di Alessandro Perelli.
Quanto è accaduto martedì 7 marzo a Tbilisi, capitale della Georgia, non è sicuramente paragonabile ai gravissimi recenti incidenti di Brasilia dopo l’insediamento di Lula ma rivela uno stato di tensione altissimo tra Governo e cittadini ed evidenti discrepanze tra le stesse istituzioni con il forte sospetto di interventi esterni interessati. I manifestanti, che protestavano contro la legge sugli agenti stranieri, avevano occupato il centro della capitale e, dopo aver sfondato le barriere di ferro a protezione del Parlamento, hanno tentato di entrare nel cortile del palazzo. Qui hanno trovato le forze dell’ ordine che, utilizzando cannoni ad acqua, sono riuscite, con difficoltà, a respingerli. Un brutto risveglio per il Primo Ministro Iraki Garibashvili e per la sua coalizione già alle prese con la difficile situazione economica del Paese. La Georgia, Stato del Caucaso meridionale, situato sulla riva orientale del Mar Nero, ha raggiunto la sua indipendenza dall’ Unione Sovietica nel dicembre 1991. Da allora ha cominciato un percorso di avvicinamento all’Occidente chiedendo, negli ultimi anni l’adesione alla NATO e all’Unione Europea. Di questo è sicuramente interprete il Capo dello Stato Salomè Zourabichvili, che, proprio nel giorno dell’ assalto al Parlamento, si trovava in visita a Washington. E la Presidente della Repubblica non ha esitato a esprimere il suo sostegno alle manifestazioni, addirittura promettendo che non firmerà per la promulgazione questa legge. Ma vediamo in sintesi quale è il motivo del contendere che ha scontentato i cittadini in rivolta e messo una contro l’altra le due maggiori istituzioni del Paese. Con una larga maggioranza il Parlamento di Tiblisi ha approvato in prima lettura una legge che lede le libertà operative delle ONG e dei media. Il provvedimento prevede la creazione di un registro della associazione e degli organi di informazione che ricevono finanziamenti dall’estero. Secondo i proponenti la norma servirebbe a evitare influenza esterne sulla politica georgiana. Di parere completamente opposto gli oppositori che ritengono che la legge allontanerà il Paese dall’adesione all’ Unione Europea e che sia una iniziativa illiberale per zittire le voci critiche. Ma c’è anche il forte sospetto che ci sia la mano di Putin e della Russia in quanto sta accadendo. Infatti il Governo di Tbilisi da qualche tempo ha dato segnali precisi di un riavvicinamento a Mosca. Ne fa fede, tra l’altro, la volontà di ripristinare i collegamenti aerei con la Russia, cosa che ha provocato le proteste di Washington. Non è un mistero che il Premier Garibashvil sia una sorta di oligarca con forti interessi personali che lo legano a Putin. Il Dipartimento di Stato americano ha già fatto sapere che il ritorno dei voli diretti esporrebbe le compagnie georgiane al regime sanzionatorio. La popolazione giorgiana ha più volte manifestato scendendo in piazza la propria solidarietà all’ Ucraina e alla sua integrità territoriale. Le forze più organizzate in questo senso sono diventate l’oggetto dell’azione illiberale del Governo con l’adozione della normativa contestata. Essa prevede, tra l’altro, che fattispecie non commerciali che ricevono più del 20% del loro finanziamento da fonti straniere siano registrate come “agenti stranieri” e quindi passibili di provvedimenti contro interferenze esterne e si dovranno registrare ogni anno a gennaio di ogni anno. Una normativa proprio sulla falsariga di quella adottata in Russia per spegnere il dissenso politico. L’ effetto in Georgia sarebbe ancora più oppressivo in quanto il Paese ha un’economia molto debole e ONG e media non potrebbero vivere senza gli aiuti finanziari esteri. Si tratta secondo la Presidente Zourabichlivi di un tentativo di allontanare il Paese dalla prospettiva europea. E non si è fatto attendere il commento dell’Alto Commissario per i rapporti esterni Borrell per il quale la creazione ed il mantenimento di un ambiente favorevole per le organizzazioni della società civile e la garanzia della libertà dei media sia al centro dei valori democratici e elemento fondamentale per l’adesione al!’ Unione Europea. La legge sarà ora inviata per un parere (non vincolante) alla Commissione di Venezia per poi essere ripresentata in Parlamento per la sua ratifica definitiva. Ma ecco che, nelle ultime ore, il partito di maggioranza, ha deciso di ritirare la propria adesione alla nuova contestata normativa. Non si sa ancora se definitivamente o in attesa di cambiamenti del testo.