Lo hanno attaccato tutti ma si è difeso come un leone.
L’affaire Uss lo ha messo in stato di accusa innanzi il parlamento ma, mai come ieri, un Ministro si è dovuto difendere davanti alla Camera dei Deputati in una seduta che in effetti ha rappresentato il simbolo dell’attacco di un intero mondo che è insorto contro di lui, magistratura compresa.
Un’ora di intervento serrato sul proprio operato nel quale Nordio ha escluso qualunque sua responsabilità per la fuga di Artem Uss, l’uomo d’affari russo in attesa di estradizione e per la quale era stato già fatto il primo passo con la prima autorizzazione, evaso il 22 marzo dalla sua lussuosa cascina di Basiglio, dove era detenuto ai domiciliari con braccialetto elettronico.
La difesa è stata puntuale, documentata, circostanziata, argomentata, tecnicamente ineccepibile.
A partire dalla accusa rivoltagli che lui stesso avrebbe potuto chiedere ai magistrati il ritorno in carcere di Uss: “il Ministero della Giustizia non ha alcuna competenza né oneri di controllo sull’esecuzione di un provvedimento giurisdizionale adottato da una Corte,” ha detto testualmente Nordio. “E sostenere che potevo impugnare,” ribadisce il Guardasigilli, “che sarei dovuto intervenire per condizionare la libertà di decisione della Corte di Milano è un’eresia un errore da matita blu.”
Una difesa che, come fanno tutti i leoni di razza, come fa un vero Re, si trasforma in attacco.
A Uss, figlio di un oligarca vicinissimo a Putin, “sono stati applicati gli arresti domiciliari con un provvedimento di cinque righe“, ha aggiunto Nordio, a fronte di una richiesta di quattro pagine “documentatissima e ampiamente motivata” con la quale la Procura Generale aveva chiesto invece di mantenere la custodia cautelare in carcere, facendo presente che l’imprenditore russo aveva “conti bancari in tutto il mondo” e “appoggi internazionali” che lo mettevano ad alto rischio di fuga.
Di qui la decisione di esercitare l’azione disciplinare contro i giudici della Corte d’appello di Milano che lo hanno fatto uscire dal carcere.
Chi ha sbagliato per il Ministro, sono i giudici per aver preso una decisione che non a caso ha lasciato esterrefatti gli americani.
Ha rimandato così al mittente le accuse di interferenza e di lesione dell’autonomia che gli sono piombate addosso dall’Associazione Nazionale Magistrati compresa Magistratura Indipendente, la corrente più vicina al Guardasigilli, dall’avvocatura e da autorevoli giuristi.
Mentre, dagli ambienti della politica, l’opposizione si è accodata all’andazzo dei malumori provenienti dai banchi della maggioranza ed è rimasta critica per una vicenda “che ha esposto il Paese a una figuraccia internazionale”.
La percezione è che Nordio lo stessero aspettando al varco e la vicenda Uss non sia stata altro che il pretesto, “lo stretto di Danzica”, per scatenargli la guerra e fargli pagare le sue spinte riformiste e garantiste. Dalla riforma del sistema penale, in cui spiccano la rimodulazione della custodia cautelare e del sistema delle intercettazioni, alla separazione delle carriere.
Tutti sacri simulacri, custoditi nelle torri d’avorio della intoccabilità, tanto cari ai giudici ma anche al partito dei giustizialisti, trasversale nell’intero parlamento, a partire dalle frange manettare di Fratelli d’Italia per finire ai banchi Pentastellati, senza omettere però di passare anche per diverse fette dei Democratici che da tempo hanno sposato, quando si parla di giustizia, una sorta di integralismo talebano rigido e sordo a ogni forma di ragione.
Se c’è qualcuno che pensa di dare al paese un nuovo 9 settembre 1793 e di promulgare una novella riedizione dell’antesignana “legge dei sospetti”, proposta da Philippe-Antoine Merlin de Douai e Jean-Jacques Régis de Cambacérès si sbaglia. Chi pensa di sottomettere l’Italia a un regime che porge l’orecchio al tristemente noto “Terrore Giacobino” dovrà fare i conti con Nordio. E con i veri riformisti.
Il Re Leone è pronto alla battaglia.
2 commenti
Mi sembra che la “fotografia” del Ministro sia realistica, e mi viene di ricordarlo quando, in altra veste, veniva dato come garantista, negli anni in cui nel bel Belpaese vigeva tutt’altro clima (il che va conseguentemente a suo merito).
Paolo Bolognesi 21.04.2023
Il caso di Uss è eclatante per la clamorosa cialtroneria che ne ha contraddistinto gli esiti. Nordio ha ragione da vendere, garantismo significa non solo e evitare condanne ingiuste agli innocenti e processi equi, ma anche assicurare la professionalità dei giudici.