Domani, 8 marzo, giornata internazionale della donna, omaggerò l’evento con una chiacchierata a Radio 675, invitata dall’amico Stefano Ferrini, che con me condivide l’amore per il socialismo ma soprattutto una sana, smodata e viscerale passione per la musica Rock e in particolare per il grunge. Mi auguro che la stessa passione pervada molti lettori della mia Rubrica, che invito a seguirci collegandosi al sito https://www.radio675.it/
Ho sempre ritenuto una fortuna essere nata e cresciuta in una famiglia che alla musica ha riservato notevole importanza. Mamma, che non l’ha mai praticata, ha il merito di avermi trasmesso un sano disprezzo anche se, dall’espressione che la accompagna nel parlato sarebbe più onesto definirlo disgusto, per quelle che lei definisce “tiritere melense”, riferito al tipico canto all’italiana. Amante del genere folk-country e del rockabilly, e grande estimatrice di tutta la “black music”, dallo Spirituals al Gospel, le sue preferenze evolvono in maniera naturale verso ritmi sincopati e negli stili più nobili e virtuosi: il Jazz, il Blues e le loro rispettive evoluzioni.
L’indubbia eleganza di mamma, che in maniera naturale si ritrova anche nelle sue preferenze musicali, ha sempre trovato una certa difficoltà a sposarsi con la mia palese cialtroneria, caratteristica che invece ha cementato il sodalizio con babbo. È babbo il Titano forgiatore della mia anima rock. Batterista di indiscutibile capacità, (è stato tournista per diversi anni, suonando con Battiato, Goggi, e molti altri artisti che all’epoca dominavano la scena) è a lui e alla sua invidiabile collezione di 33 giri originali, che devo una più che discreta conoscenza dell’universo rock, dai suoi albori.
È all’età di tre anni che ricevetti in regalo la mia prima batteria, azzurra con le stelline gialle, era di Topolino. Sebbene troppo piccina per ricordare altri dettagli di quegli anni, ho memorie nitidissime di quando, dal salotto, senza dire nulla, lo vedevo sparire su per le scale, per vederlo poco dopo ridiscenderne con questi valigioni neri, tondeggianti, pieni di figurine colorate tutte appiccicate. Da ultimo arrivava con una valigia di pelle marrone, accompagnata da un tintinnio metallico: erano dei pali cromatissimi. Babbo montava la batteria!!! Era una Slingerland che si fece mandare da Chicago nel 1978. Precedentemente aveva posseduto una Ludwig che, se memoria non mi inganna, finì maciullata dal furgone della band, in retromarcia, mentre stavano per ripartire dopo la fine di un concerto.
Babbo era bellissimo quando suonava, faceva delle facce che mi parevano buffe ma che trasmettevano l’assoluta felicità che provava con quelle bacchette in mano. E felice lo era anche io. Una felicità strana, che parte dalle viscere, sale, ti fa venir voglia di scatenarti, di saltare, di piegare la testa avanti e indietro, di far roteare i capelli, di alzare il braccio con la mano cornuta al cielo. È una felicità demoniaca perché ti possiede e, una volta che ti ha avuto, non ti molla più: è il demone del Rock!
Non sono mai stata, ma nemmeno lontanamente, brava come babbo. Ho avuto le mia band, mi sono divertita e, ogni tanto, avrei proprio voglia di farmi una bella suonata. Vi starete chiedendo cosa c’entra tutto questo con il titolo dell’articolo, con il grunge e con le donne. Avevo voglia di raccontarvelo. Non c’entra niente ma, alla fine c’entra anche tutto. Cresciuta a pane e Led Zeppelin, Black Sabbath, Uriah Heep (loro da piccina li adoravo), insomma cresciuta con gli Dei del rock, coi mostri sacri, con il gotha, come tutte le persone e come tutti gli adolescenti che, in un modo o nell’altro devono ribellarsi al genitore, ho trovato, nell’universo infinito di stili del mondo rock, il mio genere; quello che mi è entrato nelle vene e nel cuore, la colonna sonora di ogni attimo, bello o brutto, della mia vita: il grunge. (Leggi anche Millennials)
Il grunge non è un genere propriamente detto, ma questi sono tecnicismi e considerazioni che interessano solo gli estimatori, e annoiano terribilmente tutti gli altri. Sia chiaro: io il rock lo amo tutto e chi ha avuto a che fare con me, può testimoniarlo. Soprattutto gli sventurati vicini di casa che, incrociati nei miei innumerevoli traslochi, possono snocciolarvi tutta la discografia dei Pearl Jam. I Pearl Jam, l’altra metà del mio cuore.
Dunque, al grunge hai almeno dedicato una frase, ma ste donne.. cosa c’entrano? Le donne c’entrano tantissimo. C’entrano con tutto il rock, a volte nel bene, altre volte nel male. C’entrano ancora di più con il grunge, ma lo scopo di questo pezzo non era dare spiegazioni bensì stimolare la vostra curiosità perché la giornata della donna non è oggi. Se volete scoprire tutto quello che ho da dire, dovrete aspettare domani e, dalle 19.00 alle 21.00, collegarvi al Bar della Musica. Rock on!
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Grunge is not dead