Non sarà un caso che la notizia è uscita oggi, anniversario della nascita di Tommaso Moro. Cosa c’entri Fazzolari con il grande pensatore inglese ve lo dico dopo.
Il Giovanbattista, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ne avrebbe buttata lì una di quelle pesanti. “Introduciamo nelle scuole il corso per l’uso delle armi”, sarebbe stata la sua proposta che egli però ha prontamente smentito, sostenendo che si tratterebbe di una estrapolazione di un giornalista di una sua conversazione privata con un alto esponente delle forze armate.
Resta il fatto che la polemica è esplosa feroce e anche il pistolero Salvini, quello che voleva fare della Brianza un far west, armando ogni villetta e legittimando l’uso delle armi con la nuova stesura della norma sulla legittima difesa, è insorto proponendo in alternativa la saggia introduzione nelle scuole di un corso in educazione stradale. Le opposizioni sono sulle barricate e a destra mostrano più di un imbarazzo.
Sarà vero o non sarà vero? Motivazioni o giustificazioni quelle addotte da Giovanbattista Fazzolari? Se fosse vero non ci resterebbe che piangere, perché saremmo ben lontani da quello che vorremmo si insegnasse ai ragazzi.
Sarà che veniamo da una generazione che visse la sua adolescenza in una stagione in cui questo paese era molto diverso. Erano i tempi in cui da un lato, mentre studiavamo diritto commerciale con una cara amica, esplodeva la notizia del rapimento di Aldo Moro con tutta la violenza che aveva dipinto la storia di quegli anni chiamati non a caso anni di piombo, dall’altro crescevamo tra la gioventù studentesca a suon di Yesterday, Imagine e C’era un ragazzo (che come me amava i Beatles e i Rolling Stones).
La antinomia della violenza dei terroristi che si scontrava con le teorie pacifiste forse era servita davvero a farci crescere maturando una coscienza collettiva nella quale per le armi non c’era posto e la solidarietà si coniugava con la parola pace.
Del resto erano anche agli anni in cui le socialdemocrazie europee, quella italiana in primis, aprivano al mediterraneo e i popoli nord africani non erano visti come nemici ma come risorse e anche Baglioni cantava di volare in Tunisia, nell’album Sabato Pomeriggio, arrangiato, udite udite, da Evangelos Papathanassiou.
E quindi la parola armi ci faceva inorridire e lo sguardo di noi giovani era rivolto verso un futuro che gli anni che si andavano ad aprire ci facevano vedere come un orizzonte di speranza e non come un imbuto senza fine come oggi. Erano gli anni Ottanta, rimasti unici nella storia contemporanea di questo paese.
L’idea di Fazzolari sarà pure una boutade ma se fosse vera poi, alla fine, non apparirebbe così strana perché non sarebbe altro che lo specchio amaro dei livelli culturali in cui versa questo paese. Una cultura sociale nella quale l’individualismo prevale sulla solidarietà e sulla fratellanza e quel mors tua vita mea non fa altro che dare, ahimé, forza alla omelia che Ratzinger pronunciò ai funerali di Giovanni Paolo II facendo del contrasto al “relativismo” l’emblema del suo pensiero. Per noi laici è dura.
Forse sarebbe meglio pensare ad un colpo di follia, a quella pazzia che Erasmo da Rotterdam celebrò nel suo celebre “Elogio della follia” che scrisse nei primi anni del ‘500 dedicando la sua opera appunto a Tommaso Moro mentre Enrico VIII rivoluzionava la chiesa per correre dietro alla gonnella di Anna Bolena.
La povera e bella Anna finì male, come tutte le mogli del grande Enrico, ma diede i natali a quella che è considerata la più grande regina inglese per aver dato un impulso esplosivo alla cultura anglosassone a cominciare da Shakespare. Era Elisabetta I.
E, a proposito di cultura, Evangelos Papathanassiou, è conosciuto al mondo con il nome di Vangelis, dopo Morricone, il più grande compositore di colonne sonore mai esistito.
1 commento
Bellissimo tutto il suo articolo (l’uscita di Fazzolari di commenta da sola). Grazie dott. Carugno.