di Lidano Grassucci
In calo per la prima volta in 60 anni la popolazione in Cina. Secondo l’ufficio di statistica di Pechino, alla fine del 2022 il Paese più popoloso al mondo, con 1,41 miliardi di persone, aveva 850mila abitanti in meno. E’ la prima volta dal 1961 che si registra un calo nella popolazione cinese.
La notizia non ha fatto clamore, sta in una pagina interna de Il Sole 24 ore. La Cina è crescita nel 2022 del 3% una delle peggiori performance degli ultimi decenni.
Meno figli, meno crescita. Il dato “eccezionale” cinese è dato strutturale europeo: gli esperti spiegano che nel 2050 su 100 lavoratori attivi ci saranno 105 pensionati.
Non facciamo figli e siamo sempre più vecchi, che vuol dire inferiore crescita e minore propensione al mutamento: siamo più quelli che hanno vissuto rispetto a quelli che hanno ancora da farlo. Eppure la questione demografica nel nostro confronto politico come questione economica non si pone. Le politiche attive a favore delle nascite sono praticamente inesistenti e nulle le azioni di lungo periodo a sostegno dei figli, i flussi migratori vengono visti come invasivi e non come bisogno di fatto per consentire ancora qualche idea di crescita. Alla fiducia nel futuro delle società aperte e in crescita demografica si sostituisce la paura dei vecchi rispetto al proprio tenore di vita.
In politica, come in economia, come in natura non esistono vuoti e quando si manifestano qualcuno li occupa, ma non sostituisce ma aggiunge possibilità. In Francia le politiche di sostegno a favore dei figli ha portato quel pase ad avere in tasso di fertilità di 1.86 digli per donna, contro una media europea di 1.53 e italiana di 1.27.
Nessuno ha soluzioni, ma certo il problema si pone, una politica avveduta se lo pone. Si incentiva la produzione, ma se non ci saranno più consumatori? Ci si barcamena sulla età pensionabile, ma se non ci saranno più lavoratori attivi?
Il dato cinese evidenzia il rapporto nascite-crescita, evidenzia come al raggiungimento di un dato benessere si tende a “conservare” i livelli di vita raggiunti e non a crescere ancora.
I socialisti nascono, non a caso, sulla unica ricchezza che avevano gli ultimi, la prole, elemento che spingeva a migliore domani, al sole dell’avvenire. Senza questo le società sono il gelo presente senza idea di primavera.