Di Alessandro Perelli
La guerra provocata dall’invasione russa dell’Ucraina ci porta inevitabilmente a un giudizio dicotomico sull’atteggiamento dei vari Paesi: o di qua dalla parte di Kiev, o di là, comprendendo le ragioni di Putin . Nel primo schieramento si trova l’Unione Europea (con qualche differenziazione solo sull’adesione alle sanzioni contro Mosca).
La guerra provocata dall’invasione russa dell’Ucraina ci porta inevitabilmente a un giudizio dicotomico sull’atteggiamento dei vari Paesi: o di qua dalla parte di Kiev, o di là, comprendendo le ragioni di Putin . Nel primo schieramento si trova l’Unione Europea (con qualche differenziazione solo sull’adesione alle sanzioni contro Mosca).
Capofila, e punta di diamante di questo schieramento è sicuramente la Polonia, dove sia la maggioranza conservatrice e sovranista, sia l’opposizione, da mesi giudicano improponibile qualsiasi tentativo di mediazione, e sono favorevoli a massicci invii di armamenti sofisticati di missili e mezzi aerei in aiuto all’ esercito ucraino, impegnandosi concretamente (data la vicinanza geografica) nell’ accoglienza ai profughi.
L’Unione Europea spesso in contrasto con le iniziative sovraniste del Governo di Varsavia (il patto di Visegrad ne era il concreto esempio), ha notevolmente ridotto le critiche a questo proposito, chiudendo un occhio anche su alcuni provvedimenti apertamente in contrasto con il rispetto dei diritti civili (come la ” stretta” sulla possibilità di abortire che aveva provocato le proteste delle donne e della società civile).
Il Premier Mateusz Morawiecki (amico della nostra Meloni, con cui condivide l’appartenenza al Gruppo conservatori e riformisti europei), in un recente discorso all’Università di Haidelberg, (la più antica della Germania), forse consapevole del nuovo ruolo acquisito, ha voluto lanciare il suo messaggio a tutta l’ Unione Europea, rivendicandone quasi la leadership.
Si è cioè espresso sul futuro del vecchio continente prendendosi quel ruolo che già Scholtz nel 2022 e ancora prima Macron avevano ricoperto. Secondo il Primo Ministro, esponente di punta del partito di maggioranza Diritto e Giustizia, l’Unione Europea deve puntare su nuove idee e necessita di sviluppare le capacità di difesa con un riequilibrio di potere tra tutti gli Stati membri completando il percorso di dell’ integrazione di tutti i Balconi occidentali, l’ Ucraina e la Moldavia; quindi con un consistente allargamento verso est.
Morawiecki si è poi scagliato contro gli eccessivi burocratismi di Bruxelles e non ha rinunciato a riproporre le sue idee di salvaguardia e promozione dello stato nazionale. Lo stato nazionale ,secondo lui , tutela la libertà, la cultura, e il carattere sociale, economico e militare dei popoli. Qualsiasi sistema politico che non rispetti la sovranità altrui e la volontà elementare della nazione,è destinato a evolversi nell’ utopia o nella tirannia. Con Mosca non si tratta ha concluso il Premier polacco: fare accordi con la Russia è fallimentare perché l’Orso non va solo stanato ma abbattuto. E proprio per farlo occorre, secondo Morawiecki, una nuova idea di Europa , di cui la Polonia vuole lanciare le basi senza accettare subordinazioni da parte di nessuno.
Un discorso forte ,fatto nei giorni dell’ inattesa visita del principe William, l’ erede al trono britannico, che dopo un incontro con i militari inglesi presenti in Polonia è andato a parlare con il Presidente della Repubblica Duda al quale ha ribadito la vicinanza delle posizioni tra Londra e Varsavia sulla questione Ucraina. C’ un dato però che è un po’ in contraddizione con il netto pronunciamento di Morawiecki e Duda contro Putin.
Riguarda i miliardi di esportazione che continuano a confluire dalla Polonia alla Russia. Il totale di queste per il 2022 è stato di 4,7 miliardi di euro. Al primo posto vi sono i prodotti industriali seguiti dalla fibre sintetiche e dai prodotti farmaceutici. Un forte aumento hanno registrato anche le calzature vendute a Mosca. Non proprio una grande dimostrazione di coerenza per chi, ogni giorno, ci ripete che va perseguito l’isolamento totale della Russia.