Alea iacta est, disse Cesare con enfasi nel dare l’ordine di varcare il Rubicone e marciare su Roma violando l’ordine del Senato che gli intimava di non far rientro nella capitale.
È esattamente quello che è successo oggi.
Rostov è ormai conquistata e il guanto di sfida è lanciato. È lanciato perché Prigozhin, esattamente come Cesare, non si è fermato alle minacce di stamane, alle invettive contro Shoigu (il Ministro della Difesa russo), agli ultimatum, ma ha rotto gli indugi ed ha varcato il Don e marcia spedito contro Mosca.
Al momento dovrebbe aver raggiunto Lipetsk, immediatamente a sud di Mosca, percorrendo circa 700 chilometri in poche ore e soprattutto senza alcuna resistenza.
Al di là di una dichiarazione rilasciata nelle primissime ore di stamane con la quale si accusa il capo della Wagner di tradimento e pugnalata alle spalle, di Putin non v’è traccia, nonostante i proclami della nomenklatura che lo descrive tranquillo al lavoro nei suoi uffici del Cremlino.
Ci sono voci invece che lo vorrebbero già a bordo del jet presidenziale verso lidi sconosciuti.
E mentre le autorità amministrative della capitale stanno ordinando evacuazioni in massa, l’incognita è quello che sarà l’atteggiamento dell’esercito sul quale nessuno scommette sulla lealtà a Putin, neanche in nome della fedeltà allo Stato e alle istituzioni.
Evidentemente il Presidente russo, sempre più dittatore e meno presidente, non ha sparso amore e buon governo e non solo non è amato dalla popolazione ma evidentemente neanche dagli apparati essenziali dello Stato.
C’è da chiedersi se l’ammutinamento di Prigozhin non sia stato orchestrato proprio con gli alti comandi dell’esercito regolare che lo hanno mandato in avanscoperta come casus belli nella stessa maniera con la quale Agamennone mandò Achille, con i suoi Mirmidoni, a scendere per primo sulle spiagge di Troia e fare il lavoro sporco e rischioso delle prime conquiste.
Gli eventi sono in continua evoluzione perché la Wagner si trova ora a soli 400 chilometri da Mosca e, vista la velocità con la quale hanno marciato sino ad ora, sono praticamente ad un soffio dalla capitale.
Cosa succederà non si sa ma quel che è certo è che la vicenda perde sempre più i connotati della sommossa di un capo miliziano delirante per assumere quelli del colpo di stato.
Del resto che possa essere così è proprio Putin a dichiararlo quando, stamane, mentre tutto sembrava ancora nebuloso, ha detto che “non si ripeteranno gli eventi del 1917” riferendosi chiaramente alla rivoluzione russa.