Ricevo ogni giorno la newsletter dal Consiglio dell’Unione Europea. Non è difficile: basta inserire la richiesta nell’apposita pagina web istituzionale e ogni mattina trovi fra le tue mail il loro bollettino ufficiale. Ti comunicano cosa hanno fatto il giorno precedente, e ti illustrano cosa faranno in giornata e il giorno dopo. Da sabato scorso, cioè dall’eccidio di Hamas al Supernova Festival nel deserto, questo bollettino dimostra quanto assordante possa essere il silenzio dei Grandi.
Perché ogni giorno continuo a leggere informazioni sui temi del trasporto, dell’agricoltura, delle banche, della sanità e altre piacevoli amenità che coinvolgono tutti gli stati europei. Ma sui massacri in Palestina nulla. Niente, neanche mezza riga. Mi torna in mente l’adorato Jack Kerouac quando sosteneva “Se la moderazione è una colpa, allora l’indifferenza è un crimine“. Peccato che nessuna norma del diritto internazionale abbia mai codificato il reato di indifferenza. Del resto, questa sensazione di non curanza sembra essere condivisa anche dalla gente comune: risale a ieri l’ultimo sondaggio del buon Mannheimer per capire il pensiero del Bel Paese sulla nuova guerra. Quasi la metà degli italiani (il 41%) dichiara di preferire il non intervento tout court. Un terzo addirittura ammette di non sapere neanche bene quali siano le cause pregresse del conflitto. “Abbiamo un’opinione pubblica veramente molto confusa, qualcuno non s’informa neanche. Uno su tre cambia canale, non sta più neanche a sentire, quindi c’è un grande terreno di coltura per la disinformazione” dice lo stesso Mannheimer. Ma finché a farlo è l’uomo della strada, possiamo anche non meravigliarci poi tanto. Il problema è quando il medesimo atteggiamento è assunto dalle istituzioni, peggio se europee o internazionali.
A differenza del grande spolvero interventista che Bruxelles mise in piazza all’indomani dell’attacco russo in Ucraina, stavolta i toni sono nettamente più pacati. E la disinformazione aleggia sovrana dal Baltico al Mediterraneo. Disinfomazione che fa rima con indifferenza, appunto, che è peggio. Il premio Nobel per la pace 1986, Elie Wiesel, disse che “L’opposto dell’amore non è odio, è indifferenza. L’opposto dell’arte non è il brutto, è l’indifferenza. L’opposto della fede non è eresia, è indifferenza. E l’opposto della vita non è la morte, è l’indifferenza“. Ecco, allora siamo già morti senza saperlo.