamente adrenaliniche.
La scomparsa
La mattina del 31 maggio 1995 Ester Ceresa si reca come di consueto al lavoro molto presto; in quei giorni sarà sola con mamma dal momento che Aldo è a Firenze, in visita all’anziana madre. Al termine del turno la ragazza rincasa chiamando la madre ma, fin dall’ingresso nell’appartamento sito in un lussuoso palazzo al n. 163 di via Torino, percepisce che c’è qualcosa di strano. Percorre il lungo corridoio adornato di scaffali pieni di libri e raggiunge la camera in fondo, quella della madre.
Inizialmente fatica a capire. Ad attirare subito la sua attenzione è un alone di sangue semicircolare, sul muro bianco; è poi la volta del ventilatore le cui ritte pale svettano dal divano. all’oggetto sono annodate una cravatta e un lungo foulard con concentrici nodi consecutivi che scimmiottano un rudimentale cappio. Al centro della stanza uno scaleo. Un tentativo maldestro di porre fine alla propria vita impiccandosi ad un ventilatore a soffitto.
Ester contempla la scena, non comprende. Lo sgomento è presto vinto da un senso di irritazione, l’irritazione di chi si sente preso in giro. In ogni caso dovrà provare a capirci qualcosa. Che si sia fatta male ed è stata portata al pronto soccorso? Sono tutte domande senza risposta.
La ventiduenne ridiscende le scale e raggiunge la portineria. Le viene riferito che la madre era uscita nella tarda mattinata con due sacchetti della spazzatura, uno contenente delle bottiglie vuote “Lo ritrovai subito al cassonetto” ricorda Ester. L’uomo della portineria, Maurizio, non ha notato niente di starno in Magdalena: “era serena, tranquilla, camminava normalmente, l’ho vista con i due sacchetti percorrere questo pezzo di strada e svoltare a sinistra, direzione Termini“.
La figlia di Magdalena cerca di darsi una spiegazione, di capire, di trovare indizi. Scopre che la mamma ha preso un taxi; ne viene a conoscenza per via della piccola querelle nata con l’autista: ha pagato con un assegno non avendo contanti. Questo è l’unico pagamento registrato. Magdalena era intestataria di un conto alla Monte Dei Paschi di Siena che da quel giorno non registra più alcun movimento. Il tassista riferisce di aver accompagnato la donna vicino a piazza Farnese, esattamente in via Arenula, davanti al Palazzo di Grazia e Giustizia.
Da quel momento non si hanno più notizie di Magdalena; arriva qualche segnalazione che la vorrebbe avvistata alla stazione di Termini, ma mai nessuna conferma a riguardo. Da quel momento Ester rimane sola, unica spalla è la zia. Di tanti amici che la mamma era convinta di avere, nessuno si prese la briga di cercarla o di preoccuparsi del suo destino, men che meno il compagno Aldo, che non tenta nemmeno una parola di conforto per quella ragazza che si è visto crescere davanti agli occhi, giorno dopo giorno, sotto lo stesso tetto.
Ester tuttavia, nonostante l’assordante silenzio ed il vergognoso disinteresse che ha caratterizzato tutte le persone intervenute nell’esistenza della madre, in Italia così come in Romania. A non esporsi ma, evidentemente a soffrire,. aggiungendo il dolore per la perdita dell’amica a tutti gli altri, è la poetessa Amelia Rosselli, figlia di Carlo, cugina di Aldo e amica sincera di Magdalena. l’11 febbraio del 1996 si suicida, gettandosi dalla finestra,
Conclusioni e ipotesi
Le piste che la vicenda di Julieta Magdalena Andrada Chindris, spalanca le porte alle più svariate congetture che, data la limitatezza di informazioni e di materiale attualmente a disposizione, congetture e ipotesi restano:
- Magdalena Chindris avrebbe tentato il suicidio e, non riuscendoci, tenta un’altra strada. Questa è in assolutamente l’ipotesi meno probabile. Per quanto offuscata dai farmaci, e nonostante la sua minuta figura di pochi chili e 155 cm, la donna ben sapeva che un esile ventilatore a soffitto non avrebbe mai resistito. Difficilmente poi, come seconda via, si opta per il Ministero di Grazia e Giustizia. In Italia la pena di morte è abolita e il boia l’abbiamo da tempo mandato in pensione. Personalmente non ritengo che Magdalena si sia suicidata e, se proprio avesse dovuto farlo, istinto mi suggerisce che, come frequente nell’universo femminile, avrebbe optato per alcool e farmaci, avendo entrambi a disposizione.
In questo campo potrebbe esserci l’opzione del suicidio nel Tevere, dal momento che una decina di giorni dopo la sua scomparsa, venne ritrovato in stato non riconoscibile, un corpo di donna. Ester non rintraccia nello stesso nessun rimando alla madre, della sui identità si dice invece sicuro il giornalista Pino R. Effettuando l’analisi del calco dentale fu escluso che potesse grattarsi della Chindris.
- Ester, durante il nostro confronto, data l’amicizia e il contatto mai reciso con l’anchorman e 007, Paul Soloc, dato l’atteggiamento dello stesso che, con la scomparsa della madre, anch’egli non si farà più sentire e, considerando il particolare momento storico-politico, ha ventilato l’ipotesi che la Chindris potesse essere anch’essa un’agente della Securitate.
Negli ultimi anni molti stati dell’Unione europea, in passato paesi membri del Patto di Varsavia, stanno de-secretando gli archivi della guerra fredda; tra questi è presente la Romania. Chi vi scrive ha consultato con attenzione le liste degli ex agenti segreti rumeni, di cui un valido estratto è consultabile a questo link (qui). Mi sento di poter affermare con buon margine di certezza che Julieta Magdalena Andrada Chindris non è mai stata una spia rumena; i principali agenti della Securitate attivi sul territorio italiano furono:
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- George Constantin Paunescu, attivo nel nord-Italia con rapporti anche nel Canton Ticino, dal quale esercitava le sue operazioni. Fuggì dall’Italia nel 1996 perché sottoposto ad importanti indagini penali, riparando prima in Svizzera e successivamente negli Stati Uniti dove, attraverso un lobbista legato all’Eurasia Group, una società di capitali fondata nel 1998 e i cui soci di maggioranza sono russi, riuscì a finanziare diversi viaggi per Ion Iliescu e Adrian Nastase.
- Gheorghe Dascalu, agente sotto-copertura e residente a Desenzano del Garda, nella provincia bresciana, nel 2000 viene ritrovato in possesso di documenti falsi per le nazionalità rumena, tedesca ed italiana. Fu coinvolto nel traffico di porcellane d’epoca.
- Personalmente ritengo che le ipotesi più probabili siano tre:
- Stanca di quella vita, in parte condizionata dagli psicofarmaci e, con l’aiuto dell’amico Paul Soloc, Magdalena Chindris abbia cambiato vita lasciandosi alle spalle tutto, anche la figlia. Quando si è rimessa psicologicamente, la vergogna e il senso di colpa non le hanno dato il coraggio di contattare Ester. Questo potrebbe spiegare il rifiuto di Soloc ad interagire con la figlia di Magdalena.
- Magdalena Chindris è venuta a conoscenza di qualcosa di molto grave, a livello nazionale ma anche internazionale, non appena si è trovata sola, sapendo che detenere questo segreto l’avrebbe messa in serio pericolo e con lei la figlia, decide di inscenare un suicidio o tentato suicidio, si reca al Ministero di Grazia e Giustizia e denuncia il fatto. Con l’aiuto di Soloc rientra con falso nome in Romania, rinunciando a contattare la figlia, facendo credere anche alla ragazza di essere morta, per garantirne la sicurezza.
- La medesima situazione del caso n.2, con la variante che: o viene intercettata e fatta sparire prima di entrare al Ministero di Grazia e Giustizia, oppure all’interno dello stesso ministero c’è chi ha interesse affinché la questione non emerga e la donna viene anche in questo caso assassinata.
Queste ultime due ipotesi possono sembrare fantascienza ma casi di questo tipo sono molto più frequenti di quanto non si creda. La donna era inserita in un ambiente d’elite dove certe informazioni è possibile che trapelino. Essendo una donna sveglia, può aver prestato attenzione scoprendo qualcosa di sconveniente, piuttosto che le sia stato prospettato di prendere parte a qualcosa che lei invece ha fortemente rifiutato. Si spiegherebbe l’improvviso e massiccio uso di psicofarmaci (bisognerebbe indagare se volontario o indotto), i tentativi di depistaggio con la simulazione del suicidio andrebbero ad inserirsi bene nell’ottica di tutelare la figlia.
Comunque siano andate le cose, pare che la Chindris si sia trovata invischiata in ambienti sempre più deviati e soffocanti, iniziati con la frequentazione di Gherardi e terminati in quel mondo sommerso d’elité. Anche la testimonianza che produce all’epoca del processo Garramon sembra dire altro; a differenza della testimonianza di Gherardi, quella della Chindris è contraddittoria e, negando ovvietà facilmente confutabili (la natura del suo rapporto con Gherardi, la sua occupazione, sostenendo che fu lei a proporre di fotografare Ester e non una richiesta dell’Accetti, arrivando a dichiarare in un tribunale di essersi più volte recata, con la figlia a casa di un uomo sottoposto ai domiciliari, commettendo un grave illecito, pare stesse cercando di urlare ai giudici “sono costretta a dire questo, ma è tutto falso“.
Come detto, per ora si tratta solo di suggestioni che, insieme ad Ester, proveremo a rendere qualcosa di più concreto, in modo da restituire ad una figlia e alla storia, la giusta realtà di una madre.
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