di Alessandro Perelli.
In Bielorussia il regime di Lukashenko prosegue inesorabilmente il cammino sulle due direzioni che lo hanno contraddistinto negli ultimi anni: la persecuzione dei dissidenti politici e l’appiattimento sulle posizioni di Putin. È iniziato il processo all’ ex candidata alle presidenziali Svetlana Tikhanovskaya e ad altri leader dell’ opposizione (in contumacia perché riusciti a riparare all’ estero) accusati di una serie di reati tra i quali la creazione di un’ organizzazione estremista,il tradimento e la minaccia sicurezza nazionale. Una tipologia di accuse che la magistratura, al servizio di Lukashenko, utilizza abitualmente per ridurre e azzerare gli spazi di libertà e democrazia nel Paese. Ciò si aggiunge alla ripetuta repressione e incarcerazione dei cittadini che continuano a manifestare il loro dissenso per la strade di Minsk e delle altre città. Un processo farsa al pari di quelli già eseguiti che ha l’ unico scopo della vendetta del regime contro gli oppositori politici e che non ha nulla a che fare con la giustizia come ha commentato la Tikhanovskaya, reduce dal vertice di Davos, dove era stata invitata. Gli inquirenti bielorussi accusano lei e gli altri oppositori di aver sobillato rivolte e manifestazioni di massa che hanno portato all’ occupazione illecita di edifici pubblici e che si inquadravano in un tentativo di colpo di stato. Questo dibattimento ,come gli altri questo genere ,si svolge a porte chiuse e non è possibile consultare gli atti giudiziari. Gli imputati rischiano decine di anni di carcere. Al via anche un altro processo: quello contro cinque giornalisti della principale testata indipendente del Paese, il portale di notizie online Tut.By. La direttrice Maryna Zolatava è accusata di aver cospirato contro la sicurezza nazionale e di aver incitato all’ odio. Rischia con i suoi colleghi fino a dodici anni di carcere. Ai diplomatici occidentali e ai giornalisti indipendenti che volevano assistere al dibattimento e stato negato l’ accesso nell’aula del tribunale della capitale dove si stava svolgendo. La Zolatava e gli altri quattro colleghi imputati sono stati inseriti in una lista di ” terroristi” dalla massima agenzia di sicurezza della Bielorussia. Si è invece concluso il dibattimento che riguardava Ales Bialiatski, Premio Nobel per la Pace e difensore dei diritti umani. Per lui dieci anni di carcere per contrabbando e finanziamento di attività che ledono l’ ordine pubblico. Nei giorni scorsi invece si sono svolte le esercitazioni congiunte delle forze aeree dei regimi di Putin e Lukashenko. Sono stati utilizzati tutti gli aeroporti e i campi di addestramento delle difese aeree delle forze armate di Minsk. Le manovre hanno previsto anche, oltre alle ricognizioni, il supporto aereo di gruppi di truppe ,lo sbarco di gruppi militari tattici, la consegna di merci e l’ evacuazione dei feriti. Anche per questo motivo Kiev teme che si stia preparando un attacco russo all’ Ucraina dalla Bielorussia con lancio di missili. Sono stati trasferiti di recente numerosi elicotteri da combattimento nella base di Machulyshky e altri mezzi armati stanno per essere portati da Mosca a ridosso del confine ucraino. Zelenski ha comunque affermato che la situazione è costantemente monitorata e le forze armate di Kiev hanno perfezionato ed aumentato le capacità di difesa adottando anche misure per perfezionare l’addestramento dei militari impiegati. Lukashenko ,con la sua scelta di essere il più fedele alleato di Putin (al quale deve anche la credibilità per la sua rielezione avvenuta in un contesto chiaramente illegale), ha ridotto il suo Paese all’ isolamento internazionale e a sopportare le stesse sanzioni inflitte alla Russia. Il 28 febbraio ha iniziato una visita di tre giorni in Cina, dove a Pechino ha incontrato il Presidente e leader del partito comunista Xi Jimoing. Un viaggio che ha voluto essere soprattutto propagandistico per dimostrare al mondo il livello delle sue relazioni in risposta a Usa e Unione Europea. Nei comunicati stampa si citano le ulteriori opportunità economiche e di scambi commerciali tra i due Paesi (oltre a quelle già esistenti). Ma la visita del dittatore bielorusso ha voluti anche significare un apprezzamento per il piano di pace cinese sulla guerra in Ucraina che ,guarda caso, è piaciuto anche a Putin. Anche in questa occasione Lukashenko si è dimostrata completamente appiattito sulle posizioni di Mosca condividendo,tra l’altro, la crociata contro l’ Occidente di Russia e Cina.