La convention dei Tory del 3 ottobre a Manchester, che doveva servire al rilancio del partito e del Premier Rishi Sunak, ha avuto un risultato deludente se non fallimentare. Lo affermano i sondaggi impietosi sulle sorti del partito conservatore e sulla capacità del Governo di riacquistare la fiducia degli inglesi. Ma il leader laburista Keir Starmer non si e limitato a rimanere “in riva al fiume in attesa del passaggio del resti del nemico” ma ha voluto rilanciare. Lo ha fatto nel corso del suo intervento, il 10 ottobre, al congresso laburista di Liverpool. Un intervento che ha ulteriormente rafforzato il suo ruolo di innovatore del partito e della sua politica. Starmer ha definitivamente seppellito il partito del suo predecessore Corbyn. Non si é limitato a “rivoltarlo come un calzino”(infelice citazione presa dalla falsa rivoluzione di tangentopoli), ma lo ha arricchito con nuovi programmi e contenuti impensabili fino a poco tempo fa, ma che hanno fatto breccia nelle simpatie e nei consensi (a giudicare anche dagli ultimi voti amministrativi) degli elettori del Regno Unito.
Diciamo che per i conservatori, che avevano tutto da guadagnare di fronte a un Labour su posizioni radicali, massimaliste con note anche di antisemitismo, e’ stato poco piacevole vedersi sfidati quasi sul loro stesso terreno. Cominciamo dalla Brexit. Prima i laburisti erano accaniti avversari dell’uscita dall’Unione Europea e si battevano risolutamente per un secondo referendum. Starmer ora esclude categoricamente un ritorno nella Ue e, anche al congresso, ha ribadito di voler prendere atto della realtà e di impegnarsi per ottenere per il suo Paese, da parte di Bruxelles, le condizioni migliori per realizzarla. Caso mai si batte, come ha fatto in un recente incontro con Macron, per rinegoziarla. Sui problemi ambientali, rispetto a un Corbyn, appiattito sulle posizioni ecologiste, e’ molto più gradualistà e ha rassicurato, da questo punto di vista, i mercati e gli interessi produttivi spaventati da un’eccessiva accelerazione della transizione dai combustibili fossili alle fonti di energia rinnovabile.
La difesa del lavoro e della sua qualità, i diritti sindacali, rimangono punti saldi del suo programma ma in un ambito di crescita e sviluppo generale non di mera contrapposizione ai profitti industriali. Non cerca un voto contro i conservatori, un voto di protesta. Punta a ricevere il consenso per le sue scelte e vuole porsi al servizio della gente comprendendone i bisogni e le necessità. Anche sull’immigrazione, senza ovviamente sposare le posizioni estreme come quelle del Governo Sunak di mandare i clandestini in Uganda, si pone come obiettivo il contenimento attraverso una selezione che privilegi quelli che ne hanno diritto ma che limiti le entrate per gli altri a quelli necessari per le capacità economiche del mondo produttivo. Starmer ha parlato apertamente di volere un Regno Unito “forte,,stabile e sicuro”. Il suo nuovo Labour si impegna anche, trovando ampio consenso, nel rafforzamento del servizio sanitario nazionale messo in crisi da anni di tagli da parte degli Esecutivi conservatori. Non è stata una novità la riconferma della solidarietà e dell’aiuto militare all’Ucraina togliendo quell’esclusività che da Johnson in poi aveva caratterizzato le mosse dei Tory, ma è sull’attualità della gravissima situazione esistente tra Israele e Palestina che e’ intervenuto risolutamente.
Non ha fatto sconti, nel suo intervento, Keir Starmer a Liverpool proprio mentre a Londra si svolgevano disordini tra manifestanti filo Palestrina e forze dell’ordine. Forse per far dimenticare definitivamente le posizioni apertamente antisioniste di Corbyn, ha ripetuto con forza le ragioni di Israele e la legittimità di una forte risposta armata al terrorismo di Hamas. Nella sala del congresso si contavano ormai sulle mani i contestatori della sua svolta politica.