Nel 2016 dopo le elezioni generali, sul Partito Socialista Operaio Spagnolo (Psoe) gravavano i rischi della scissione germe propedeutico ad un’estinzione non dissimile a quella che hanno subito altri socialismi europei; la chiamavano la “pasokizzazione” del Partito; Sanchez prima fu defenestrato dopo la sconfitta elettorale e successivamente, contro ogni pronostico, ha risalito la difficile china in una lotta interna per poi successivamente disarcionare Mariano Rajoy dalla Moncloa indebolito da una scarsa capacità di pragmatismo al Governo e incapace di venire a capo della crisi territoriale catalana che ha affrontato con l’azione poliziesca e giudiziaria invece che con quella politica.
Il Psoe ha affrontato le sfide che venivano dai nuovi populismi del centro (ciudadanos) e da sinistra (Podemos) richiamando la necessità di un dialogo e di un confronto più largo avendo compreso che la crisi della democrazia spagnola risiedeva innanzitutto nella crisi del bipartitismo resosi imperfetto e logoro di fronte alle sfide del tempo.
Si dice che Sanchez abbia dovuto affrontare l’ira dei “baroni” ovvero dei cacicchi locali, come li chiameremmo noi, portatori di voti e poco inclini alle mosse manovriere; vero si é che senza discostarsi troppo da una linea ispirata dalla tradizione socialdemocratica di stampo libertario i
Socialisti Spagnoli hanno mantenuto in vita quelle che potevano essere considerate delle vetuste casematte, ovvero gli insediamenti classici di partiti tradizionali, sedi, associazioni, fondazioni, reti di collegamento con i Sindacati, virtuoso legame con la società civile, nel mondo produttivo ma anche con il variopinto arcipelago movimentista; ed hanno recuperato la propria centralità nella società spagnola di cui rappresentano l’anima più progressista che compenetrano con quella più profonda e tradizionale; il ceto medio e le classi lavoratrici hanno riaperto al Psoe il proprio sentimento di fiducia perché rappresenta la continuità essenziale dello spirito che fece del Partito di Felipe Gonzalez l’anima della transizione democratica post-franchista non entrando in collisione con lo spirito repubblicano proprio di tutte le sinistre, spirito che accantonarono per senso di responsabilità nazionale accordando alla monarchia un ruolo politico di equilibrio conquistato direttamente sul campo quando fra la democrazia e i carabineros il Re Juan Carlos scelse la Democrazia Parlamentare.
Pedro Sanchez ha certamente le stimmate del leader politico moderno, urbano, aperto e attento ai temi globali, ha rischiato la sua partita in un momento difficile determinato innanzitutto dalla “ola” delle destre conservatrici e revansciste che sta attraversando tutta l’Europa, ha azzardato il voto anticipato ed ha vinto la sua scommessa rovesciando su altri la demonizzazione che la destra stava intentando su di lui avendo coniato il neologismo dispregiativo “Sanchismo”
Dentro questo termine si concentrano esagerandoli i fattori che più spaventano le destre spagnole ma anche europee;
Il Sanchismo sarebbe in definitiva la sintesi del separatismo che il leader socialista avrebbe accarezzato indultando i secessionisti catalani, del terrorismo che egli alimenterebbe legittimando politicamente il braccio politico del movimento armato basco (Bildu), della sua apertura verso le nuove frontiere del diritto civile, avendo prodotto leggi che tutelano le donne e le comunità LGBT;
Un’offensiva ideologica caduta nel vuoto se si pensa che chi la muoveva, Vox, oggi fa i suoi conti con una sconfitta molto dura, tenuto conto dei sondaggi, delle premesse e degli appoggi internazionali di cui godeva a cominciare dai settori del Trumpismo e del putinismo per finire alla nostra giovane Evita Meloni.
Ai Socialisti di Sanchez non si poteva rimproverare la gestione politica di questi anni, tutti gli indicatori economici presentavano dati positivi, la prudenza nell’accesso ai fondi PNRR é stata premiata dalla capacità di saperli ben impiegare, la posizione in Europa si è fatta centrale e la Spagna continua a rappresentare per l’intero continente il pilastro essenziale per il ponte con il Sudamerica; Sulla posizione occidentale i socialisti hanno trascinato persino Podemos ed i suoi alleati un tempo accusati di essere al soldo di paesi non del tutto collegati alle democrazie dell’Ovest.
Il tentativo di spazzare via dalla mappa politica Europea uno degli ultimi baluardi del
socialismo é fallito, al contrario ne vengono rilanciato tutti i presupposti identitari ed ideologici; il voto spagnolo indica che le forze politiche hanno bisogno certamente di profondo rinnovamento ma anche di un profondo radicamento con le Storie e le Culture politiche del secolo che sta alle nostre spalle. E nella Sinistra in Europa e nel Mondo nulla é più contemporaneo ed attuale del Socialismo nella sua versione moderna, liberale, libertaria, ambientalista e democratica.
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