È sulla pavimentazione del Volley Hotel a Uskudar, nella parte asiatica di Istanbul che si è conclusa l’esistenza su questa Terra di Julia Ituma, pallavolista italiana, morta a 18 anni.
Si è suicidata. Questa l’ipotesi più accreditata e diffusa da tutti i media turchi.
Non si è suicidata. Questo il commento di Elizabeth, la madre, giunta nella serata di ieri a Istanbul, accompagnata dalla sorella.
Julia Ituma si trovava nella capitale della Turchia europea per disputare la semifinale del campionato di Champions League, conclusa con la sconfitta della squadra italiana per 3 a 0.
Nel corso del match tra l’Igor Gorgonzola Novara e L’Eczacibasi la Ituima era riuscita a mettere a segno due punti, giocando come sempre al massimo perché lei, della pallavolo italiana, era davvero una grande promessa.
La lite
In queste ore si stanno susseguendo informazioni, indiscrezioni, sfoghi e smentite. Le ipotesi sono molteplici ma, come giusto, per qualsiasi certezza i tempi sono prematuri. Si attendono, nella giornata di oggi, gli esiti dell’autopsia. Salvo colpi di scena, non concorreranno in maniera decisiva nel definire perché è morta Julia Ituma.
I video diffusi dai media, provenienti dalle telecamere a circuito chiuso dell’Hotel che ospitava le pallavoliste, ci mostrano Ituma seduta in un corridoio con il cellulare in mano, palesemente scossa.
Il telefono è stato immediatamente sequestrato dagli inquirenti turchi, per molti la causa dell’ipotizzato suicidio sarebbe individuabile in alcuni sms.
Quel che sappiamo è che la ragazza avrebbe avuto una lite con un amico e compagno di classe. La madre della pallavolista esclude che questi fosse il fidanzato e nega un possibile legame sentimentale.
A quell’età, però, non sempre i giovani aggiornano i genitori rispetto la propria vita privata e sentimentale. In ogni caso poco importa.
Gli sms di Julia
Ad avvalorare l’ipotesi suicidaria, sarebbe un messaggio che Julia ha inviato nella chat di gruppo della squadra, prima di rientrare nella propria stanza. Nel testo dell’sms, Ituma avrebbe scritto di non sentirsi bene, concludendolo con un “Bye Bye”.
La compagna di squadra e di stanza, la spagnola Lucia Varela Gomez, ha riferito di aver chiacchierato con l’amica per diverso tempo, fino alle 01.30 circa. La Gomez era a conoscenza della discussione che Julia aveva avuto con il compagno di scuola.
Lucia Gomez ha riferito, inoltre, che il ragazzo avrebbe scritto alcuni sms anche a lei, nei quali spiegava l’alterco e si sincerava dello stato d’animo di Julia.
Stando a quanto riferito dal titolare della struttura, una volta rientrata nella stanza che condivideva con la collega spagnola, la Ituma non sarebbe più uscita.
Quest’ultima informazione porta alla conclusione che la campionessa avrebbe compiuto l’irreparabile proprio dalla finestra della stanza che condivideva con Gomez.
La spagnola ha fatto sapere di aver appreso la notizia della morte dell’amica, avvenuta pare intorno alle 05.00 del mattino, solo la mattina successiva. Addormentatasi verso l’01.30, non si è accorta né ha avuto modo di sentire alcunché.
L’incredulità di Elizabeth
Accolta dal Console italiano e da due componenti del club novarese rimasti in loco, la madre della ragazza, accompagnata dalla sorella, ha raggiunto l’hotel della tragedia ieri alle ore 20.00.
Le due donne saranno accompagnate oggi all’Istituto di medicina legale, dove è custodita la salma.
La madre della ragazza rifiuta l’ipotesi di suicidio, ed è convinta che la questione presenti punti torbidi e di oscurità. Secondo la donna, raggiunta telefonicamente da Repubblica, la figlia non si sarebbe suicidata, ed ha annunciato che la ricerca della verità sarà da oggi la sua unica battaglia.
“Non posso credere che si sia voluta buttare da una finestra. Poi qualcuno mi ha detto che era un balcone, insomma io voglio vedere con i miei occhi, documenti, il posto. E Julia. […] E la sua compagna di stanza non ha sentito niente? Mi sembra impossibile”
Le accuse all’amico
Come ho già detto, i tempi non sono ancora maturi per tirare qualsivoglia conclusione. Però qualche considerazione può essere fatta.
Come sempre il popolo dei social, che dismesso l’abito dell’immunologo e dello stratega di guerra, ha ora indossato quello del criminologo, non può trattenersi dallo sputare veleno. Bersagli l’amico e compagno di scuola e la collega e coinquilina spagnola.
Trovo assai pretestuosa e maligna l’ipotesi che vorrebbe il giovane compagno colpevole di istigazione al suicidio. È mia personale convinzione che, almeno del tenero, tra i due scorresse; le liti con gli amici solitamente non conducono a quel genere di sconforto che abbiamo visto dalle riprese diffuse.
Altrettanto improbabile è che un amico abbia il riferimento telefonico di una compagna di squadra e che si preoccupi per la ragazza. È, a mio avviso, proprio questa la dimostrazione che il giovane “Romeo” non può essere tacciato di “istigazione al suicidio”. Appena terminata la querelle è corso a scrivere alla Gomez per spiegare quanto accaduto e per sincerarsi che Julia non fosse turbata e si sentisse bene.
Anche le accuse che il popolo social, influenzato forse dalla dichiarazione della madre della Ituma, muove verso la compagna di stanza sono del tutto inconsistenti. La poverina, è bene ricordare, ha appena perso un’amica e probabilmente non si perdona il fatto di non essersi svegliata. L’accusa di colpevolezza rivolta a Lucia, muove dall’impossibilità di non a aver sentito nulla. Ma davvero?
Le accuse alla Gomez
Tengo a far notare che la povera Julia avrebbe scavalcato una finestra/balcone (questo non è ancora chiaro), non ha aperto una saracinesca di metallo arrugginito, e nemmeno è stata vittima di un plotone che la crivellava con il mitra. Ha scavalcato una finestra.
Mi spiegate, di grazia, cosa avrebbe dovuto sentire la Gomez? Non credo che se Julia si è davvero suicidata abbia urlato “Geronimo” o “Banzai”. Siate seri per favore. Aggiungo che, dopo lo stress, la tensione che caratterizza uno sportivo prima di un appuntamento importante, dopo aver giocato una partita impegnativa, concedersi un sonno profondo mi pare il minimo.
È comprensibile, più che comprensibile, che la madre di una giovane atleta, al pieno delle sue forze ed energie, non possa e non voglia accettare che la figlia si sia tolta la vita. Il rifiuto del gesto volontario e la necessità di trovare un colpevole esterno, deve essere capito e concesso, almeno in questo momento.
Ma comprensibile lo è solo nei confronti di questa mamma. Al contrario l’accanimento e l’accusa campata per aria dagli annoiati del web, non solo non è comprensibile bensì è e deve essere condannabile.
Le stranezze
Come in ogni storia di questo tipo, qualche stranezza che apre la porta al legittimo dubbio c’è.
Strano è che una ragazza molto giovane, sulla cresta dell’onda e, tutto sommato “vincente”, possa compiere un atto così estremo. Ancora più strano lo rende il fatto che l’atto possa essere stato compiuto da una sportiva; è risaputo che l’attività fisica stimola la produzione di molecole che favoriscono il buon umore.
Le endorfine o la serotonina sono ormoni neurotrasmettitori, che migliorano lo stato di serenità. L’attività fisica contrasta direttamente anche lo stress perché riduce il livello di cortisolo nel sangue, l’ormone coinvolto nello stress e nella depressione.
Compiere un gesto così estremo per la lite con un amico mi pare assurdo, anche perché essendo appunto un’atleta, non c’è la possibilità che a causa di un abuso di alcool o droghe, Julia possa aver amplificato e ingigantito la situazione. Salvo sorprese, la ragazza era sobrie e lucida.
Se si dovesse confermare il suicidio, con i soli elementi oggi a disposizione, la motivazione credo dovremmo individuarla nei tormenti d’amore che, a quell’età, possono essere causa di effettive ed enormi sofferenze. Anche qui però campa un piccolo dettaglio stridente: l’hotel riesce a confermare che una volta rientrata in camera, la ragazza non ne sortirà più. Si comunica anche che “l’sms d’addio” sarebbe stato inviato prima del ritorno in stanza.
Ricordo però che, a quanto afferma la Gomez, lei e Julia avrebbero poi chiacchierato a lungo e il ragazzo si sarebbe anche preoccupato di mettersi in contatto lei per aver conferma che “l’amica” stesse bene e non fosse turbata.
Se l’sms d’addio inviato prima di entrare in stanza, sarebbe una prova valida di un atto estremo mosso dall’impulsività momentanea, più complesso è immaginare che dopo ore di chiacchiere con l’amica e di sms dall’amico, una ragazza lucida possa compiere l’irreparabile.
Il dramma di una generazione
Non ci resta che attendere il compimento delle indagini e ulteriori dettagli rispetto alla notte del dramma. Se si dovesse confermare l’ipotesi di suicidio, sarebbe giusto incominciare a interrogarsi sull’estrema fragilità di questa gioventù e su cosa stiamo sbagliando con loro.
Non sono pochi i casi di ragazzi che si tolgono la vita per problemi che, ai nostri occhi, non sembrano poi così insormontabili. Anche l’ex Ct della Nazionale di Pallavolo, Marco Berruto, è intervenuto sull’argomento. Al giornale La Stampa ha rilasciato queste parole: “Tutti erano assolutamente certi che Julia avesse davanti un grandissimo futuro sportivo. Ecco, allora mi viene da dire: qualche volta noi adulti ci concentriamo sulla capacità di leggere il futuro dei ragazzi e, forse, siamo meno attenti al presente. In questo momento Non possiamo fare altro che stringerci attorno alla famiglia di Julia…”
Personalmente ritengo che le “stranezze” che qui sopra ho indicato, risultino tali a noi adulti. Non possono e non devono portare a congetture, o alla ricerca di un mostro. Con ogni probabilità sarà confermata l’ipotesi del suicidio. Se un mostro c’è, è quello che vive nelle teste dei ragazzi e gozzoviglia del dolore di questi adolescenti. Se una responsabilità esiste, è di tutti noi che non riusciamo a comprendere la drammaticità che affligge questa generazione che registra lo spaventoso dato di 3 suicidi al giorno in Europa.
Il suicidio tra i giovani è la loro seconda causa di morte dopo l’incidente stradale. Un dato mai registrato nella storia. Sebbene già la generazione precedente avesse conosciuto un aumento di giovani che si erano tolti la vita, nelle cause di morte registrate nei dati Istat, il suicidio era sovrastato da molteplici cause maggiori. Molti esperti imputano la responsabilità di quest’impennata alla pandemia di Covid19, altri invece, che mi trovano concorde, ritengono che l’epidemia abbia svolto solo il ruolo di causa scatenante. In ogni caso il problema è reale, bisognerà trovare il coraggio di affrontarlo.
Conclusioni
Concludo con una nota che sul web sta scatenando i complottisti e sguinzagliano provetti Sherlock Holmes. Condividerò con voi i commenti più esilaranti perché, evidentemente, davanti a tragedie simili, qualcuno trova sempre da pasteggiare. Della faccenda che vi riporto a onor di cronaca, ritengo che l’unica cosa da constatare sia che la città di Istanbul sia nefasta per la pallavolo italiana. Niente più.
Forse qualcuno non lo ricorda ma prima di Julia Ituma, un’altra pallavolista italiana incontrò la morte nella città. .
Giulia Albini, il 29 maggio del 2012, si sarebbe suicidata gettandosi dal ponte Faith Sultan Mehmet. Anche sulla morte di questa giovane atleta la causa supposta del decesso è imputata al suicidio. Gli inquirenti dell’epoca indicarono nei “motivi sentimentali” i moventi dell’atto estremo.
Per Giulia Albini si era da poco conclusa la relazione sentimentale con l’ex tecnico della squadra Eczacibasi: la stessa squadra che ha eliminato il Novara dalla Champions, lo scorso mercoledì.