Il tema non é nuovo. Si impose al tempo della rivoluzione tecnologica a cavallo del XIX secolo con l’introduzione delle macchine nelle fabbriche che espose milioni di lavoratori al rischio della disoccupazione. Ma oggi saremmo al pericolo della stessa vita umana. L’allarme lanciato dalla Goldman sachs e condiviso da molti scienziati, tra i quali l’illustre Sam Altman, amministratore delegato di Openai, che lo ha ribadito al Senato americano, é terribile. Se la ricerca continua a specializzarsi e ad affinarsi senza controllo sull’intelligenza artificiale potrebbero nascere forme di vita e poi un’intera civiltà di esseri alieni in grado di pensare e dare risposte milioni di volte più veloci degli esseri umani. Applichiamo queste forme di vita al lavoro e la previsione è infausta. La conclusione è che la sostituzione del lavoro umano con quello artificiale determinerebbe 300 milioni di disoccupati e un aumento del Pil mondiale annuo del 7 per cento. Dunque un arricchimento spropositato dei più ricchi a spese degli altri che cadranno in miseria. Dunque s’impone un nuovo approccio mondiale al tema della politica e in particolare a quello dell’equità (perché, se usata correttamente, proprio come l’energia nucleare, l’intelligenza artificiale potrà recare benefici enormi nell’efficienza e nei costi dei servizi e nella produzione industriale nonché nel settore della sicurezza). E con esso un nuovo rapporto tra la scienza e la libertà. Comincio da quest’ultimo, perché é anche il più delicato. Quando gli Usa, e poi altri paesi di conseguenza, scoprirono la fissione nucleare si aprì una nuova stagione. Questa determinò di conseguenza la nascita della bomba atomica. Il progetto era diretto da Robert Oppenheimer e includeva i maggiori fisici del mondo, molti dei quali profughi dall’Europa. La bomba venne per la prima volta sperimentata nel luglio del 1945 e poi lanciata su Iroshima e Nagasaki nell’agosto di quell’anno. Si tratta di una bomba della quale oggi dispongono otto paesi. E che può determinare la fine del pianeta. Questa consapevolezza peraltro ha favorito l’avvento di un’epoca di coesistenza pacifica mondiale, basata sulla deterrenza, anche se ha favorito la nascita di conflitti bellici locali, la cosidetta guerra mondiale a pezzi della quale parla papa Francesco. La gestione dell’era atomica ha portato seco l’avvento di una nuova politica fatta di trattati, di impegni, di impedimenti, di missili puntati per difesa o offesa e mai esplosi. Famoso tra questi documenti é il Manifesto di Russell-Einstein che promossero una dichiarazione, invitando gli scienziati di tutto il mondo a riunirsi per discutere sui rischi per l’umanità rappresentati dalle armi nucleari. Questa consapevolezza ha comportato dunque una limitazione, anzi una sospensione, dell’uso degli ordigni nucleari su scala mondiale. Dunque non sarebbe la prima volta di un congelamento di una grande scoperta scientifica. La politica però non é tuttora globale e l’intelligenza artificiale viene vissuta non come un’esplosione nucleare, ma solo come un’opportunità. Anche se il rischio, in futuro (questo ragionare di futuro pare un forte vulnus delle classi dirigenti, pensiamo alla scarsa consapevolezza degli stessi rischi ambientali segnalati dagli scienziati), é esattamente quello di una esplosione mondiale. Pare peraltro che tale evento non sia molto lontano nel tempo, ma verificabile nell’arco dei prossimi dieci anni. Oggi abbiamo a che fare col mondo dei computer. Pensiamo a un’intelligenza moltiplicata affidata a un essere-computer con qualità milioni di volte superiori a quelle umane e che può anche “avviare forme di vita e creare una comunità di esseri artificiali che si riproducono in modo molecolare e post biologico”. E al contrasto tra questa comunità artificiale e quella umana. Il rischio di un’estinzione sarebbe vicino. Allora intervenga la politica. Si rilanci la politica per bloccare la potenziale autonomia degli esseri artificiali. Che devono essere assolutamente posti sotto il controllo umano attraverso comunità politiche e scientifiche o globali o bilaterali o multilaterali. Si dispongano leggi e regolamenti e si rilanci subito quel progetto di globalizzazione della politica che un poeta come Dante Alighieri aveva intuito nel suo De Monarchia. Il governo del globo, almeno delle sue emergenze, non sia un’utopia, ma una necessità urgente. Altro che risorgenti nazionalismi antiglobali e dal fiato corto, che non fanno neanche gli interessi delle singole nazioni. E su questo si ricavi un nuovo concetto di socialismo. Che per essere tale deve essere a dimensione mondiale, contro le nuove ultra ricchezze alimentate da uno sviluppo abnorme sfruttando un’altrettanto enorme miseria. Il socialismo dell’equità e della difesa della dignità umana è il suo contrario e può e deve avere un ruolo fondamentale nel futuro dell’umanità.
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Direttore. Nasce a Reggio Emilia nel 1951, laureato in Lettere e Filosofia all’Università di Bologna nel 1980, dal 1975 al 1993 é consigliere comunale di Reggio, nel 1977 é segretario provinciale del Psi, nel febbraio del 1987 è vice sindaco con le deleghe alla cultura e allo sport, e nel giugno dello stesso anno viene eletto deputato. Confermato con le elezioni del 1992, dal 1994 si dedica ad un’intensa attività editoriale (alla fine saranno una ventina i libri scritti). Nel 2005 viene nominato sottosegretario alle Infrastrutture per il Nuovo Psi nel governo Berlusconi. Nel 2006 viene rieletto deputato nel Nuovo PSI. Nel 2007 aderisce alla Costituente socialista nel centro-sinistra. Nel 2009 é assessore allo sport e poi all’ambiente nel comune di Reggio. Dal 2013 al 2022 dirige l’Avanti online.
1 commento
Complimenti, Mauro! È difficile contenere in uno spazio limitato una riflessione su fenomeni complessi e in permanente mutazione. D’ora in avanti ne porterò regolarmente alcune copie con me per spiegare che è un’operazione di pura nostalgia riproporre i valori del socialismo che, tra vittorie e sconfitte, sono stati in grado di contenere l’egemonia del capitalismo e dei suoi paradigmi attraverso le prime 3 rivoluzioni industriali.
Sono palesemente in stallo dinanzi all’impatto dell’avvento dell’elettronica e dell’informatica, anima del connesso globalismo. Sono.e ciò è ancor peggio, palesemente in difensiva rispetto alla 5° rivoluzione, quella dell’invasione digitale e dell’intelligenza Artificiale. Non è un caso che il populismo si è affermato con rimedi dal respiro corto, tutti orientati a considerare l’assistenzialismo una vera e propria risorsa, che richiama la filosofia della beneficenza delle vecchie dame di S. Vincenzo e non certo il protagonismo del lavoro sul piano sociale, economico e politico.