di Francesco Ruvinetti
Caro Direttore,
non rammento, nel corso degli ultimi 25 anni, una grande iniziativa dei socialisti per ricordare se stessi e a chi vuole ascoltare, la loro storia, le loro battaglie per la libertà e per i diritti civili: penso ai diritti conquistati negli anni settanta in tema di divorzio e per la tutela della maternità, penso al sostegno al dissenso dei paesi dell’est e all’installazione degli euromissili in Italia e in Europa che Craxi, Schmidt e Mitterand imposero e che furono determnanti per la caduta dell’impero comunista; penso al Cile e a tutti i paesi soggetti a dittature militari e reazionarie. Dove c’era un diritto negato, la libertà da tutelare, i socialisti c’erano.
E c’erano nel sostegno fattivo e concreto al mondo del lavoro: penso alla riforma delle pensioni di Brodolini che equiparò la pensione di un lavoratore a quella dell’ultimo stipendio ottenuto, penso allo statuto dei lavoratori, penso, alla riforma sanitaria. Tutti provvedimenti che hanno consentito agli ultimi, se non di diventare i primi, almeno di essere più uguali agli altri e non più un mondo di sfruttati e diseredati; e penso a come negli anni ottanta abbiamo individuato le nuove povertà e lottato per farle emergere, per costruire un nuovo riformismo che si occupasse del mondo del dolore che, al pari del mondo del lavoro, doveva trovare una sua tutela nella società e nel governo.
Un nuovo riformismo, dunque, che aggiornasse quello originario di Filippo Turati in linea con i cambiamenti intervenuti nella società moderna della scienza e della tecnica; un riformismo che divenisse patrimonio dell’intero mondo del lavoro, come lo chiamammo, per distinguerlo da quello dei lavoratori perché lo stesso movimento operaio si era evoluto ed era cambiato, come era cambiata la natura della lotta di classe.
Tutto ciò è scomparso dal dibattito politico causando un arretramento spaventoso dei valori e dei principi originari della sinistra italiana e del sistema politico e sociale italiano. Siamo tornati ai primordi e, come abbiamo visto con l’Ucraina, al punto in cui un intero sindacato (la CGIL) si è scoperta pacifista per negare al popolo ucraino il diritto di combattere per la sua libertà e indipendenza, smarrendo i valori fondanti del socialismo e della sinistra; valori che pongono la libertà al loro centro.
Non è ora di darci una mossa? Di dismettere le nostre diatribe e di lavorare insieme per riportare a galla, dal burrone in cui è stato gettato, il socialismo riformista in Italia? A Roma sabato 18 marzo abbiamo potuto vedere che se vogliamo qualcosa ancora può essere costruito e salvato.
Ritrovarci dunque, ancora tutti insieme per celebrare la nostra esistenza. Gli argomenti da porre in discussione sono innumerevoli. Dalla nostra stessa storia per ricordare a noi stessi e agli altri che è esistito un movimento socialista in Italia che merita di essere ricordato e rilanciato, dalla Grande Riforma delle istituzioni che lanciammo nel 1979 e che non ha ancora trovato una sua soluzione, alla politica internazionale che è, ancora una volta, divenuta battaglia esistenziale tra libertà e autoritarsimo, con un impero comunista e un altro ex comunista e i suoi alleati iraniani e nord-coreani, che vuole dettare a noi i tempi della storia. Ancora e più di prima la democrazia è in pericolo e i socialisti devno essere in primo piano per salvarla.
A noi oggi spetta il compito di rilanciare i grandi temi di una sinistra del XXI secolo. Spetta a noi perchè solo noi possiamo parlare di noi stessi e della nostra storia, mentre gli altri la storia o non l’hanno vissuta e l’hanno dimenticata. Provvediamo dunque e replichiamo, più in grande e con una organizzazione adeguata, una seconda e una terza iniziativa che metta al centro il tema di quella che Claudio Signorile ha chiamato, richiamandosi al suo passato, ma anche al nostro, l’alternativa socialista. Torniamo ancora una volta a ragionare sui grandi temi che sono oggi all’ordine del giorno, non solo dell’Italia, ma del mondo intero.
Francesco Ruvinetti