di Roberto Sajeva
Intervista al Segretario Nazionale della FGS, Enrico Maria Pedrelli, che ha annunciato di non ricandidarsi al prossimo Congresso della giovanile.
Il segretario più apocalittico della storia della FGS! Peste col COVID, guerra dalla Russia e ora da Hamas, morte di Berlusconi e Napolitano, carestia con Maraio. Leviamoci il dente, parliamo della forsennata lotta del segretario PSI contro i giovani socialisti.
Ci sarebbe da scrivere un libro, per descrivere ai nostri cari (e)lettori la fatica che abbiamo fatto.
(E)lettori citazione dottissima.
Quando sono stato eletto avevo in testa una mappa chiara, poi tutto è stato sconvolto: la pandemia ti impedisce di fare eventi, e insieme alla guerra ti impone altre priorità, il sistema politico si stravolge in continuazione e il Segretario del tuo Partito ti vuole politicamente morto.
Sì, un’ostilità biliosa continua e impolitica.
Con Maraio fu subito scontro sul ruolo della FGS. Lui aveva in testa un altro modello di giovanile: appendice del Partito e coreografia, noi invece eravamo autonomia e formazione politica.
Parlando di modelli alternativi gli fai un complimento. È totalmente autorefenziato, pretende che la sua esperienza sia universale e quindi che formazione sia solo il tipo gavetta che ha fatto lui. Che l’esperienza “vincente” di Salerno sia un modello nazionale, ma non è riuscito a farlo funzionare ad Avellino né tantomeno a Napoli.
Tu però sei riuscito a vedere un altro modello.
Io ero abituato a fare il teppista nella Segreteria Nencini, poi mi sono ritrovato in posizioni di responsabilità e ho imparato a compromettermi. Quando sono diventato Segretario parlavo lungamente con Riccardo di politica: all’epoca si parlava di fronte repubblicano per “salvare la democrazia dai populismi”, e di Stati Uniti d’Europa, mentre io che venivo da un’adolescenza un po’ rossobruna mi opponevo. Quando dissi che ero perplesso su una lista coi radicali (“troppo neoliberisti!”) lui mi coinvolse nel dibattito; mi fece parlare al primo evento della possibile lista, e io feci un intervento spiegando tutte le perplessità politiche della FGS. Ricordo che Sergio Pizzolante fece un intervento contro il mio, cosa che apprezzai perché aveva preso sul serio le nostre posizioni, e con Maurizio Turco nacque un solidissimo rapporto che dura ancora oggi.
Nello spirito della Rosa nel Pugno originaria.
Quel progetto non andò avanti ma ci saremmo stati con certi paletti (non insisto nel merito perché non conta più cosa pensasse il Pedrelli del 2018). Con Riccardo successe altre volte, come quando mi rifiutai di firmare un appello all’unità dei socialisti perché c’era scritto che non eravamo per il superamento del capitalismo – venni ascoltato e quel punto si modificò. Piccolezze forse, io non penso, ma la FGS non ha mai chiesto più di questo. Mai.
Invece coi sedicenti “Nuovi Quarantenni”?
Invece, la perfetta metafora di cinque anni di difficile convivenza con Enzo è andata in scena proprio al Congresso che lo elesse – ironia della sorte. Nel suo discorso iniziale, senza dirmi nulla prima, mi invitò pubblicamente a fare un flash mob con i giovani contro il family day. Ancora mi chiedo perché mi volle fare questa sorpresa: per mettermi in difficoltà o per superficialità? Comunque, organizzammo un gruppo nutrito di giovani e occupammo letteralmente il palco: dopo la bella coreografia i ragazzi si sono seduti a terra, e io ho tenuto il mio discorso, poi tutti in piedi a cantare l’Internazionale e l’Inno dei Lavoratori. Fu un successone, un fiume di applausi e complimenti, con tanto di strette di mano trionfanti con la Segretaria del PSE e con Nencini che era alle sue ultime ore da Segretario.
Una forza viva non la puoi contenere certo in una pretesa asfittica.
Capisco di aver provocato un po’ di gastrite a qualcuno. A me sarebbe venuta. Infatti da quel momento in poi sono sempre stato tenuto alla larghissima da qualsiasi spazio importante agli eventi del Partito. Mi ricordo ancora che tu mi chiedevi divertito come mai mi fossi adombrato dopo quella performance: sapevo che da quel momento in poi sarebbe stato tutto più difficile. Ed è stato un bene, perché con tutta la fatica che abbiamo fatto siamo cresciuti forti.
Una grande dimostrazione davvero, siete rimasti compattissimi nonostante numerosi tentativi di destabilizzazione e sostituzione, addirittura siete cresciuti in qualità e quantità pur nella cornice di un PSI in delirio politico e in crisi di partecipazione e iscrizioni.
Sono stati quattro anni all’arma bianca. Alle elezioni europee tentai di spiegargli che non ci poteva andare proprio giù l’alleanza con +Europa in quei termini e dopo un congresso che aveva stabilito altro. +Europa era allora imperniata di un neoliberismo veramente antipatico e ideologico, a noi che avevamo sempre fatto dell’adesione al PSE un motivo di orgoglio: i socialisti italiani non potevano votare ALDE!
Passaggio mal gestito anche con il PSE, imbarazzantissimo, per fortuna Pia Locatelli e Pastorelli misero la pezza.
Avevamo pronto un documento pubblico di contestazione. La sua risposta fu una telefonata memorabile, furiosa, violenta in un modo tale che il nostro rapporto personale fu irrimediabilmente compromesso. Non mi feci intimidire e uscimmo col documento, mentre lui annunciava che i socialisti entravano nelle liste di +Europa (quindi manco il simbolo), e che quello sarebbe stato l’inizio di un percorso di federazione. Cioè capite? Invece di dire che quella era una scelta temporanea dovuta alla difficile situazione elettorale, dici che ci fai proprio la federazione con +Europa. Ma porca miseria…
Sì, pensava che per dare credibilità all’operazione invece che trattare sui contenuti si dovesse parlare di apparati.
Insomma ci furono diversi mesi di scontro perché a quel punto Maraio volle dare vita ad un dipartimento giovani del PSI – la classica arma che si usa contro la FGS: io nomino un giovane che mi piace e lo tratto come tuo pari, lui si fa il suo gruppetto e insieme possiamo fare a meno di voi.
Anche qui non potevamo indietreggiare perché il principio di auto-rappresentanza non si tocca: i giovani devono eleggere liberamente un Segretario da cui si fanno rappresentare. Sì alla democrazia, no alla cooptazione nella rappresentanza giovanile.
Cooptazione e capriccio, un binomio intimamente ostile a meriti e bisogni.
Conto almeno cinque o sei tentativi di fare un dipartimento giovani per sostituire la FGS. Tutti falliti, ma vi posso assicurare che fare il tiro al piattello contro quei ragazzi che nel corso del tempo si sono prestati a queste cose squalificanti non è stato divertente. Ma io ho difeso la nostra organizzazione e 120 anni di storia, loro cosa difendevano?
In alcuni casi è stata ingenuità malriposta, e con quelli avete fatto pace e siete ripartiti in sinergia. In altri casi era ambizione di presuntuosi incapaci di farsi consenso fra i propri coetanei, quindi meglio perderli questi.
Ci sono stati comunque dei periodi di pace, va detto. Vi ricorderete diverse cose fatte insieme ad Enzo, e gli abbiamo anche fatto la campagna elettorale. Ci abbiamo provato a trovare un’intesa, e anche lui ci ha provato. Poi la catastrofe alle ultime elezioni politiche. Il resto lo conoscete.
Parlaci della FGS decameronica durante lockdown e restrizioni…
Allora voi immaginatevi mesi e mesi di contatto quotidiano e continuo con compagni e compagne da tutta Italia, con il gruppo whatsapp che vomita un migliaio di notifiche al giorno e due incontri settimanali ufficiali organizzati su discord. Durante il lockdown è successo un fatto storico significativo, e cioè che un gruppo così trasversale di giovani socialisti non aveva mai affrontato una quotidianità così stretta.
Questo naturalmente ha dato vita a tantissimi litigi, e anche a qualche defezione, perché non tutti sono abituati a tollerare di essere in minoranza.
Selezione politica orizzontale, va bene.
Si è però creato un gruppo più forte e coeso e soprattutto, sorpresa delle sorprese, fare attività online si è dimostrato un modo per fare “nuovi acquisti” molto più efficace che con le iniziative dal vivo.
Il mondo giovanile è nettamente mutato in questi venti anni, il territorio è un mito periferico nella questione giovanile. Tra internet, emigrazione, ecc…
In quei mesi la FGS è stata una vera e propria commune virtuale, dove poteva accadere qualsiasi cosa, ma dove soprattutto ci si formava e informava: conto quasi cinquanta incontri online di altissimo livello in quel periodo, come quelli con il virologo Arnaldo Caruso, con Giulio Sapelli o Luigi Covatta. Parlavamo di socialismo e liberalismo, di pandemie ovviamente ma anche di internazionalismo, di musica e cultura.
Posso dire che quello che abbiamo elaborato in quei mesi ha dato vita ad una vera e propria nuova identità, che poi è stata scritta nero su bianco nel nostro “contro-manifesto di unità socialista”. Non si può capire la FGS senza prendere atto di questo cambiamento.
Spezzo la ritualità delle interviste facendo adesso una domanda da coda: come continuerai la tua attività politica dopo la segreteria?
Intanto lavorando, nel senso che far parte del movimento cooperativo è per me la realizzazione di alcune delle mie convinzioni. Ricordano tutti quanto ho insistito sull’importanza dei beni comuni, e devo dire con soddisfazione che anche in questo la FGS si è costruita un’identità nuova e alternativa; banalizzo estremamente: se i comunisti dicono più Stato, e i liberisti più mercato, i giovani socialisti hanno detto più cooperative.
Essere poi nel settore logistico, a Milano, nel cuore del capitalismo italiano, significa praticamente essere in prima linea: passa tutto da qui, e io ogni giorno tocco con mano le trasformazioni, le contraddizioni, vedo le opportunità. Il giorno prima sono tra quella che è veramente la nuova classe operaia, il giorno dopo incontro i white collars della “city”. Un giorno mi occupo di valori cooperativi, e l’altro di supply chain. Sono circondato da cose da fare e da imparare, e farlo con i miei valori per me è politica.
Poi c’è un nuovissimo progetto che ho contribuito a far nascere, che è quello di “Adesso!”. Dopo le celebrazioni dei nostri 120 anni a Firenze, che non sono certo passate inosservate, sono stato contattato da Tomaso Greco – che ha fatto parte della FGS tanti anni fa – e mi ha coinvolto in questa avventura. Oggi possiamo dire che Adesso! all’interno della nostra “area” – chiamiamola così – è in assoluto la voce più seguita. Mentre scrivo la nostra pagina Instagram ha 17mila followers: non c’è organizzazione, progetto, o personaggio politico nato dalla diaspora socialista che ha così tanto seguito… si possono fare solo timidi paragoni! E abbiamo appena quattro mesi…
Noi non usiamo certo questo metro di misura, ma voglio dire a tutti quelli che pensano che il “rilancio” del socialismo passi dalla comunicativite, e cioè da quella malattia per cui il nostro sarebbe esclusivamente un problema di comunicazione: non sapete manco fare il vostro lavoro.
Bisognerebbe invece prendere atto che le idee contano, eccome, ma ancor più la credibilità. Oggi fare social activism è importantissimo, e l’obiettivo di Adesso! è fare attività di informazione e proposta su tutti i temi che riguardano innanzitutto i giovani, per un’Italia con più opportunità, solidarietà e merito. Il 15 ottobre saremo al Teatro Franco Parenti per parlare della nostra proposta di Salario Minimo Costituzionale, e il 28 ottobre a Roma per parlare sempre di diritti e lavoro.
Infine, siccome non manca mai una terza freccia, sto anche dando il mio piccolo contributo alle lotte di Aboubakar Soumahoro. Chi lo attacca si sbaglia, e fa il gioco della macchina del fango della destra, perché in questo momento Soumahoro è il deputato più importante della legislatura.
Il Governo Meloni stringe accordi con tunisini e libici contro l’Africa nera, e sta delineando una vera e propria asse del nuovo Conservatorismo Mediterraneo, che si basa letteralmente sul razzismo distinguendo tra paesi di serie A, di serie B e di serie C. Ma non vi fa specie che i ministri del governo italiano e tunisino parlino alla stessa maniera di “contrasto alla sostituzione etnica”? Noi che siamo sempre stati per il Socialismo Mediterraneo dovremmo capire la portata pericolosissima di questo disegno e contrastarla in tutti i modi.
Soumahoro lo sta facendo nel modo giusto, incontrando ambasciatori e esponenti politici africani, e portando l’Africa al centro del dibattito nelle istituzioni italiane. Con le sue risorse sta facendo una cosa importantissima, e a parte lui nessuno. Anche la FGS lo ha aiutato in questo, e grazie ad un contatto della compagna Claudia Corso Marcucci, abbiamo contribuito a portare in una prossima conferenza stampa alla Camera il punto di vista della Nigeria, e del dramma della tratta delle nigeriane ai fini della prostituzione.
Il 4 novembre tutto questo mondo si troverà in piazza a Roma, per contestare la farsa del vertice Italia-Africa, e anch’io ci sarò. Dalla lotta per i braccianti sfruttati in Puglia alle più alte questioni di solidarietà internazionale: ma questo non vi sembra puro Socialismo?
Concludo dicendo che anche se non faccio più parte del PSI, dalla comunità socialista non mi muoverò di un millimetro. Continuerò ad essere iscritto alla FGS e mi siederò sulla tua stessa panchina per continuare a dare una mano ai ragazzi. Poi c’è l’Associazione Socialista Liberale, Mondoperaio, La Giustizia e tanta altra roba che bolle in pentola… direi che ci vedremo tutti molto spesso!
Durante la tua segreteria è rinato un gruppo femminista interessante, come non ne avevo mai visti nella fgs (anche se belle esperienze c’erano state), racconta un po’.
Da che ho memoria in FGS abbiamo sempre avuto un problema femminile. Anche quando abbiamo avuto diverse bravissime dirigenti, oltre che una Segretaria Nazionale, le donne erano pochissime. Il perché applicato alla FGS potresti spiegarlo meglio tu, che hai più memoria storica e hai voluto due donne come tue vicesegretarie. Io ho solo riconosciuto che le donne hanno generalmente bisogno di un aiuto maggiore: per educazione e socializzazione, intrisa di tutti gli stereotipi di genere che conosciamo, tantissime sono portate a stare sempre un passo indietro, a non impegnarsi veramente, a non creare legami forti. Mentre i maschi sono abituati a parlare anche quando non sono veramente sicuri di quello che dicono, sentir parlare le femmine nella FGS era veramente una rarità.
Abbiamo deciso di lavorare su questo creando dei percorsi ad hoc per le compagne, e cioè una scuola di formazione politica per donne, che si svolse a Roma lo scorso settembre, e un “dipartimento femminismo” composto solo da loro: lì studiano, si confrontano, e soprattutto acquistano insieme una sicurezza che altrimenti divise non avrebbero mai avuto. Noi maschi agli eventi creavamo un cameratismo tutto nostro, che escludeva le poche donne che capitavano e che poi non tornavano più: il dipartimento ha rotto questa egemonia e creato un ciclo virtuoso, e finalmente oggi sento un sacco di voci stupite di ex compagni che si chiedono come mai ci sono così tante donne in FGS.
Tutto questo non è stato il frutto del caso, ma il preciso obiettivo politico di un movimento che si chiama femminismo. Anche qui va riconosciuto il merito alla compagna Claudia Corso, che ha portato per prima questi temi al centro della mia agenda, perché io invece ero il Segretario che al suo primo mandato fece una segreteria nazionale tutta al maschile. Non avevo per nulla questa sensibilità, ma se volete è una bella notizia perché è la dimostrazione che tutti la possono avere.
La nostra Segreteria Nazionale, su proposta del Dipartimento, ha recentemente preso l’espresso impegno politico di arrivare al bilanciamento di genere in tutti gli organismi; e penso che già la prossima Segreteria sarà composta da almeno almeno il 40% di donne senza problemi – perché sono proprio tante le compagne in gamba e con la loro specializzazione.
Altro bel segnale di salute rispetto al PSI
La Segreteria Nazionale PSI è attualmente composta da tre donne su ventuno…
Se non interessa la giustizia, almeno interessi il fatto che avere donne ai vertici di un’organizzazione è ormai diventato un elemento di credibilità!
E di Roberto Sajeva che ci racconti?
Roberto Sajeva è un ragazzo un po’ stagionato, ma dal cuore sempre giovane!
Lascio da parte il rapporto tra me e te, parliamo di FGS. La tua Segreteria è stato un accadimento che ha rotto il normale svolgersi dello spazio-tempo: per com’erano sempre stati i rapporti di forza, e le logiche di partito, non doveva semplicemente accadere. E invece è accaduto, dopo una campagna congressuale che rimarrà memorabile, e che per me è stata una vera e propria iniziazione all’arte della politica.
Di quella stagione a mio parere hai tre meriti fondamentali: l’aver creato un gruppo di amici e compagni che sopravvive ancora oggi, aver ricondotto la FGS ad una dimensione veramente utile – e cioè la formazione politica – e naturalmente il Summer Camp dei giovani socialisti europei in Sicilia.
Minchia che fatica.
Mi capita ancora oggi di incontrare personaggi politici di rilievo che se lo ricordano bene, oppure che sono sinceramente stupiti: è stata questa FGS a portare per la prima volta nella storia questo evento in Italia; mille giovani socialisti da tutto il mondo, per una settimana di altissima politica (e puro divertimento).
Mille e cinquecento!
La FGS che è venuta dopo, la mia, è stata un po’ la “generazione summer camp”, nel senso che quell’evento ha cambiato veramente la nostra mentalità: l’ha rivoluzionata. In quel preciso momento noi abbiamo capito che bastava un gruppo di amici capaci e posizionati nei posti giusti per fare cose grandi. Dico anche la verità: fino a quel momento io non ero ancora così innamorato della FGS, perché continuavo a vederla come un modo diverso per stare nel PSI, poi lì è cambiato tutto.
I numeri sono sempre meno importanti, senza dubbio. È anche uno dei motivi per cui i momenti elettorali sono sempre più velleitari mentre prendono piede minoranze influenti. Purtroppo in assenza di corpi intermedi ma è un’altra storia.
C’è infine un tuo altro grande merito, questo guadagnato negli anni in cui hai continuato a stare con noi – a darmi e a darci una mano: l’anti-corporativismo è roba tua. C’è poco da girarci intorno perché da Direttore editoriale di Mondoperaio prima, e da libero pensatore poi, sei stato il primo a parlarne nel dibattito italiano recente, e anche l’unico per molto tempo. Ora ne parla pure Bersani in tv! Questo concetto è parte integrante delle tesi dei giovani socialisti. Sei il nostro ideologo, sei contento?
Metodologo! Racconta ora un po’ ai lettori come sarà la futura classe dirigente FGS
Questa è la FGS con più giovani socialisti “di prima generazione” della storia. In altre parole, è la FGS che ha meno “figli di compagni” di sempre. In genere funzionava sempre così – per esempio anche con me – e cioè che chi aderiva al nostro mondo è perché ereditava questa passione dalla famiglia. Oggi si scoprono socialisti tantissimi giovanissimi, perché vedono Bernie Sanders negli USA, perché studiano la storia senza più certi pregiudizi, e in definitiva semplicemente perché il Socialismo è un ideale che parla ancora le parole della modernità.
Questo è tanto che lo dico, ma mentre prima valeva solo per la base, ora varrà per buona parte della classe dirigente. Penso sia un segnale di freschezza e di speranza fenomenale. Una classe dirigente libera dai genitori, sarà un gran spettacolo!
Ora dicci un po’ di cosa di vanti come segretario
Ho già detto dell’impronta che ho lasciato su femminismo e cooperativismo. Aggiungerei anche l’importanza, con il discorso della difesa dell’industria dell’acciaio, di aver allontanato dalle nostre tesi qualsiasi ombra di pauperismo/teoria della decrescita felice che in Italia va tanto di moda a sinistra.
Più in generale penso di aver incarnato bene una fase di crescita dell’organizzazione, e spero di essere ricordato come un buon organizzatore della vita di comunità. La riforma dei circoli (che avevi concepito tu), gli eventi, le campagne e le manifestazioni. Abbiamo fatto tantissima roba, e fatta bene. Abbiamo avuto un occhio sia per le cose pratiche che per la ricerca costante di una rinnovata identità ideologica.
Abbiamo avuto una FGS ai massimi con un Partito ai minimi. Posso vantarmi un po’?
Non ne hai bisogno perché i tuoi compagni ti apprezzano così manifestatamente che puoi anche fare il finto modesto! Vergogne e autocritiche?
Mi vergogno dei video che facevo all’inizio! Quelli che giravo sul Rubicone per intenderci. Non riesco più a guardarli, con quel taglio di capelli…
Un nostro litigio fu proprio per un video!
Sull’autocritica penso di essere stato un po’ troppo intransigente verso la fine. All’inizio avevo un approccio più inclusivo, intendo con le varie “sfumature” di socialismo, poi man mano che l’identità della FGS si delineava meglio ho iniziato a mettere dei paletti. Non ho mai cacciato nessuno, a parte gli ammiratori dei regimi dittatoriali (quelli devono sempre essere buttati fuori), però ecco quando si ha a che fare con i giovanissimi è normale che ti capiti il marxista massimalista o lo spartachista con scappellamento a sinistra… lo ero anch’io!
La FGS deve continuare ad essere una comunità dove si cresce e ci si modifica. Noi eravamo arrivati alla fine di un percorso e abbiamo stretto. Ora è il momento di tornare ad una maggiore tolleranza e pluralismo, nei limiti del rispetto naturalmente. Niccolò Musmeci, che ha un carattere diverso dal mio, lo saprà fare.
Le altre giovanili che fine hanno fatto?
Ecco questa è una bella domanda, ma con un grande distinguo. A destra le giovanili ci sono e sono in forze, sia quelle della destra estrema – che tentano continuamente di egemonizzare le scuole – sia quelle dei partiti al governo: in questo caso i Segretari nazionali fanno tutti i parlamentari o hanno ruoli di prestigio, assieme ai loro dirigenti. A sinistra è tutto morto. Chi è rimasto? Una bella domanda veramente…
Il FGC ha lasciato il PC di Rizzo per tentare una strada autonoma, ma li vedo molto molto indeboliti rispetto agli anni in cui facevano spesso parlare di sé. I GC sono essenzialmente la Versilia, e ho detto tutto. UGS sono l’appendice del loro partito, i Giovani Verdi idem (tra l’altro, è singolare come i giovani che vogliono fare attivismo per il clima vadano dappertutto fuorché nei Verdi). I Giovani Democratici sono in Congresso permanente. Praticamente a sinistra sono in forma solo le organizzazioni universitarie e studentesche!
Trovo vergognoso che la cultura dell’auto-organizzazione e dell’auto-rappresentanza giovanile, che abbiamo inventato noi 120 anni fa, non trovi più spazio, e lo trovi solo a destra dove i giovani che si formano sono ben promossi. Del resto Giorgia Meloni stessa viene da questo tipo di percorso… a sinistra esistono solo cooptazioni, commissariamenti, co-coordinatori, e dipartimenti?
Sono orgoglioso che la FGS in questi anni abbia rappresentato un’eccezione, e continuerà a farlo. Siamo il modello giusto.
Romagna o Milano?
Romagna! Ma un grande poeta e artista romagnolo, Tonino Guerra, diceva che i romagnoli sono come le onde del mare: vanno ma poi ritornano sempre.
Milano mi ha accolto ed è qui che accadono le cose. Finché sono giovane voglio esserci. E poi è una città viva, in evoluzione, i milanesi la criticano molto ma ha tante potenzialità e non è vero che è una città di destra: qui ho conosciuto veramente la classe operaia e migrante, assieme a tanti giovani venuti qui in cerca di opportunità. Insieme sono il motore economico di Milano e dell’Italia. Vanno messi insieme.
Che libro stai leggendo?
La Trilogia della Fondazione di Asimov.
AH! Avete anche fatto incazzare i massoni, racconta un po’
Solo quelli che non capiscono l’ironia! Tanti hanno apprezzato.
Parlo dello scherzo che facemmo il 1 Aprile quando comunicammo la nostra adesione al Grande Oriente d’Italia. A parte che si capiva benissimo che era uno scherzo, il nostro obiettivo era proprio deridere tanti cattivi pregiudizi che si hanno storicamente contro la Massoneria, che sono gli stessi che spesso colpiscono la FGS. Sulla Massoneria abbiamo fatto tanti incontri, sotto il profilo storico che è interessante e importante. Anche per questo siamo stati dileggiati.
Fatto sta che alcuni alti vertici se la presero. I retroscena non ve li posso raccontare, ci siamo scusati ed è finita lì. Che storia!
Ma uno sfregetto alla Chiesa prima di passare le consegne lo riesci a fare? Scherzi a parte, parla del tuo rapporto con la religione che è interessante
Questa cosa per cui io sarei un socialista casa-e-chiesa o un boy scout la dice solo chi pensa di farmi un dispetto. Vi assicuro che la religione è una cosa del tutto periferica nella mia testa. Poi certo, la mia famiglia è molto cattolica – mi chiamo Enrico Maria non a caso – ho fatto l’asilo dalle suore e gli scout, i sacramenti li ho tutti eccetera eccetera. Indubbiamente tutto questo ha influito molto nella mia formazione, ma poi come tutti è arrivata l’età dell’emancipazione, quando studi storia e filosofia e ti rendi conto che non tutto ruota attorno alla Bibbia.
Tutta l’adolescenza da agnostico, poi ho addirittura praticato per un po’ il Buddismo. Ecco quello è stato un punto in cui mi sono sinceramente interessato alla religione, perché ragionandoci su sono tornato interessarmi della Chiesa scoprendo che il pensiero cristiano era fondamentalmente sociale, e molto più nelle mie corde di quello buddista-individualista. E allora sono tornato nell’alveo della Chiesa, ma da non praticante. Ci sono troppe questioni che non mi convincono e mi piacerebbe un giorno parlarne con un teologo vero. Fino ad allora mi tengo il mio rapporto intimo con la spiritualità, ma non mi va di aderire alle imposizioni di un qualche “partito dell’aldilà”.
Del resto convivo con una donna, che si è pure sbattezzata, e non sono sposato…
Gli fregetti? Allora quando organizzammo una manifestazione in piazza a Cesena per dire No al taglio dei parlamentari, al megafono mi scappò una frase tipo “i politici si attaccano ai sondaggi come i rosari, dimenticandosi che come i rosari non servono a niente”. Provocai lo scrosciante applauso di tanti ragazzini delle superiori. Però non prendiamoci in giro, i sondaggi ogni tanto li guardo e qualche rosario l’ho detto.