Non una visita, non un saluto, neanche un messaggio. Dalle parti di Via Santa Caterina da Siena è giunto il silenzio del convitato di pietra.
Eppure Maraio era stato invitato, in fondo la Fgs è figlia del Psi e i padri nobili vanno sempre rispettati. Resta il fatto che del Psi, al X congresso della Fgs, non si è vista l’ombra né del segretario nazionale né quella di un dirigente qualunque. Ufficialmente non pervenuti.
Nessuno è stato mandato ad aggiungersi al saluto di Nencini, Pastorelli, Del Bue e degli altri protagonisti, di quest’era contemporanea, dell’universo socialista.
È la prima volta, nella storia dei due movimenti, che succede un tale evento e, come in tutte le prime volte, il fatto ha un forte valore simbolico.
La storia è nota, la Fgs non ha condiviso la linea politica del Psi degli ultimissimi anni e soprattutto non ha condiviso le tattiche e le strategie tenute nelle ultime elezioni politiche.
Cose sulle quali le dispute sono state fatte apparire confuse, per disorientare iscritti e militanti, come gli spettatori che non sanno mai da che parti sono le effettive ragioni.
Ma pur volendo far finta che la nebbia delle confusioni sia così fitta da non riuscir davvero a distinguere neanche i profili degli alberi, dalle parti dell’asse Salerno – Roma una domanda se la sarebbero pur dovuta fare.
Perché se un movimento giovanile, al suo X congresso, vota la relazione del segretario uscente e la mozione di quello entrante, legate in unico fil rouge di continuità, all’unanimità, senza crepe, senza dissensi, senza dubbi, senza se e senza ma, senza financo un solo voto di astensione, non può essere che sono tutti discoli e monelli, contestatori e ribelli, ma un filo di ragione ce l’avranno pure.
E poi, nelle dispute tra padri e figli, son davvero i padri ad esser nel giusto nel brandire il “pastorale del ripudio”, come Mosè con le tribù disobbedienti infuocate dai fulmini alla sua discesa dal Sinai?
O forse dal lato della parte dei saggi non sarebbe stato opportuno riconoscere che questi “giovinastri” tutto sommato “giovinastri” non sono e qualche ragione forse ce l’avranno pure.
Una cosa è certa: dalla parte del PSI oggi si è infisso al suolo un “milium” storico, quello della definitiva separazione tra le strade del partito e quelle del suo movimento giovanile.
Alla faccia del ruolo della Fgs, alla faccia del fatto che dal movimento giovanile è uscita tutta la classe dirigente e illuminata del socialismo craxiano, alla faccia che, successivamente, da quello stesso movimento si è formata anche la classe dirigente dell’attuale mondo socialista da Nencini a Maraio.
Questi son valori, ma che evidentemente all’ombra del Pantheon non contano.
Forse rancore o forse vendetta o forse paura resta il fatto che lo strappo è stato fatto.
Non è il caso di rivangare, adesso e qui, cosa sarebbe successo se fossero state fatte scelte diverse negli ultimi mesi del 2022, anche se i conti e i numeri il dito verso chi aveva torto lo puntano pure.
Resta che la intransigenza, la sicumera, la pienezza di sé stessi e delle proprie ragioni ha prevalso sull’istinto al dialogo, al confronto, alla discussione.
Oggi si è tagliato il cordone ombelicale e il PSI non ha più figli e i giovani socialisti non hanno più padri.
Ma non saranno gli orfani a soffrire, piuttosto lo saranno i padri sull’orlo della vecchiaia.
Perché, ma l’abbiamo detto spesso, non si tratta di gettare il cuore oltre l’ostacolo ma di lanciare la mente oltre il futuro e il futuro sono i giovani.