Premessa
Come preannunciato, alla tragedia che vede vittima il dodicenne Josè Garramon, dedico nuovamente attenzione perché a distanza di quarant’anni, resta circondata da un’aurea e da troppi interrogativi inevasi che non permettono di affermare “giustizia è fatta” ma, al contrario, obbligano un’indagine volta alla ricerca di chi ha condotto, con la coercizione o con l’inganno, il piccolo uruguayano alla morte nella pineta di Ostia.
Ricordo che, quanto riguarda l’investimento che cagiona la morte a Josè, l’autista fu individuato nella figura del fotografo Marco Accetti, successivamente condannato in via definitiva al terzo grado di giudizio per omicidio colposo aggravato e per omissione di soccorso. Il reo ha scontato la sua pena e ha quindi assolto il suo debito con la giustizia.
Le sentenze devono essere rispettate, e questa, nella fattispecie, non può essere non condivisa dal momento che il giudice evidenzia ogni incongruenza e ogni inattendibilità, concludendo che la stessa ha avuto detto esito per mancanza di un elemento probatorio “al di sopra di ogni ragionevole dubbio” e che, tuttavia, permangono una serie di perplessità inevase:
«[…] dai dati di generica e dalla ricostruzione dell’investimento che se ne può logicamente trarre, non emergono indicazioni conclusive o quantomeno rilevanti, che giustifichino l’orientamento per un fatto doloso o colposo. […] Salvo che non si voglia sostenere (e lo si può, ma si resta sempre nel campo delle ipotesi possibili, ma non verificate e verificabili), che il conducente del furgone, spinto in veicolo contro il pedone deliberatamente, sia stato poi sorpreso nella dinamica dell’impatto […] La divergenza sul modo in cui il giubbotto dell’Accetti poté macchiarsi di sangue della vittima sul pettorale sinistro e sulla lettura delle due tracce di strisciamento fra miste a sangue […] Comunque la si voglia risolvere, neppure essa porta a dati conclusivi. […] L’imputato ha dato una sua spiegazione della presenza in quel luogo e in quelle condizioni, che in troppi punti mostra la corda della menzogna o quantomeno della incongruenza e della contraddizione. […] Aggiungendo incongruenza a incongruenza, egli ha poi preteso di avere imboccato la via del Lido di Castel Porziano per un fatto del tutto abitudinario e irriflessivo […] eseguita la manovra di svolta a sinistra per lasciare la via Cristoforo Colombo, egli -per immettersi nel viale di Castelporziano- doveva non solo ignorare la segnaletica di divieto dio transito, ma superare lo sbarramento della semicarreggiata mediante guard-rail. Tutto questo ben poco si concilia con una condotta di guida assuefatta. […]»
Queste sono solo alcune delle criticità individuate dal giudice. In ogni caso, l’onere della prova spetta all’accusa e questa non è stata in grado di presentare elementi che superino il livello della mera ipotesi, pertanto:
«Sulla base degli elementi acquisiti la corte ritiene di dover affermare – non senza sofferenza e inquietudine per gli aspetti oscuri e ambigui che rimangono su una vicenda drammatica, ma con consapevole e serena coscienza -, che non sussiste prova adeguata e convincente delle gravi accuse contestate all’imputato a conclusione dell’istruzione. Le circostanze indicate pongono gli interrogativi, aprono il problema, ma non offrono risposte se non sul piano delle ipotesi, che possono essere molteplici (e le conclusioni delle parti riassunte a verbale lo dimostra!), ma rimangono senza la verifica rigorosa, in positivo, che una di esse risponda a quanto in concreto verificato […]»
Questo è, anche se non vi pare
Esiste una bizzarra abitudine che esige, giustamente, che ogni affermazione venga supportata da adeguata documentazione, salvo poi, qualora quel che da documentazione emerge non piaccia, sostenere che i verbalizzatori, con colpa o dolo, abbiano commesso errori in fase di redazione, stilando un documento con errori macroscopici e forvianti… Che dire… quando la volpe non arriva all’uva dice che è acerba!
Talvolta utili, molte altre limitanti, con i miei 178cm all’uva ci arrivo bene ed è tutt’altro che acerba, dalle mie parti è tempo di vendemmia così, tra un acino e un fico riporto ai fatti tutte quelle non verità che si sono diffuse a macchia d’olio e hanno viziato con bugie e mezze verità, l’intera vicenda di Josè Garramon.
Una litigata apocalittica
E’ riportata dai famigliari e dalla collaboratrice domestica, Martha, la circostanza per cui il giorno precedente la morte del piccolo Josè, il bambino ebbe un animato battibecco con la madre circa la lunghezza dei capelli. E chi non avrebbe discusso? Con tutta la fatica fatta per essere alla moda e piacere alle ragazzine ora mamma mi obbliga a farmi la scodella da chierichetto. Le mamme, con i loro gusti aggiornati al trentennio precedente, sono da sempre le prime a farci apprendere il significato del termine vergogna. Però tra pochi giorni è Natale e non c’è rivoluzione che tenga.
La querelle tra madre e figlio sul taglio di capelli durò, il pomeriggio precedente, il tempo di qualche urlo tramutato velocemente in una lunga piva e un’occhiata di sbieco. Eppure c’è chi ha sostenuto che questa lite per il taglio di due centimetri di zazzera abbia portato Josè a meditare e quindi realizzare una fuga da casa. Ovviamente questa notizia è falsa e depistante; in alcuna circostanza del processo emerge una tale eventualità, anche perché non sorretta da benché minima logica. Ipotizzando anche che Josè decida di fuggire da -ma sappiamo che non è così- perché non vuole tagliare i capelli, quale logica avrebbe darsi alla fuga solo dopo essere stato dal barbiere? Che la fuga nasca da desiderio di evasione rispetto ad una famiglia oppressiva, piuttosto che dalla reale non volontà di cambiare look, sottoporsi al taglio di capelli cozza violentemente contro il muro della verità.
Al contrario, è proprio l’essersi sottoposto al taglio di capelli che comprova la ferma e naturale intenzione di tornare a casa. Perché è ovvio, perché nulla di grave è accaduto, perché a dodici anni con la mamma si fanno le scenate e presto si dimenticano.
La variante scolastica
Rispetto alla fuga da casa, mai ipotizzata dagli inquirenti, è stata diffusa un’altra faziosa menzogna che la farebbe risalire alla ferma volontà del bambino di non voler più frequentare la scuola. Anche in questo caso, però, non esistono elementi probatori a supporto della tesi, che si infrange nuovamente al cospetto della verità.
Come nel caso della fuga per lite, se Josè quel giorno si fosse prefissato darsi alla macchia, non sarebbe andato dal parrucchiere ma, quei soldi, li avrebbe conservati giacché necessari. Contrariamente, il bambino non porta nulla con sé, e i suoi risparmi sono tutti al loro posto nel salvadanaio. Dalla camera di Josè non mancano vestiti, né qualsiasi oggetto utile. Nelle tasche del bambino non è ritrovato nemmeno un coltellino svizzero, una barretta al cioccolato, una mela, niente. Non conosco persona che scapperebbe di casa completamente sprovvisto, soprattutto un bambino.
Quanti sono disposti a credere che un bambino di dodici anni avrebbe scelto la sera e il buio per allontanarsi da casa, anche volessimo perseguire l’assurdo, avrebbe selezionato quale destinazione per un viaggio in solitaria una pineta dalla legittima pessima fama? Non è questa tipologia di adrenalina che può piacere a un bambino. Garramon in quell’inferno ci è stato condotto, probabilmente ingannandolo, dopo che era stata conquistata la sua fiducia. Vigliacchi.
Josè avrebbe trovato ospitalità da un amico o in una confortevole cuccetta di un treno in partenza, sicuramente non tra malavitosi, prostitute, spacciatori e incappucciati. Ammesso e non concesso che fosse in una fase di rigetto rispetto alla scuola, indicazione fuorviante perché non è la scuola ciò che il bimbo rifiuta, Josè, come qualsiasi altro coetaneo, mancando un solo giorno alle vacanze natalizie, avrebbe aspettato la fine delle feste per scappare, e non l’inizio, perdendosi quel clima, quei dolci e, soprattutto, quei regali…
Possiamo concludere che coloro che sostengono e diffondono queste menzogne sono in cattiva fede e, inspiegabilmente, sembrano determinati ad addossare la colpa di quanto accaduto, alla stessa vittima. Stiamo parlando di un bambino, per fare questo ci vuole oggettiva cattiveria.
Se invece coloro che vanno propagando ciò, hanno oggettivi motivi a sostegno, perché conoscevano il bambino e sono stati depositari delle sue più intime confessioni, sarebbe il caso che, quarant’anni dopo, ne dessero notizia alla procura, potrebbero essere elementi utili alla necessaria e possibile riapertura del caso.
Tuoni, fulmini e saette
All’apparenza completamente scevra di motivazione è un’altra fandonia, ribadita a tal punto da figurare ormai una verità per molti.. Mi riferisco alle condizioni climatiche di quel pomeriggio e di quella notte. L’indicazione che vuole quel martedì 20 dicembre giornata particolarmente caratterizzata da piovosità, ancora una volta, non rispecchia il vero: la condizione meteorologica è stabile ed esente da rovesci.

Al contrario, leggenda narra che la sera e la notte in cui Josè Garramon venne ucciso, piovesse. Questo non è assolutamente accettabile. L’unica cosa che piove consistentemente sono le baggianate che qualcuno si diletta angelicamente a diffondere, ma c’è poco di angelico in tutta questa vicenda e, come ripeteva saggiamente Nenni, A fare a gara a fare i puri, trovi sempre uno più puro che ti epura. La verità è scandita nero su bianco nei punti della sentenza e nel verbale redatto dai carabinieri la mattina del 21 dicembre 1983. Come potete riscontrare dagli archivi storici del meteo, qui riportati, le precipitazioni avevano caratterizzato i giorni precedenti, ma non il 20 dicembre. Ciò è dimostrato in più occasioni, a livello documentale:
- Durante la sua deposizione presso il Nucleo Operativo della legione dei Carabinieri, compagnia di Ostia, Marco Accetti, nel descrivere la dinamica dell’incidente che, come noto, registra anche la totale frantumazione del parabrezza, il reo non fa mai riferimento alcuno a rovesci, che non potrebbe non notare, per ovvi motivi:

«[…] potevano essere le ore 19.30-20.00 circa, quando, pur viaggiando a velocità media, considerata anche la particolare situazione della strada stretta e buia, improvvisamente ho sentito una ventata di freddo e formicolio nei capelli dovuto alla rottura del parabrezza improvvisa ed immediata […]».
Come vediamo, quando va ad illustrare i fattori limitanti, l’Accetti indica solo “la strada stretta e il buia”, così come, ripercorrendo il momento della rottura del parabrezza, racconta di essere stato investito dalle schegge ma non dalle gocce.
- Passiamo ora a quanto emerge dalla sentenza. Nel documento la mancanza di precipitazioni è ribadita in più momenti e da diverse persone:
- Patrizia de Benedetti: «Appreso dell’accaduto, aveva accondisceso ad accompagnare l’Accetti con la sua 127 a Ostia per recuperare il materiale fotografico che costui aveva lasciato, nascondendolo in una siepe, e a cercare di riparare al meglio il furgone con un telone. […] avevano ritrovato con relativa facilità il materiale fotografico, ma non il furgone, a causa dell’oscurità e della poca dimestichezza della zona». Come evidente, non si fa riferimento alcuno alla pioggia scrosciante di cui tanto abbiamo sentito parlare.
- Polstrada: «Tracce dell’investimento sul campo del sinistro: il sopralluogo della polstrada, seguito in condizioni di cielo sereno e fondo stradale buono».
- Marco Accetti: «si era avviato per il noto percorso verso Ostia, fermandosi solo una volta sulla Cristoforo Colombo per fare rifornimento di gasolio. Il cielo era coperto ma non pioveva, e la visibilità era buona»
Constatiamo quindi che la giornata non è stata caratterizzata da rovesci . Le condizioni atmosferiche sono andate, via via migliorando; è nuvoloso al momento dell’investimento del bambino, mentre durante i successivi rilievi dei carabinieri e della polstrada il cielo si presenta sereno.
La paladina della legge
Come evidente, le falsità diffuse, allontanano sempre più dalla verità e sarebbe proprio interessante immaginarne i motivi. Procediamo dunque con una menzogna che, se la situazione non fosse tragica, sarebbe comica. La leggenda forse più propagandata, vorrebbe che la persona fermata insieme a Marco Accetti, alle 04.00 di notte presso via Cilea, sarebbe la stessa che, interrogata dal giudice Domenico Sica perché scambiata per una terrorista, assicura l’Accetti alla giustizia.
Spiego meglio: in questa moltitudine di leggende che a breve si faranno saga, di tutto ciò non esiste verbale perché lo stesso magistrato avrebbe ritenuto che la redazione di un documento obbligatorio, in una situazione inerente la morte di un bambino, non fosse rilevante.
Questa leggenda, ampiamente propagandata ma che, indubbiamente non porta giovamento alla persona in questione, contiene tre falle. Mi accingo a riportare le affermazioni diffuse, con rispettiva confutazione:
Pericolosa estremista
- Furono scambiati per possibili terroristi, dal momento che sostavano accanto ad una scuola e l’accompagnatrice dell’Accetti venne a lungo interrogata e per la stessa venne fatto scomodare a notte fonda il pm Domenico Sica, perché la stessa era un’esponente della sinistra radicale con molteplici segnalazioni.
- Così presentata, questa povera ragazza pare una terrorista, caratteristica che invece non le appartiene assolutamente. Intervistati diversi esponenti dei principali gruppi e movimenti della sinistra romana di quegli anni, compresi i più radicali, apprendiamo che la ragazza non era assolutamente una pericolosa barricadera. Riporto solo un paio di interventi perché sostanzialmente tutti asseriscono la medesima cosa. Agli esponenti è stato conferito un nome di fantasia. Elio B., a lungo in prima linea in un’organizzazione di estrema sinistra, successiva a P.O.: «Non ho mai sentito questo nome. Avrà partecipato a qualche manifestazione ma gli attivisti sono un’altra cosa, eravamo un’altra cosa. Eravamo tanti ma non tutti quelli che vedi nei video e nelle foto erano attivisti per cosa significava esserlo all’epoca. Non eravamo pochi, ma ci conoscevamo tutti qui a Roma, anche quelli degli altri gruppi, era fisiologico, probabilmente durante una delle manifestazioni finite, diciamo così, male, con scontri o dentro a qualche palazzo o fabbrica è stato preso il nominativo. Ma era una formalità».
- La questione della “formalità” e simpaticamente snocciolata da un altro leader di allora. In un forte e caratteristico accento romanesco, Elio D. mi racconta:
«Se anche Elton B. t’ha detto che nun se la ricorda, allora un era una de prima linea, sai io me scordo anche che ho magnato a pranzo ma lui no, se ricorda tutto. Ce semo anche presi a schiaffi tra de noi una volta, tanto eravamo cretini, che poi volevamo le stesse cose ma a volte in modo diverso. Comunque te spiego sta cosa della schedatura: capitava spesso, soprattutto quanno se faceva casino alle scuole, o vicino a luoghi diciamo, sensibili, comunque era na prassi frequente perché casino succedeva sempre anche quanno partivi per manifestà le tue idee, i fascisti arrivavano era sempre così, era na regola. Allora succedeva che quanno potevano gli sbirri se pigliavano er nominativo ma anche loro ce conoscevano, dopo du settimane se quel nome non usciva più se lo buttavano perché dovevano sta appresso a noi, no a quelli che cantavano ca’ bandiera in mano».
Mantenendo, in ogni caso, l’eventualità seppur bassa, di una falla nella memoria, i vari militanti da me interrogati circa la militanza attiva di questa persona, non sono riusciti a darmi un riscontro ma, hanno praticamente escluso che la persona fosse schedata tra coloro che erano notoriamente riconosciuti come estremisti potenzialmente pericolosi.
-
Marco Accetti è identificato come investitore in seguito alla deposizione dell’amica.
- Se in un primo momento i due, parcheggiati in prossimità di un istituto scolastico hanno fatto sorgere sospetti nei carabinieri che, alla vista dei due nell’abitacolo si accingono velocemente a fermarli, appena identificati, riconoscono subito nell’Accetti il responsabile dell’investimento. All’identità dell’uomo sono risaliti a poca distanza di tempo dalla morte di Josè Garramon dal momento in cui, per quanto evinto, il furgone Ford Transit era stato segnalato per la condotta da “pirata della strada” tenuta lungo il tragitto e, nei fatti, confermata nel verbale. In sentenza si legge:
«Le indagini subito intraprese dal personale della polstrada e dei carabinieri della compagnia di Ostia – posti in allarme rispettivamente intorno alle 20.20/20.30-, consentivano l’identificazione della vittima, dell’investitore e una prima ricostruzione dell’accaduto»
«Intercettato dai carabinieri che, comprensibilmente possono anche aver pensato a dei possibili attentatori, scoprendo due giovani fermi in auto alle 4 di notte vicino ad un edificio scolastico, si mostrava apertamente reticente, e alla reticenza spingeva la sua compagna, sino a quando non si risolveva a raccontare l’accaduto a suo modo»
Quest’ultima citazione chiarisce ancora una volta, qualora ce ne fosse esigenza, che per quanto astruse le scuse addotte dall’Accetti, è lo stesso a dar notizia del fatto e non l’altra persona ad assicurarlo alla giustizia; fatto che, tra l’altro, sarebbe stato riportato in sentenza.
Un magistrato bipolare
Quanto riguarda quest’ultima falla, non avendo documentazione disponibile, dovrete accontentarvi della logica. Dai dati che emergono dalle prime due incrinature, apprendiamo che non vi è mai stato un reale sospetto di pericolo terroristico, se non nell’immediatezza del fermo. Dato sospetto viene meno nel momento in cui i carabinieri verificano le generalità dell’Accetti, già identificato come la persona che era alla guida del furgone pirata.
È legittimo interrogarsi sul motivo per cui, il dr. Domenico Sica, viene rintracciato a casa, alle 4.30 del mattino pe un incidente stradale che, per quanto fatto tragico, non presenta quelle caratteristiche di problematicità tali dal necessitare un suo intervento. Per di più si vuol far credere che, in preda a un attacco bipolare, il magistrato mostra tanto zelo dal portarsi nell’immediatezza della notizia in loco per interrogare non già il reo responsabile dell’investimento, bensì l’amica, salvo poi allontanarsi accordando ai carabinieri la licenza di non redigere il verbale di una persona trovata in compagnia del reo e il cui ruolo e alibi non sono ancora stati verificati.
Brutti segnali
Domenico Sica muore il 30 settembre del 2014 senza mai dare riscontro a questa narrazione.
Nell’ottica che il magistrato si sia effettivamente trovato, quella mattina presto, senza una legittima motivazione, alla stazione dei carabinieri di Ostia, per condurre quella che, data la mancata verbalizzazione è, nei fatti una chiacchierata privata, la percezione derivante andrebbe a distanziarsi molto da quel senso di trasparenza e legalità che dovrebbe caratterizzare la giustizia.
A tal proposito si ricorda che il togato Domenico Sica nel corso della sua carriera si è occupato di numerosi ed importanti casi quali, ad esempio il processo sull’attentato al Papa e il caso di Emanuela Orlandi. Lo stesso figura tra le vittime del “furto della cassetta”: la sua corrispondeva al numero 720. I furti delle cassette dakka Procura fu un’operazione messa a punto da Massimo Carminati, con lo scopo di ricattare quei politici e magistrati che nel corso della loro carriera si erano macchiati di episodi imbarazzanti o sospettati di corruzione e depistaggio.
Conclusioni
A distanza di quarant’anni stanno emergendo una rilevante quantità notizie di indubbia utilità, nel processo in atto per portare alla luce quello che effettivamente è accaduto la sera del 20 dicembre, e come Garramon ha raggiunto quel posto buio, freddo ed, inquietante. In linea con altri casi, anche nell’affare Garramon i depistaggi non sono venuti meno, al pari delle incongruenze; il fulcro non è chi mente, ma perché mente. La questione è complessa e diffusi i non detti che, questa volta, con i prossimi scritti, verranno detti.
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54 commenti
Dottoressa Pera, io sto ancora aspettando l’epilogo sul caso Orlandi. Allora, questa soluzione l’ha trovata oppure si sta solo riempiendo la bocca di chiacchiere come molti suoi colleghi, saltando da un argomento all’altro senza venire a capo di nulla? E la smetta di ripetere che i suoi articoli sono protetti dal diritto d’autore, ma chi vuole che la copi?
Gentile Mauro non ho ben capito quale crociata abbia deciso di intraprendere nei miei confronti. Io non mi occupo solo del Caso Orlandi e non devo certo fare a lei rapporto quotidiano. Lei aspetti, forse un giorno arriverà, alla fine aspetta da vent’anni Nicotri.
Nessuna crociata, ma visto che lei vigliaccamente mi ha bloccato su Facebook perché non regge le critiche, voglio vedere qui come si comporterà, adesso. A me di sapere certe verità poco mi importa. Lascio a voi l’incombenza di perdete tempo dietro a gialli che non risolverete mai. E comunque vedo che nemmeno il mio nome sa leggere.
L’hanno cacciata anche dal gruppo di Nicotri, si faccia due domande. Mi riferiscono che Mario Barbato non è la sua identità ma un fake, questo la dice lunga su di lei.
Io credo che sia giunto il momento di archiviare questi argomenti ormai datati nel tempo. Il mondo va in frantumi, la crisi economica morde, i prezzi salgono, una guerra infuria rischiando di trascinarci nel baratro di un conflitto nucleare e voi state ancora discutendo di Emanuela Orlandi, di Mirella Gregori, di José Garramon e di tanti altri misteri che come tanti altri misteri saranno consegnati alla storia. Punto.
Questo è un quotidiano, ed è diviso in rubriche, si parla di guerra, di prezzi che salgono, di crisi economica, nelle rubriche Economia e Lavoro, Dal Mondo, In Eviudenza, L’Occhio del Bue, In Evidenza, il Sorpasso, Politique D’Abord, Istituzioni e Territorio, Suffrangetta, Il senno del post, Dai territori, Giustizia e, ovviamente in prima pagina e nell’editoriale. Da cosi noia una rubrica dedicata alla cronaca nera e ai cold case, oltretutto la più letta del giornale?
E’ la più letta del giornale perché le persone amano perdersi in racconti romanzati piuttosto che affrontare la realtà. Questi case cold interessano molto perché sono ammantati di mistero e ai lettori piacciono i misteri. Personalmente preferisco le certezze ai dubbi. Non ha tutti i torti il signor Mario Barbato (o come si chiama) quando afferma che Emanuela Orlandi deve aver fatto semplicemente una brutta fine nelle grinfie di qualche maniaco sessuale. E che tutte le piste sopraggiunte dopo sono state solo invenzioni giornalistiche utili per il profitto editoriale e televisivo. E mi sembra che il suo blog non faccia eccezione. Saluti!
Io direi che ognuno può occupare il proprio tempo come preferisce. Immagino che tu nel resto del tempo sia impegnato a risolvere i problemi del mondo, anzichè, che ne so, leggere gruppi dove si passa il tempo a discutere di questo argomento…
mettendo in evidenza che la MIA testimonianza su quei fatti partono esattamente dalle ore 01:30/01:45 del mercoledì 21 dicembre 1983 sotto casa mia a ROMA, e di ciò che successe il pomeriggio del giorno precedente, il 20 dicembre 1983. nella pineta di CastelPorziano NON ne sapevo NULLA poiché lo venni a sapere SUCCESSIVAMENTE, per il semplice fatto che il martedì 20 dicembre NON ero presente in quel luogo ma bensì ero in altre faccende affaccendata con altre persone…. …quindi per quanto riguarda il 21 dicembre, perché io è su questo giorno che ho sempre testimoniato, ebbene devo riconfermare i MIEI ricordi con l’ombrello in mano poiché è certo che la NOTTE fra il 20 e il 21 dicembre 1983 PIOVEVA, esattamente come viene riportato in questo schemetto storico del meteo del dicembre 1983
https://www.ilmeteo.it/portale/archivio-meteo/Roma/1983/Dicembre
mentre lo schemetto che hai riportato nell’articolo è FASULLO.
La dottoressa Pera finora ha pubblicato una miriade di informazioni FASULLE. Me ne sono accorto anche io. Nell’articolo sulle menzogne del Vaticano, per esempio, non è vero che ci fu una telefonata al centralino del Vaticano alle 20,30 che annunciava il rapimento della Orlandi. Quella è una bugia messa in giro da un documento farlocco di Viganò. Non ho il tempo né lo spazio per confutare quella telefonata, anche perché sarebbe inutile ragionare con chi vuole avere sempre ragione.
https://www.youtube.com/watch?v=o3sc-fpi3FM
Dimostri, documenti alla mano, la miriade di informazioni fasulle. In caso contrario risponderà delle sue affermazioni al pari della gentil signora che sbraita anche qui.
Come farò a rispondere delle mie accuse, tanto sono solo un fake, no?!
Semplice, grazie all’identificativo IP.
https://www.youtube.com/watch?v=D47LAqfHGkE
Pera hanno hackerato il tuo profilo!
https://www.youtube.com/watch?v=whzLCvh-XWk
“L’inondazione”, bell’effetto speciale, peccato che non siamo al cinema…
https://www.youtube.com/watch?v=L75KNxoiIqk
fai attenzione! un hacker si è impossessato del tuo profilo!
“L’inondazione”, bell’effetto speciale, peccato che non siamo al cinema…
Buonasera Patrizia, dov’eri quindi la sera del 20 dicembre?
dal primo pomeriggio del martedì 20 dicembre 1983 fino all’incirca alle ore 21:00 sono stata chiusa in un Teatro con altre 12 persone impegnata in una prova teatrale per l’allestimento di uno spettacolo. Dopodiché alle 21:00 circa con cinque di loro (fra cui il ragazzo con cui avevo feeling ai tempi) mi sono recata in un PUB alla Garbatella per cenare e ascoltare musica e dove rimaniamo all’incirca fino alla mezzanotte e qualcosa. Dopodiché il mio ragazzo con la sua auto mi accompagna sotto casa e rimaniamo qualche minuto a parlare. Dopodiché lo saluto e salgo in casa verso le ore 01:00 del mercoledì 21 dicembre 1983, e sulla mia scrivania leggo degli appunti di mia madre dove mi diceva di telefonare urgentemente a Marco Accetti a qualsiasi ora fossi rientrata poiché aveva da dirmi una cosa importante. Telefono così all’Accetti e lui mi chiede di andare a casa sua perché deve dirmi urgentemente una cosa, io gli rispondo “ma non ci penso proprio!” e lui di rimando mi fa “allora vengo io da te!”. E così per evitare che arrivando sotto casa mia non vedendomi si sarebbe attaccato al citofono, per non disturbare i miei che stavano dormendo, sono scesa in strada ad aspettarlo con l’ombrello aperto perché PIOVEVA.
Tutto VERBALIZZATO ai tempi prima dai carabinieri e poi in un secondo momento anche in Procura al giudice istruttore, con tanto di nome e cognome di tutti quei miei amici e colleghi con cui trascorsi la giornata del 20 dicembre 1983.
all’attenzione della Pera
il luogo della pineta di Castel Porziano (e NON CastelFusano) dove il mfa occultò il furgone e il borsone con l’attrezzatura fotografica NON era OSTIA, ma quella zona (Via Cilea e via Dobbiaco) si chiama INFERNETTO, che è più o meno distante dal luogo dell’incidente ben 6km e 500mt…
Viale di Castel Porziano è lunga circa 10 km e oltre!
a OSTIA c’era solo la caserma dei Carabinieri.
quindi ti ripeto e ti riconfermo per l’ennesima volta che la notte fra il 20 e il 21 dicembre 1983 PIOVEVA poiché io mi ricordo benissimo che già dalle ore 01:30 del 21 dicembre 1983 (perché è questo il giorno in questione che mi trovo a testimoniare) avevo l’OMBRELLO aperto, poiché PIOVEVA come puoi benissimo riscontrare tu stessa sullo schemetto storico del dicembre 1983 del Meteo della zona INFERNETTO
https://www.ilmeteo.it/portale/archivio-meteo/Infernetto/1983/Dicembre
ti riporto ancora di nuovo il Meteo di Roma del 21 dicembre 1983 perché fu proprio la PIOGGIA a Roma a convincermi quella notte di aiutare il mfa che insisteva nel recuperare la sua attrezzatura fotografica nascosta sotto un cespuglio della Pineta di CastelPorziano zona INFERNETTO e che presumibilmente era sotto la PIOGGIA come in effetti era!
https://www.ilmeteo.it/portale/archivio-meteo/Roma/1983/Dicembre
Distinta PDB dal luogo dell’incidente a via Dobbiaco ci sono 3,70 km in linea d’aria. Dal luogo dell’incidente alla caserma di Ostia ci sono 2,67 km, da Dobbiaco ai Carabinieri circa Km.6,50. Ora che abbiamo finito di dare i numeri ti faccio notare che il fatto che non piovesse non l’ho dedotto dal meteo, che è solo un vezzo aggiuntivo, ma da tutte le dichiarazioni fatte dalle forze dell’ordine ma anche dalla famiglia che non parla di pioggia quella notte, dal signor Accetti che a mia domanda specifica risponde negativamente, in linea con il verbale e con le forze dell’ordine e anche dalla tua stessa affermazione in sede processuale dove dici che avevate difficoltà a trovare il furgone perchè non conoscevate la zona ed era buio. NOn hai aggiunto in quella sede che ci fosse quella pioggia torrentizia di cui parli oggi perchè, oltretutto, non parli di una pioggerellina bensì di scrosciante acqua (tue recenti parole) se avesse piovuto così tanto presumo sarebbe da qualche parte emerso e dunque, la tua stessa frase avrebbe recitato “perchè non conoscevamo la zona, in più era buio e pioveva che Dio la mandava”. Lo schema del meteo, oltretutto non inquadra gli orari e trattandosi di meteorologia e non di Cenerentola, non è che allo scoccare della mezzanotte il clima si accorge che è cambiato giorno e comincia a piovere. Pur quanto ne so potrebbe aver iniziato nel pomeriggio, infatti i documenti ufficiali, ossia i verbali, parlano di cielo sereno e a questi io mi affido.
Esimia Pera
a me risulta dalle rilevazioni stradali di allora che dal punto dell’incidente in viale di Castel Porziano (più o meno prima dell’incrocio con via del Lido) a via Dobbiaco 50 in zona INFERNETTO dove fu rivenuto occultato il furgone alle ore 8:45 del 21 dicembre 1983, ci siano almeno 9 km di distanza…
Da via Cilea, zona INFERNETTO dove fummo fermati alle ore 04.00 del 21 dicembre dai Carabinieri della scorta del giudice Santiapichi fino alla caserma dei Carabinieri di Ostia, di km ce ne sono quasi 11…
ed è più che certo che nella notte fra il 20 e il 21 dicembre 1983 sia a Roma e sia nella zona dell’Infernetto PIOVEVA…
Quale famiglia non parla di pioggia??? il 20 dicembre era comunque NUVOLOSO così come è scritto persino in sentenza: intorno alle ore 19:30 quando l’Accetti si recò in pineta “il cielo era coperto ma non pioveva”…e NON come tu dici “”i verbali, parlano di cielo sereno”” …ma dove lo hai letto? quando verrebbe scritto? a che pagina?
Il signor Accetti a tua domanda specifica ti avrebbe risposto negativamente??? …è evidente che la memoria gli vacilla alla grande…
inoltre, Pera esimia, io NON ho MAI detto che fosse un “temporale” ma semplicemente che PIOVEVA normalmente in una maniera fastidiosa e basta! …il temporale te lo vuoi fantasticare solo te! …quando mai avrei parlato di “”non parli di una pioggerellina bensì di scrosciante acqua (tue recenti parole)””???
Per farla finita cerca la RELAZIONE del 21 dicembre 1983 dei Carabinieri di Ostia dove a pag. 3 si legge:
«nella stessa circostanza si erano accordati di tornare al furgone con dei sacchi di plastica per coprirne il parabrezza che era rimasto frantumato onde evitare che vi entrasse dell’acqua piovana. Erano quindi partiti alla volta di Ostia […]»
… in altri verbali invece si parla di “TELO per coprire il furgone dalla pioggia”…
Illustrissima, dia pure tutti i numeri che vuole, non pioveva e il cielo è passato da nuvoloso a sereno come chiaramente riportato dal verbale redatto dai carabinieri durante i rilievi e di cui la parte in oggetto è fedelmente riportata dal verbale all’articolo, infatti testualmente si legge “condizioni ottimali e cielo sereno”. Le consiglio di mettere un freno alla bile e rilassarsi in modo da leggere gli scritti senza autosuggestionarsi. Detto ciò non capisco tanta foga dal momento che il suo amico Accetti non può più essere sottoposto a giudizio e io non vado questionando l’investimento ma investigando il modo in cui il piccolo raggiunge la pinete. E’ un problema?
Pera, te lo ripeto per l’ennesima volta:
come fosse il tempo quel martedì 20 dicembre 1983 nella pineta di CastelPorziano A ME sinceramente NON interessa e NON mi tocca, poiché io in quel 20 dicembre NON ERO Lì ma bensì a kilometri di distanza a ROMA, chiusa dentro un Teatro a lavorare con almeno una dozzina di persone! …un impegno dalle ore 16:00 circa fino alle 21:30 circa, dopodiché con alcuni di loro andai a cenare in un pub fino più o meno a mezzanotte inoltrata, e quindi uno di loro mi accompagnò a casa con la sua auto. Tutto verbalizzato ai tempi, con nome e cognome dei miei amici e colleghi.
Rincasai alle ore 01:00 del mercoledì 21 dicembre 1983, ci fu la telefonata con l’Accetti che venne subito verso le ore 01:25/30 sotto casa mia con la SUA Fiat 127 e PIOVEVA… dopodiché è STORIA… e stiamo parla del 21 dicembre 1983, vale a dire da dove parte la MIA testimonianza su quella vicenda, e tutto fu verbalizzato e verificato ai tempi.
Sulla Sentenza a pag. 17, relazionando sul percorso che l’Accetti fece il 20 dicembre 1983 intorno alle ore 19:20, scrivono:
«il cielo era coperto, ma non pioveva e la visibilità era buona.»
…e poi quello che tu riporti nell’articolo, NON è la “relazione dei Carabinieri” ma è “il riassunto dei fatti” (dove ci sono però anche delle inesattezze evidenti) della Corte scritto in Sentenza;
a pag.10 della Sentenza si legge [riportalo per intero il concetto e non a mozzichi come hai fatto nell’articolo]:
«il sopraluogo della polstrada, eseguito in condizioni di cielo sereno e fondo stradale buono e parzialmente bagnato in fase di assorbimento (condizioni rapportabili anche al momento del fatto dato il tempo breve trascorso), evidenziava […]»
Quindi dice che la strada era bagnata dalla pioggia anche se “in fase di assorbimento”. PUNTO.
La bile e l’autosuggestione ce la metti solo te con costanza e in malafede!
…io quegli ultimi giorni di dicembre 1983 li ho VISSUTI e me li ricordo ancora perfettamente, quindi falla finita di sparare farloccate e a inventarti le cose!
Eminentissima Patrizia ma pensi di coglionare le persone o non sai leggere i documenti e comprenderne il conseguente significato? Io non ho riportato che era in fase di assorbimento perchè non è rilevante, dal momento che riguarda il periodo precedente Josè nella pineta. Ripeto che il cielo era sereno quella notte e lo dimostra il fatto che la fase di assorbimento riguarda la pioggia caduta in mattinata, il pomeriggio è nuvoloso e va via via migliorando fino a diventare sereno nel momento successivo l’incidente, ossia quando le forze dell’ordine iniziano a fare i rilevamenti tecnici .
Ma ti rendi conto che tu sei quella che pretende da tutti i documenti e ma se ci sei di mezzo tu esigi che ci si fidi solo in base alla tua parola? Facci vedere i documenti e indicaci anche dove è scritto che MFA è assicurato alla giustizia grazie a te.
Se davvero è tutto sbagliato, sentenza compresa, allora è giusto che andiamo in procura e facciamo rifare il processo, è possibile perchè se si prova la corruzione della corte cade il ne bis in idem e si rifà il processo. A proposito di corruzione, Sica non fa redigere un verbale obbligatorio.. e su Sica c’è una letteratura tutt’altro che lusinghiera, ma le 15 pagine del processo che, guarda caso, sono le tue? se ce le hai dovresti metterle a disposizione, al servizio della verità e della giustizia
Ecco qui così si fa finita con questo Meteo. Appunto in fase di assorbimento vuol dire che ha piovuto la mattina poi, quando c’è stato l’incidente era nuvolo, e più tardi, quando stavano facendo tutti i rilievi, era sereno… quindi è andato migliorando, la notte tra il 20 e il 21 non pioveva PUNTO.
Continui a ripetere che sei stata ascoltata e hai testimoniato solo per il giorno 21-12-83, quindi non si ha nulla di documentato circa il 20?
Partendo dal fatto che le indagini in istruttoria durate due anni, 1984 e 1985, erano tutte indirizzate sulla pedofilia e l’omicidio volontario con il giudice istruttore che puntava all’ergastolo per l’inquisito, il mfa fu portato a processo nel 1986 imputato per gli artt. 605 e 575 del Codice Penale, reati gravissimi che, se provati, qualsiasi persona avrebbe rabbrividito pensando a José, la povera vittima;
ebbene in un processo di tale portata si costituì Parte Civile solo il padre Carlos Garramon, mentre la madre Maria Laura Bulanti in Garramon era giuridicamente ASSENTE, nel senso che non si costituì Parte Civile assieme al marito, né come parte offesa, né come dolo, né niente di niente e non era neanche rappresentata da un avvocato. Quando durante il dibattimento in Aula la Pubblica Accusa derubricò i reati, la Parte Civile non batté ciglio e il mfa fu ASSOLTO da quei reati infamanti, e condannato invece per “omicidio colposo, omissione di soccorso, e ritiro della patente”.
La Parte Civile, Carlos Garramon, a quell’esito chiese come risarcimento per la morte del figlio UNA LIRA simbolica; NON si oppose a quella sentenza; NON ricorse in Appello; e NON chiese alla Procura nuove indagini per l’eventuale “sequestro di minore contro ignoti”; e tutto finì lì, processo concluso anche in Cassazione.
Questa “resa” fece supporre a chi aveva assistito a tutto il dibattimento, che i Garramon ben sapessero del perché il piccolo José fosse andato in pineta quella sera e che considerassero l’Accetti il solo responsabile dell’investimento stradale e nient’altro…
Finito tutto con processo concluso, cominciò su gli altri la CURIOSITA’ di sapere quale fosse il motivo per cui José si trovasse in pineta quella sera, e così solo in TEORIA partirono le varie ipotesi, le tesi, le supposizioni, le opinioni e così via, tutto basato su quello che si era saputo in dibattimento sulle varie marachelle compiute da José, tutto qui! tutte supposizioni TEORICHE!
…quindi tutte queste “menzogne” che lamenti, tutte queste tue invenzioni, tutta questa LEGGENDA di cui scrivi, ebbene te la sei creata solo TE!
https://www.youtube.com/watch?v=lHytjEj7B9g
Ecco come ha fatto José a raggiungere la pineta in un’ora, a cavallo di un drago bianco, mi domando perché il pifferaio non l’abbia dichiarato agli inquirenti per scagionarsi, dopotutto non è più assurdo del sangue che è schizzato fuori dal corpo del povero José perforando il parabrezza del furgone del pifferaio e inondando la sua giacca. Ma a questo punto siamo di fronte a un nuovo enigma, dov’è finito il drago?
te stai a diffamare tutti ma qui non sei nel tuo gruppo di fanatici e si vede bene che persona sei che non ha manco un po’ di pietà per una creatura. La dottoressa ti deve solo denunciare ma credo bene che questa volta lo fa davvero. Lei ha portato tutti i documenti, facci vedere i tuoi dimostra quello che dici facci vedere o chiudi quella fogna che la puzza arriva fino a qui. vogliamo la dimostrazione, la trua parola vale meno di zero, i documenti che su facebook chiedi sempre a tutti. bella mia ora è il turno tuo. rispondi solo per il 21, quindi non hai un alibi (documentato) per il 20? caccia fuori i documenti o stai zitta che fai più bella figura che qui tutti abbiamo capito
Continui a non spiegarci come faceva José a trovarsi fisicamente alla pineta a quell’ora, visto e considerato che si impiegano cinque ore a raggiungerla a piedi dal negozio di barberia dal quale è uscito alle 18:45 e quasi due ore con i mezzi pubblici oggi, figuriamoci allora. Il tuo ex compagno dichiara di averlo investito alle 19.30, capisci che è materialmente impossibile che abbia raggiunto la pineta da solo? Qualcuno lo ha prelevato, non so se questo è accaduto nei dintorni della barberia o se prima il Garramon abbia percorso un tratto di strada a piedi ma certamente non avrebbe potuto raggiungere la pineta da solo in un’ora.
NON tocca certo a me spiegarlo di come facesse José a trovarsi a quell’ora in pineta! io che ne so!?
io posso solo SUPPORLO, ipotizzarlo, immaginarlo, ma ne so quanto te!
di certo è che la perizia tecnica di analisi della Polizia Scientifica, chiesta dall’Accusa, ESCLUSE che Josè fosse andato in pineta salendo sul furgone dell’Accetti poiché all’INTERNO del furgone non fu trovata nessuna traccia di Josè, c’erano solo impronte dell’Accetti.
Dopo 40 anni dai fatti si può solo immaginare di tutto, ed è anche certo che Josè aveva degli amichetti col motorino, ma il fatto è che AI TEMPI furono proprio i Garramon a non volerlo né sapere e né spiegarlo -almeno pubblicamente- di cosa facesse Josè in pineta! …e così si può solo andare di immaginazione!
egregia Pera
dato che non mi dai la possibilità di replicare su facebook, ti riporto qui la questione che ti poni sul METEO del 21 DICEMBRE 1983:
il luogo della pineta di Castel Porziano (e NON CastelFusano) dove il mfa occultò il furgone e il borsone con l’attrezzatura fotografica NON era OSTIA, ma quella zona (Via Cilea e via Dobbiaco) si chiama INFERNETTO, che è più o meno distante dal luogo dell’incidente ben 6km e 500mt…
Viale di Castel Porziano è lunga circa 10 km e oltre!
a OSTIA c’era la caserma dei Carabinieri.
quindi ti ripeto e ti riconfermo per l’ennesima volta che la notte fra il 20 e il 21 dicembre 1983 PIOVEVA poiché io mi ricordo benissimo che già dalle ore 01:30 del 21 dicembre 1983 (perché è questo il giorno in questione che mi trovo a testimoniare) avevo l’OMBRELLO aperto, poiché PIOVEVA come puoi benissimo riscontrare tu stessa sullo schemetto storico del dicembre 1983 del Meteo della zona INFERNETTO
https://www.ilmeteo.it/portale/archivio-meteo/Infernetto/1983/Dicembre
ti riporto anche il Meteo di Roma del 21 dicembre 1983 perché fu proprio la PIOGGIA a Roma a convincermi quella notte di aiutare il mfa nella sua insistenza di aiutarlo nel recuperare la sua attrezzatura fotografica nascosta sotto un cespuglio della Pineta di CastelPorziano zona INFERNETTO e che presumibilmente era sotto la PIOGGIA come in effetti era!
https://www.ilmeteo.it/portale/archivio-meteo/Roma/1983/Dicembre
La Pera ha l’abitudine di bloccare sul suo profilo Facebook tutti coloro che non le lisciano il pelo.
Dottoressa(?) Pera, lei è inutile a difendere l’indifendibile, sta pubblicando informazioni che non corrispondono al vero, come per esempio quella delle telefonata al Vaticano un’ora dopo la sparizione di Orlandi. Si accerti che i documenti in suo possesso non siano farlocchi.
https://www.blitzquotidiano.it/opinioni/nicotri-opinioni/emanuela-orlandi-telefonata-dal-vaticano-3205477/
Si, dottoressa, e a pieni voti. Un articolo di Nicotri non è un documento. Mi smentisca docunenti alla mano o si redima dall’utilizzare una certa terminologia
Chi vuole interagire con me può farlo qui. Non c’è bisogno che abbia accesso ad informazioni inerenti la mia vita privata, che non è affar altrui
Ma se la sua vita privata è consultabile sul web! La mia no, perché sono un fake, quindi non esisto.
Nicotri non pubblica articoli senza prima consultare documenti autentici. Quindi, non ho nulla da redimermi. E mettere in dubbio le informazioni che diffonde è lecito. Per esempio, perché non pubblica anche quel famoso documento in cui si dice che Mario Meneguzzi fu sottoposto ad approfondite indagini da parte del Sisde? O devo credere alle sue parole?
Si, infatti proprio su Garramon si è fidato di quanto riportato dalla PDB. Il documento in mio possesso non è assolutamente un falso.
Buongiorno, dottoressa, faccio una divagazione dall’argomento trattato in questo articolo. Ho letto questo post su un sito e volevo sapere da lei quanto ci sia di vero e quanto ci sia di falso in questo articolo. Grazie!
https://blog.libero.it/wp/osservatore012dgl/2023/10/05/emanuela-orlandi-lombra-dello-zio-meneguzzi/
Buonasera Alessandra, io penso che stiano cercando un’altra volta di cavalcare questa pista inconclusiva e logicamente inconsistente (o vogliamo pensare Zio Mario in grado di architettare tutto quanto è stato architettato per depistare?) come ultimo disperato tentativo di far saltare la Commissione parlamentare.
Nel caso Orlandi non c’è stato nessun depistaggio, ma solo una strumentalizzazione del dramma da parte dei media per far ricadere la colpa sul Vaticano. Il pm Domenico Sica fu sempre stato convinto che lo zio Mario fosse in qualche modo coinvolto nella sparizione della nipote, ma ormai tutti si erano fissati sulla pista bulgara. Se vogliamo la verità su Orlandi bisogna anche essere disposti a ficcare il naso lì dove si è indagato poco o nulla: la pista familiare. Che del resto è la più diffusa nei casi di violenza su una donna o su una ragazza. Lo dicono le statistiche. Senza contare che, a differenza di tutte le piste politiche, criminali o sessuali delle gerarchie ecclesiastiche, che non hanno mai avuto una prova attendibile, quella dello zio Mario è l’unica che ha indizi concreti: le molestie sulla nipote Natalina, l’identikit del vigile urbano, l’alibi dubbio della sua presenza a Torano, la pubblicazione dell’annuncio sui giornali della sparizione di Emanuela senza prima consultarsi con gli inquirenti, la mediazione con i presunti rapitori i cui contenuti lui tenne all’oscuro i magistrati, l’atteggiamento guardingo adottato nei giorni seguenti che gli permisero di accorgersi di essere pedinato, l’eccessivo presenzialismo che lo portava tutti i giorni in procura per sapere come andavano le indagini, come se avesse voluto tutelare sé stesso o qualcuno. Insomma, se un indizio è un indizio, se due indizi sono una coincidenza, tre indizi fanno già una prova. Prove schiaccianti per adesso non ci sono, ma aspettiamo gli sviluppi dell’inchiesta della procura di Roma che sta proprio indagando sulla pista familiare e poi tireremo le conclusioni.
Ecco qua! Come al solito lei è male informata. Il Vaticano non ha bisogno di affossare la commissione bicamerale su Orlandi, è lo stato lo stesso Sergio Matterella a decretare anticostituzionale una inchiesta parlamentare che andrebbe a inficiare il lavoro della magistratura italiana.
https://news.fidelityhouse.eu/politica/sergio-mattarella-boccia-la-commissione-parlamentare-sul-caso-orlandi-580815.html
La magistratura italiana non è in fase processuale ma in istruttoria “La mente raffinatissima” Domenico Sica, uno dei più grigi magistrati della seconda Repubblica… affidabilità zero
https://www.lasicilia.it/archivio/la-mente-raffinatissima-era-il-commissario-antimafia-domenico-sica-876633/
https://www.antimafiaduemila.com/rubriche/giorgio-bongiovanni/83928-chi-ha-ucciso-giovanni-falcone.html
Sinceramente, illustrissima PERA, comincio seriamente a dubitare della tua intelligenza, e davvero comincio a far fatica a dovermi ancora relazionare con una che dimostra di non avere cervello né capacità di ANALISI e che NON ha cultura di quegli anni politici.
Qui chi vuole -riporto il tuo temine- “coglionare” il prossimo, sei solo palesemente te nella tua ignobile e MALEDUCATA stupida scorrettezza …
ma dato che io sono una persona con una pazienza infinita a cui non piace l’ignoranza altrui, nella MIA onestà intellettuale torno a metterti al corrente che:
il 21 dicembre 1983 grazie alla MIA deposizione orale davanti al magistrato Sica a cui parlai SPONTANEAMENTE (dopo ore sull’argomento “fiancheggiatori delle brigate rosse”) del furgone accidentato dell’Accetti, il tenente dei Carabinieri che assisteva a quel MIO colloquio in “stato di fermo”, mi interruppe e mi chiese informazioni su questo furgone, domande a cui io spontaneamente risposi con sincerità assoluta…
…il tenente dei Carabinieri ne parlò con Sica e mi prese in consegna e -senza capire del perché al tenente interessasse tanto quel furgone- con estrema sincerità risposi a tutte le sue domande, spiegandogli oltremodo che la mia andata in pineta quella notte =nella zona dell’INFERNETTO=, non era assolutamente come Sica “sospettava che io fosse lì per spiare il giudice Santiapichi”, ma semplicemente per andare a coprire con delle buste nere di plastica della spazzatura, il parabrezza frantumato del furgone dell’Accetti per evitare che ci entrasse dentro la PIOGGIA; parabrezza che gli si era frantumato accidentalmente a causa di “un sasso che qualcuno gli aveva tirato addosso” come l’Accetti mi aveva raccontato… tutto qui!
il MIO VERBALE del 21 dicembre 1983 lo feci con il tenente dei carabinieri, poiché il magistrato SICA mi lasciò totalmente a sua disposizione e se ne andò senza fare un suo verbale poiché la faccenda NON era più di sua competenza!
PER L’APPUNTO:
==Perché non chiedi a questi tuoi informatori fiduciari, tali Elio B. e Elio D. e Elton B.,
[addirittura romani: ma di quale quartiere di Roma? o di quale facoltà universitaria facevano parte? …ai quali poi addirittura gli doni persino l’anonimato, perché sia mai che potrebbero essere sbugiardati in 30 secondi e fargli fare una figura di m3rd4],
chiedi se durante i loro -suppongo- decine di FERMI POLITICI in questura negli anni -diciamo- dal 1975 al 1985, abbiamo mai firmato un verbale dove veniva motivato il loro “fermo politico”?
chiedi loro piuttosto se quelle firme che rilasciavano su un registro all’uscita dai commissariati, con la presenza degli agenti della DIGOS, non fossero invece solo per la riconsegna dei loro documenti di identità che gli agenti si erano trattenuti?
…durante gli “anni di piombo” per tutte quelle miriadi di fermi politici in questura dove si veniva trattenuti per ORE e poi rilasciati una volta identificati e verificate le posizioni personali, NON si è MAI compilato uno straccio di VERBALE… solo nei casi più gravi scattava la DENUNCIA a piede libero e basta!
…chiedi loro, a questi tuoi fedeli informatori fiduciari, a Elio B. a Elio D. a Elton B., quanti verbali hanno firmato durante i loro “FERMI POLITICI” prima di essere rilasciati? specificando loro però che NON stiamo parlando di arresti poiché è un altro discorso.==
Tornando alla vicenda Garramon:
[ma perché non ti leggi anche le mie risposte che ho dato agli altri utenti in questa stessa discussione?]
…allora…
Con i carabinieri di Ostia, il pomeriggio del 21 dicembre 1983, stilai un mio primo VERBALE come testimone, in cui riportai per esteso anche come trascorsi la giornata del martedì 20 dicembre 1983, dando l’indirizzo del Teatro in cui stavo lavorando, e dando tutti i nominati delle persone che furono in mia compagnia dal primo pomeriggio fino alla sera e alla notte del martedì 20 dicembre… una giornata passata totalmente in COMPAGNIA di almeno una dozzina di persone e lontana oltre 30-35 km dalla pineta di CastelPorziano… ripeto: io il martedì 20 dicembre sono stata in compagnia di altre persone fino alle ore 01:00 del mercoledì 21 dicembre 1983.
Quindi c’è un mio “ALIBI” verificato e controllato anche quando venni interrogata “come persona informata sui fatti” in Procura nel febbraio 1984 davanti al magistrato Claudio D’Angelo, dove anche qui firmai un altro VERBALE dove nuovamente viene specificato tutta la mia giornata del 20 dicembre con in più relazionando tutta la giornata del 21 dicembre 1983 quando incontrai il Marco Accetti e quando, con la MIA deposizione ai Carabinieri di Ostia, feci sì che costui venisse ARRESTATO seduta stante come pirata della strada. PUNTO.
Non solo ci sono i miei verbali stilati dai carabinieri di Ostia e dalla Procura dove io racconto per filo e per segno [come vedi sono PRECISA e prolissa da sempre] TUTTA la cronologia delle mie giornate, ma ci sono anche una RELAZIONE dei carabinieri e sicuramente anche un’altra della Procura, dove vengono riportate ancora le MIE deposizioni e la MIA TESTIMONIANZA. Punto.
Inoltre esiste tutta la trascrizione dei dibattimenti in Aula durante tutto il Processo del 1986.
FU TUTTO DOCUMENTATO, controllato, verificato, e riscontrato nella oggettività dei fatti, dal dicembre 1983 con l’arresto del Marco Accetti, al maggio 1986 con la Sentenza del processo. PUNTO.
Ottimo, educatissima PDB, rispetto ai due anonimi, dato che l’iniziale del cognome e, per uno anche del nome corrisponde, credevo li avessi immediatamente identificati, non essendo proprio gli ultimi arrivati. Puoi darci copia di questi numerosi verbali o, ancora una volta dobbiamo crederti sulla parola. Pare che il materiale che ti riguarda si sia magicamente volatilizzato. Quale teatro era? Come si chiamava lo spettacolo? Dove ha avuto luogo la prima? O ci mostri qualche documento o restiamo fermi alle tue parole, non sorrette da nulla. Capisco l’anzianità, ma la tua capacità logica almeno a questo dovrebbe arrivare
Ma lei si impegna molto punto
😁😁😁
La MIA LOGICA, esimia mediocre PERAcottara, nel leggere le tue continue stupide insinuazioni nelle insolenze più becere contro la MIA persona, mi porta sempre di più a considerare il fatto che tu sia seriamente tarata, probabilmente affetta da grave “senilità mentale precoce” portata al “complottarismo mentepiattista” che ti altera la lucidità del pensiero, altrimenti non si spiegherebbe questa tua totale mancanza di comprendonio in questa tua atavica IGNORANZA nell’affrontare certi argomenti.
Credo che ormai sia palese a tutti che tu dell’incidente Garramon non ne sai proprio NULLA, però continui imperterrita a blaterare fetenzia in rete senza avere in mano un solo misero DOCUMENTO degli Atti… vale a dire che apri bocca e gli dai di alitosi!
INOLTRE continui a non voler prendere in considerazione i dati OGGETTIVI ben noti da anni su quel fatto.
Te li ripeto in maniera chiara sillabandotelo in modo che la tua rapa possa arrivare a capire:
1- dopo l’arresto del Marco Accetti il 21 dicembre 1983 -GRAZIE alla MIA deposizione ai Carabinieri di Ostia-, ci fu una istruttoria durata due anni, 1984 e 1985, con il Marco Accetti inquisito e chiuso in GALERA;
2- le indagini SERRATE furono portate avanti dal magistrato Claudio D’Angelo che era ferocemente un colpevolista, e tutto fu indirizzato sulla “pedofilia”, …lo comprendi questo cosa vuol dire?
3- l’Accetti fu portato a Processo nel 1986 con le gravi imputazioni di “SEQUESTRO di MINORE a scopo pedofilo con OMICIDIO VOLONTARIO”, …lo hai capito questo?
4- te lo ripeto: l’Accetti fu portato a PROCESSO in Corte di Assise con quelle gravi accuse, dove però si costituì Parte Civile solo il padre di José, Carlos Garramon, mentre la madre Maria Laura Bulanti in Garramon era giuridicamente ASSENTE, non rappresentata da nessun legale, …riesci a comprendere la valenza e il significato di questa cosa???
…vale a dire che la madre, la Maria Laura Bulanti, non costituendosi “parte civile” in quel processo così pesante dove veniva giudicato l’OMICIDA, il responsabile materiale della morte di suo figlio (imputato poi dei gravissimi reati di OMICIDIO VOLONTARIO a scopo PEDOFILO e SEQUESTRO di MINORE = vale a dire: rischio pena ergastolo), ebbene questa madre NON costituendosi in Tribunale come Parte Civile, Parte Offesa o altro, diede l’idea che considerasse quisquilie la morte di suo figlio, e che se ne fregasse di chiedere “giustizia” davanti ad una Corte per quel suo figlio morto ammazzato! …ti è chiara questa cosa?
5- quando successivamente si chiese alla Bulanti Garramon del perché di questa sua strana scelta di non costituirsi Parte Civile (che le sarebbe semplicemente bastato una firma “burocratica” su un foglio e nominare un avvocato che la rappresentasse), ebbene la madre di José se ne uscì con la delirante giustificazione che non aveva tempo di considerare quel processo poiché era INCINTA e che ormai doveva pensare al suo nuovo nato! …ecco …lascio ad altri il giudizio morale e filosofico sull’ “etica di vita” di questa madre…
6- quando poi nel 1986 il processo al Marco Accetti si concluse con l’ASSOLUZIONE e con quella Sentenza ormai nota dove in sostanza si dichiarava che la morte di Josè fu solo e esclusivamente un investimento stradale colposo e accidentale, Carlos Garramon NON si oppose e NON ricorse in Appello contro quella sentenza, e chiese come risarcimento per la morte del figlio UNA LIRA SIMBOLICA, …e sai cosa vuol dire questo???
…vuol dire che il padre Garramon riteneva e riconosceva nell’Accetti il solo responsabile dell’ investimento mortale ACCIDENTALE e che quindi la morte di José fu una DISGRAZIA causata dall’imperizia del figlio; inoltre era chiaro che fosse anche convinto che dietro all’andata in pineta di Josè NON ci fosse nessun “sequestro di minore” tantomeno ci fosse una faccenda di “pedofilia”: TI E’ CHIARO QUESTO???
Ora, se tu nella tua misera mentalità da complottara sei curiosa di leggere tutti quegli atti istruttori e processali dell’incidente Garramon, ebbene da ME di certo NON avrai niente, NON ti passo nessuna carta… e se ti interessa tanto spulciare, vai a fare richiesta di consultazione degli Atti con una domanda ben motivata (altrimenti non te l’accettano) all’Archivio del Tribunale di Roma, paghi quello che devi pagare (che non è poco), e poi potrai dilettarti con quei faldoni, dove potrai trovare tutte le relazioni [tra l’altro: a me NON risulta assolutamente che ci sia documentazione “sparita”], potrai trovare tutti i verbali delle centinaia di testimoni chiamati a deporre nel 1984 in istruttoria sia da parte dell’Accetti e sia da parte dei Garramon [e io mi soffermerei molto su questi per capire del perché José andò in pineta quella sera] … e dove potrai esaminare anche tutte le perizie che furono effettuate ai tempi della Polizia Scientifica, di percorso, gli orari, di analisi, psicologiche e altro…
[…e a proposito di PERIZIE, da mera ignorante che sei, pubblichi nell’articolo l’immagine del deposito in Tribunale della AUTOPSIA di José e la intendi -per i tuoi lettori abboccaloni- come se fosse una “perizia di assuefazione” a non si sa bene poi di che cosa sull’Accetti!!! …ma per favore …ma vai a studiare sul vocabolario il significato di “assuefazione”, e poi comprendi cosa si intende nella Sentenza con quel “una condotta di guida assuefatta A UNA CONSUETUDINE [vale a dire: il girare a sinistra dove NON era consentito dai segnali stradali] …ma basta: sei una mistificatrice!
detto tutto ciò, ti informo inoltre che:
-nel 2013 a seguito delle blaterazioni complottare in TV della Bulanti sostenuta dalla trasmissione “ChiL’HaVisto”, nel GIUGNO 2013 (dieci anni fa!) la PROCURA di ROMA, riaprì una nuova e seconda inchiesta giuridica CONTRO IGNOTI per il “sequestro di minore” sull’incidente Garramon;
quindi ci furono nuove indagini portate avanti dal magistrato Giancarlo Capaldo e dalla magistrato Simona Maisto.
Furono richiamati in Procura a deporre in istruttoria, nel 2013, 2014, 2015 e 2016 tutti i testimoni dell’epoca -COMPRESA ME- che furono rintracciati; vennero ricontrollate e verificate TUTTE quelle testimonianze dell’epoca, e furono riesaminate TUTTE le perizie tecniche, scientifiche, psicologiche e altro, allegati agli atti istruttori e al dibattimento in Aula del 1986…
Questa inchiesta occupò la Procura per ben oltre TRE ANNI, e dalle risultanze che ebbero, nel FEBBRAIO 2017 la Procura confermò l’esito del processo 1986, vale a dire che FU un investimento stradale causato da un PIRATA della strada identificato in Marco Accetti, e che nelle nuove indagini CONTRO IGNOTI per il reato di “sequestro di minore” NON venne riscontrato NULLA di NULLA… PUNTO.
La Procura nel febbraio 2017 chiese l’ARCHIVIAZIONE dell’inchiesta bis sull’incidente Garramon… Archiviazione a cui la Bulanti si oppose facendo Appello in Cassazione, ma la Cassazione rigettò quel ricorso e confermò ulteriormente l’ Archiviazione dell’ “inchiesta Bis dell’incidente Garramon”.
Nell’estate 2017 la Bulanti fece ricorso alla “Corte europea dei diritti dell’uomo” di Strasburgo denunciando la Procura di Roma di inadeguatezza nelle indagini sulla morte di suo figlio, ebbene anche Strasburgo cassò quel ricorso.
Nell’aprile 2019 la Maria Laura Bulanti Garramon ha ricevuto una DENUNCIA d’Ufficio con mandato internazionale da parte della Procura di Roma dove risulta INQUISITA per i reati di diffamazione aggravata per mezzo stampa/televisiva.
Non sto nemmeno a leggere tutto tanto le prime tre righe di insulti sono sufficienti per capire che è l’unica arma che hai in mano. ringrazia solo che ho pena per le persone anziane in evidente stato di eccessiva agitazione. Immagino che in queste righe di insulti con cui sfoghi la tua pochezza e la pochezza della tua solitaria vita riempita solo da odio, rancore e una tastiera, non ci sia una dimostrazione di quanto asserisci e qui, tutti coloro che hanno commentato, hanno chiesto un riscontro che non hai dato. Le parole di un’anziana rancorosa e biliosa non hanno alcun valore rispetto ai fatti. Ti informo che saranno accettati altri tuoi vomitati ed infiniti deliri solo se andranno ad arricchire la discussione, ossia se adducenti notizie accertate da adeguata documentazione, qui non siamo dal terapista, se hai bisogno di trovare una via d’uscita a cotanta solitudine, frustrazione e, evidentemente, atavica ignoranza che cerchi di celare con una irrefrenabile ricerca di un tono intellettuale che non hai e non sei in grado di raggiungere, chiedi aiuto altrove. Ora hai annoiato e tutto quello che utilizzi per offendere me, altro non fa che qualificare te stessa. Ci credo che l’Accetti ti si riprendeva alla bisogna, è iun bugiardo ma credo a tutto quello che su di te mi ha raccontato. Quando la tua famiglia si vergogna di te, è tutto dire. Non hai nerbo, non hai intelligenza e non hai carattere. Ora è ben chiaro il motivo per cui reciti, per essere qualcosa. Ma poi il sipario si chiude e allo specchio ti ci devi guardare ogni tanto senza maschera e senza trucco. Provo profonda pena e pietà di te, profonda.
Senti ti do del tu, anche se sei un’anziana, perchè il rispetto non è solo questione di età. Inizi a fa tanta pena. O ti ripigli o ti faccio conoscere il mio avvocato perché la Rosse se ne frega e ci ride ma m’hai rotto i coglioni, un’altra offesa e ti arriva la letterina, anzi forse il segno è già stato passato. Pensa se ci sa da ragionà con una pigiastronzoli bella piena di paranoie che ti crescono dentro e ti portano ad offendere le persone che lavorano facendosi i cazzi sua soprattutto (PUNTO).