Martedì 31 ottobre, dopo cinque mesi di trattative dall’esito delle ultime elezioni politiche, il Parlamento del Montenegro ha votato il nuovo Governo che sarà guidato da Milojko Spajic. Dopo più di due anni di crisi politiche, disordini interni che hanno segnato il crepuscolo (definitivo?) dell’inossidabile Milo Djukanovic, ha preso il via un Esecutivo che dovrebbe portare governabilità alla piccola repubblica balcanica. Dovrebbe è il verbo giusto perché le incognite rimangono molto grandi. Innanzitutto si tratterà di vedere se la maggioranza che si è formata ha come unico collante la defenestrazione del partito socialista che con Djukanovic aveva governato per decenni e la spartizione del potere o avrà la forza, attraverso un programma comune, di puntare allo sviluppo e alla ripresa economica e sociale del Paese . .
Milojko Spajic, 36 anni, economista, è il leader di Evropa Sad (Pes), partito di centro di vocazione europeista che già aveva espresso il nuovo Presidente della Repubblica in Jakov Milatovic che aveva appunto scalzato Djukanovic. La coalizione guidata dal Pes aveva vinto le elezioni legislative dello scorso giugno ma non aveva raggiunto in Parlamento i voti necessari per formare un governo autonomo. Indispensabile è stato l’accordo con il raggruppamento Per il Futuro del Montenegro, che comprende un’anima conservatrice ma anche populista e filorussa. A questo si sono aggiunti altri piccoli partiti espressione della minoranza albanese. E proprio per l’eterogeneità programmatica di questa alleanza di Governo nascono forti dubbi sulla sua operatività e funzionalità. Infatti Per il futuro del Montenegro, che nell’intesa ha portato a casa per il suo leader Andrija Mandic la poltrona di Presidente del Parlamento, nella campagna elettorale aveva fortemente criticato l’adesione del Montenegro alla Nato (attuata da un precedente Esecutivo a guida socialista), si era dichiarato contrario alle sanzioni contro la Russia per l’aggressione all’ Ucraina e all’indipendenza del Kosovo.
Ma non basta: si era anche espresso contro il referendum che nel 2006 aveva portato il Montenegro a separarsi dalla Serbia. E scusate se è poco su delle questioni che hanno segnato profondamente gli indirizzi politici del Paese. Spajic invece, nel suo discorso di insediamento, dopo aver ribadito la volontà di accelerare il processo di adesione all’Unione Europea, ha sottolineato proprio l’importanza della presenza del Paese nell’Alleanza Atlantica affermando,come priorità di voler recitare un ruolo attivo all’interno di essa. Le sue generiche frasi riguardo ai recenti avvenimenti nel Medio Oriente hanno però già testimoniato una differentemente valutazione su di essi all’interno della sua coalizione.
Alla fine del dibattito nell’assemblea legislativa di Podgorica, il Governo con Premier Milojko Spajic ha ottenuto 46 voti a favore sui 66 presenti (91 sono in tutto i parlamentari eletti). I deputati del Partito Democratico dei Socialisti (Dps) hanno, in segno di dissenso e di lutto, legato un nastro nero ai microfoni dei propri seggi e hanno lasciato l’ aula non partecipando al voto. Hanno in questo modo voluto protestare contro quello che hanno definito un Governo nato in un giorno nero per la democrazia. I prossimi giorni ci diranno se l’impegno alla pacificazione del Montenegro lanciato alla fine del suo discorso da Spajic si tradurrà in realtà o verra vanificato ancora una volta.