Subito dopo il voto, con il PSI allo 0,4% nel Lazio, il segretario ha dichiarato che la fase di ricostruzione del socialismo in Italia va avanti. Prima tappa la costituente socialista.
Penso sia arrivato il tempo di dire alcune cose visto che ci si ostina a non vedere. Con una premessa: il silenzio, anzi, far finta di nulla, è peggio di un peccato; guidare un partito piccolo dalla storia grande è comunque complicato.
Ho lasciato la segreteria del partito quattro anni fa, gli iscritti erano tra i 17.000 e i 18.000, oggi sono più o meno la metà. Erano due i parlamentari, oggi nessuno. Il presidente del partito, che dovrebbe garantire terzieta’, è anche segretario regionale (sul sito PSI risulto essere ancora io il presidente, ma non lo sono più da mesi). Il gruppo dirigente va dal Tevere alla Sicilia occidentale, centro nord escluso. C’erano due vicesegretarie, oggi nessuna donna ai vertici. Mi fermo qui perché non so più quale sia la linea politica del mio partito. Se lanci la costituente socialista e mantieni spaccato il partito cancellando quasi tutto il gruppo dirigente che ha praticato il rinnovamento, la costituente è un guscio vuoto. Non basta un compagno autorevole come Valdo, il primo ad andarsene trent’anni fa, a celebrare il rito.
Proprio perché questa storia è la mia storia, posso parlare. Ho aspettato il voto a farlo e lo faccio guardando in faccia chi dirige il partito, non chi ci ha messo la faccia candidandosi in condizioni difficili, queste compagne e questi compagni vanno solo ringraziati.
1. Si può avere la maggioranza negli organismi interni e si può avere torto.
Due voti, politiche e regionali, due insuccessi pesanti. Non sceglierei la trincea, sceglierei il campo aperto. Un tempo i segretari che subivano sconfitte del genere si dimettevano. È successo a Boselli, io convocai un congresso straordinario e non mi ricandidai alla segreteria. Mi domando quale socialismo si intenda costruire in queste condizioni e con chi.
2. La strada è un congresso straordinario aperto dove si confrontino posizioni politiche anche alternative.
3. Infine, garantire certezza del diritto sotto il tetto della casa perché ognuno si senta a casa propria e non in affitto in casa d’altri.
Ora aspetto sereno lo scatenarsi degli elementi. Picchiate duro, mi raccomando.